resurrezione el greco toledo

UN’OTTIMA SCUSA PER ANDARE A TOLEDO E’ “LA RESURREZIONE” DI EL GRECO – IL CRITICO TOMASO MONTANARI: “NESSUNA MOSTRA POTRÀ MAI RESTITUIRE LA SENSAZIONE CHE SI PROVA VARCANDO LA SOGLIA DELLE VECCHIE CHIESE DEL POSTO. COME IN CERTE RARE CITTÀ DELL'ORIENTE O IN PICCOLI PAESI DELLE AREE INTERNE E MARGINALI, SENTI CHE NON È MAI COMINCIATA QUELLA CHE PASOLINI CHIAMAVA LA ”OMOLOGAZIONE DISTRUTTRICE DI OGNI AUTENTICITÀ E CONCRETEZZA”. E MENTRE GUARDI LA RESURREZIONE DEL GRECO IN QUELLA CHIESA FUORI DAL MONDO E DALLA STORIA, LO SENTI CHE SÌ: QUALCOSA DAVVERO NON MUORE…"

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Tomaso Montanari per “il Venerdì - la Repubblica” - Estratti

el greco la resurrezione toledo 1

 

Nessuna mostra potrà mai restituire la sensazione che si prova "andando a trovare" i quadri di El Greco nelle chiese di Toledo, altrettante fiamme perenni che ardono sugli altari di quella città umbratile, consumata dalla febbre di un passato troppo grande per un presente marginale, e come vuoto.

 

Il passato, lì, è davvero più vivo del presente, e nonostante il peso della paccottiglia turistica, che denuncia la stessa malattia di Venezia o Firenze, basta varcare la soglia delle vecchie chiese per respirare un'aria diversa.

 

Come in certe rare città dell'Oriente o in piccoli paesi delle aree interne e marginali, nelle chiese di Toledo senti che non è mai cominciata quella «omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza [che] ha imposto i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo.

 

Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane» (Pasolini).

santo domingo el antiguo 67

 

Quando si entra nella chiesa di Santo Domingo El Antiguo – che appartiene ad un monastero cisterciense femminile fondato nell'XI secolo su preesistenze di età visigota –, si approda a un altrove in cui le opere d'arte più disparate, per età e qualità, convivono con i dolci di marzapane preparati dalle monache, con una fitta coltre di polvere, con la prima tomba dello stesso Greco.

 

Un palinsesto in cui, per chi proviene dal coro delle monache, la Resurrezione dipinta da quest'ultimo viene introdotta alla vista da una scassata lampada da scrivania. 

 

(...)

 

Ma la Resurrezione è ancora lì dove la mise El Greco: densa di colore veneziano e di disegno romano, capolavoro di un pittore che aveva ancora Tiziano e Michelangelo negli occhi, ma come consumati da un fuoco che iniziava già allora a contorcerne le forme. San Ildefonso, in primo piano e vestito di paramenti pasquali, ci introduce a una scena in cui si sprigiona tutta l'energia del creato e del Creatore:

 

 

toledo 3

mentre i soldati romani si accartocciano come foglie, il corpo nuovo del Risorto danza in aria, al centro di un campo di forza che sembra vibrare, nelle ondate di colore. «Alithós anésti!»: «è veramente risorto», si sarà ripetuto Domenico, con l'augurio di Pasqua della sua lingua materna. E mentre guardi il suo quadro, in quella chiesa fuori dal mondo e dalla storia, lo senti che sì: qualcosa davvero non muore. 

tomaso montanari otto e mezzo