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    COSA BISOGNA FARE PER ESSERE CONDANNATI? - VALERIO DEL GROSSO, IL KILLER DI LUCA SACCHI CHE STA SCONTANDO 25 ANNI IN CARCERE, È STATO ASSOLTO NONOSTANTE PICCHIASSE LA FIDANZATA INCINTA: SECONDO I PM, IL RAGAZZO, ALL’EPOCA 21ENNE, LA MORDEVA SULLE GUANCE, LE SFERRAVA GOMITATE, LA MINACCIAVA DI MORTE, LA MASSACRAVA DI BOTTE TANTO DA AVERLE PERFORATO UN TIMPANO E AVER RISCHIATO DI FARLA ABORTIRE – MA PER IL GIUDICE SI TRATTAVA SOLO DI “UN RAPPORTO TURBOLENTO”


     
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    Estratto dell’articolo di Andrea Ossino per “la Repubblica - Edizione Roma”

     

    valerio del grosso valerio del grosso

    Accusato di maltrattamenti in famiglia e di lesioni, Valerio Del Grosso è stato assolto. Il venticinquenne dallo scorso giugno è stato condannato dalla corte d’Appello di Roma a scontare 27 anni di carcere per aver ucciso Luca Sacchi, il personal trainer raggiunto da un proiettile alla testa a margine di un affare di droga che Del Grosso ha prima trasformato in un omicidio e poi in una rapina.

     

    La permanenza in carcere del 25enne sarebbe stata ancora più lunga se la scorsa settimana l’imputato non fosse stato assolto.

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    Questa volta i fatti contestati non hanno nulla a che fare con l’omicidio di Luca Sacchi. Sono accaduti prima, nel 2019, quando Del Grosso stava per diventare padre.

    Aveva 21 anni e secondo la procura picchiava la sua compagna, sia durante la gravidanza che in seguito alla nascita del figlio.

     

    «Afferrandole il viso, mordendola alla guancia sinistra, nonché sferrandole gomitate in altre parti del corpo » , si legge nel capo d’imputazione. Le accuse sono numerose. Parlano di aggressioni verbali e minacce di morte e di un giovane, Del Gross

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    o, che sfogava la sua « ira e la sua frustrazione danneggiando mobili e suppellettili dell’abitazione di convivenza nonché tagliandole con coltello scarpe borse e vestiti». «Se ti vedo con qualcuno ti ammazzo » , diceva l’imputato, secondo gli investigatori. Le violenze sarebbero state così importanti da aver causato alla vittima la perforazione di un timpano e anche una minaccia di aborto quando era alla quindicesima settimana di gravidanza.

     

    Tuttavia molte delle accuse contestate dalla procura non hanno retto al vaglio del tribunale.

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    Secondo la corte i maltrattamenti in famiglia ipotizzati dai pm “non sussistono”. E per le lesioni non è più possibile procedere, visto che la stessa vittima ha ritirato la denuncia inizialmente depositata. Da qui l’assoluzione arrivata la scorsa settimana.

     

    «Il tribunale con questa sentenza ha dato la giusta risposta alla richiesta di condanna a 4 anni avanzata dalla procura di Roma – spiega l’avvocato che assiste l’imputato, il penalista Alessandro Marcucci - L’istruttoria ha dimostrato che non ci sono mai stati maltrattamenti, essendosi trattato solo di un rapporto turbolento tra due giovani ragazzi al tempo immaturi ed investiti da una genitorialità forse precoce», conclude il legale.

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