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Giulia Zonca per la Stampa
La suola della scarpa studiata per il record della maratona è stata misurata, non sdoganata e non è detto che davvero le serva il via libera. Lo sport è fatto di strani incroci tra ricerca ed eccesso e l' esperimento della Nike non fa differenza.
Provata sul circuito di Monza, scelto come sede del progetto «Breaking2» che ha l' obbiettivo di correre una 42 km sotto le 2 ore, ha destato fin dai primi prototipi più di un sospetto. Si chiama VaporFlyElite ma tra ironia, attesa e preoccupazione l' hanno già ribattezzata «scarpa magica». Ha uno soletta speciale in fibra di carbonio che secondo diversi osservatori dà un effetto rimbalzo e che secondo la pubblicità aiuta a risparmiare energie «fino al 4 per cento».
Parecchio, ma pure se la promozione si confermasse reale ancora non definirebbe se la scarpa rispetta i canoni o no. Le regole esistenti dicono solo che il materiale tecnico «non può dare vantaggi» ovvero essere pensato per l' inganno come il motore dentro la bicicletta della ragazza belga che si è presentata così a un Mondiale di ciclocross. Non è questo il caso, siamo più vicino ai costumoni gommati usciti anche quelli da ricerche di laboratorio, passati al confine del regolamento, usati per due anni e poi vietati perché drogavano lo sport.
E per capirne il reale effetto hanno dovuto misurarlo in acqua, per un sacco di tempo tanto da stravolgere un' Olimpiade e un Mondiale. Il terreno è scivoloso e in queste situazioni è difficile distinguere l' evoluzione dall' eccesso.
La riunione della commissione tecnica della Iaaf non sembra aver risolto molto né si poteva pensare di trovare una risposta certa dopo una due giorni in realtà programmata per rivedere alcune regole sulla durata delle gare da incastrare incastrate nei format televisivi. E in ogni caso la commissione valuta, non decide e il report redatto sulla discussa scarpa è in mano al Council della Iaaf che medita nuovi studi sull' argomento.
In quel gruppo di lavoro c' è anche un italiano, Luca Verrascina che sorride dell' animato dibattito: «Non c' è molto da dire, è tutto prematuro e sta alla Federazione internazionale decidere come muoversi, possibile che ci voglia più tempo. Nei prossimi giorni daranno notizie in merito, ma a al di là di questo specifico dibattito lo sport si muove di pari passo con la ricerca. Poi si studia l' evoluzione, però non ci vedo scandali».
Bisogna soprattutto capire quando e come la scarpa sarà sdoganata: per ora «Breaking2» è più marketing che atletica. Il percorso è stato misurato in modo corretto, ma la gara dovrebbe essere reale, aperta, inserita in un calendario, affidata a giudici internazionali e invece per ora il tentativo resta sottotraccia. Lo scopo sarebbe quello di dimostrare la possibilità, non segnare un risultato nei libri di statistica. Sarà, anche il tempo comunque diventerebbe metro di paragone. Se si va sotto le due ore in modo sperimentale poi ci sarà un cronometro ufficiale e uno non ratificato con cui fare i conti. Confusione totale.
Come per le scarpe: era dai tempi delle lame di Pistorius che la scienza dello sport non entrava in agitazione. E allora ha deciso un tribunale.
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