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DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - FULMINEA ED IMPREVISTA, LA RIVISITAZIONE CONTEMPORANEA DELL’INDIMENTICABILE “ELDER SCROLLS IV OBLIVION” CATTURA E AVVOLGE IN UNA SINFONIA DI DOLCI RICORDI E DIROMPENTE BELLEZZA, GRAZIE AD UN NUOVO MA FILOLOGICO COMPARTO TECNICO DALL’ECCELLENTE RESA VISIVA E SONORA. LE PERICOLOSE QUANTO AMENE LANDE DI CYRONDIIL MERITANO DI ESSERE RIVISITATE… - VIDEO

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Federico Ercole per Dagospia

 

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Inseguiti da un feroce e coriaceo Goblin arranchiamo feriti, lungo strade selvagge costellate da ruderi polverosi, mentre la notte stellata di Cyrodiil, favolosa ed aliena, testimonia beffarda la nostra prossima, inevitabile disfatta.

 

Ma una luce attira il nostro sguardo: una umile locanda, unico segnale di civiltà in quegli aspri territori, può offrirci rifugio ed aiuto contro il tenace avversario.

 

Desideri che vengono esauditi quando, irrompendo negli accoglienti locali di quella taverna, clienti e proprietari si affrettano ad attaccare ed uccidere la creatura, per poi condividere informazioni, pettegolezzi, merci ed un corroborante giaciglio fino all'indomani.

 

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Avendo giocato già tre volte a Elder Scrolls IV Oblivion ho deciso di condividere la nuova esperienza di questo restauro per PlayStation, PC e XBox (dove è disponibile sul Pass) con l’amico e disegnatore Jacopo Tagliasacchi, esperendola tuttavia nella modalità più difficile, passandoci il controller “morte dopo morte”.

 

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La difficoltà più alta è risultata spesso sbilanciata ed incredibilmente punitiva, ma è così che Oblivion rivela ancora la sua grandezza, anche sorprendente e nuova: quella citata poc'anzi è solo una delle innumerevoli esperienze vissute in queste ore di ritorno nel rinnovato capolavoro di Bethesda, eventi di "quotidianità fantasy" che costruiscono un ordito magnetico ed irresistibile, una vera e propria esistenza alternativa che si concretizza tanto nelle vicende raccontate dalla trama principale quanto nei piccoli dettagli che regolano questo mondo virtuale.

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LA FIAMMA BRUCIA ANCORA

Uscito nel 2006, Elder Scrolls IV: Oblivion, quarta iterazione dei giochi di ruolo ambientati nel leggendario regno di Tamriel, fu dirompente soprattutto per il pubblico delle console, solitamente abituato alle esperte, rassicuranti ma strette maglie narrative dei “gdr” di matrice orientale. La libertà offerta dall'impianto di Bethesda catturava in maniera ipnotica e, insieme alle fittizie città poligonali dei GTA di Rockstar, fu apripista per la costruzione di

 

sconfinati mondi aperti, ormai irrinunciabili per qualsiasi grande serie videoludica.

 

Cullati da una colonna sonora dolce e straniante, i giocatori si immersero nel titolo per centinaia (talvolta migliaia) di ore, costruendo ricordi indelebili, unici, personali.

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L'idea di riproporre il gioco 19 anni dopo, per Bethesda, è un’operazione condotta soprattutto per rinnovare la fiducia del pubblico, considerate le “solo” discrete fortune del loro ultimo Starfield. Consegnato alle sapienti mani del team Virtuos, da tempo dedito a competenti Restauri di grandi classici, Oblivion si trasforma, attraverso il motore grafico Unreal Engine 5, offrendo scorci magnifici, ammantati da virtuosismi di illuminazione che graziano le ambientazioni di nuova vita.

 

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Eppure l'intelaiatura originale rimane immutata, in un'operazione filologica che può all’inizio indurre a qualche perplessità: i modelli dei personaggi vengono ricostruiti con tecnologie moderne sebbene mantengano le ormai vetuste animazioni originali, generando una bizzarra dissonanza che può disturbare, ma che risulta vincente quando ricordi ed esperienza attuale iniziano ad intrecciarsi, intrappolando nuovamente l'utente in un'assuefacente fantasia digitale.

 

NON SOLO NOSTALGIA

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Ma non è solo grazie alla nostalgia che emerge il valore del titolo, ancora oggi ricco di qualità rare ed apprezzabili. Il canovaccio principale, per esempio, malgrado fosse convenzionale anche per l'epoca, si snoda attraverso situazioni uniche, coinvolgenti, con un'introduzione che richiama direttamente l'epopea cinematografica de "Il Signore degli Anelli" di Peter Jackson, a testimonianza dell'influenza che l'immensa trilogia ispirata agli scritti di Tolkien esercitò nell'immaginario visivo durante gli albori del nuovo millennio.

 

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Le missioni secondarie, tantissime e varie, sono lo strumento principale a dimostrazione della vivacità narrativa degli sviluppatori di Bethesda, forse addirittura sbiadita nei loro titoli successivi. Creative e singolari nello svolgimento, spesso graziate da una sobria ironia, diventano l'ossatura cardine che tiene insieme il mondo di Cyrodiil, intessendo una rete di infinite relazioni fra i personaggi che lo abitano.

 

Ci sono inoltre innumerevoli dettagli strutturali che fungono da architravi del titolo, avveniristici all'epoca e non scontati oggi: dalle credibili routine giornaliere degli abitanti, che dormono, lavorano e si svagano secondo orari prestabiliti, al complesso sistema di commercio, sfruttamento di risorse (è possibile diventare ricchi con la vendemmia!) e interazione "fisica" con qualsiasi oggetto dello scenario.

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Dalla vasta proposta di labirinti e “dungeon”, oggi più inquietanti che mai con questa rinnovata veste grafica, allo stratificato e smisurato sistema di progressione del protagonista, con "livelli" incrementali di qualsiasi azione venga ripetuta dal giocatore, che sia la contrattazione in una bottega per strappare il prezzo migliore o la salvifica parata con lo scudo in dotazione.

 

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Infine è necessario lodare le lande di Oblivion. Le campagne intorno alla capitale Imperiale sono misteriose, fiabesche ma al contempo vivide, anche grazie ad un campionamento audio, realizzato per quest'edizione, che racconta in maniera realistica la natura che circonda il giocatore. Le architetture degli agglomerati urbani stupiscono per varietà: un momento ci si ritrova in paesi dalle influenze medievali francesi, per poi calcare il suolo di templi dalle forme orientali, fino a passeggiare per gli oscuri vicoli di un' algida cittadina nordica. E' possibile acquistare proprietà, come una villa nella città costiera di Anvil che rivelerà inquietanti misteri sopiti nel suo scantinato.

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Da segnalare che l'esperienza, volutamente inalterata rispetto all'uscita originale, presenta asperità poi risolte nel suo sequel Skyrim. I menù sono talvolta scomodi da navigare, bug e stranezze sono ancora presenti e la gestione dei livelli di difficoltà, per quanto stimolante sulla breve distanza, alla lunga presenta situazioni frustranti legate allo "scaling" dei nemici, che salgono di livello insieme al giocatore, vanificando la soddisfazione di "potenziamento" del personaggio, parzialmente mantenuta dal ritrovamento di equipaggiamento sempre più forte.

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“Difetti” che non penalizzano un'operazione rispettosa e fedele da parte di Virtuos, un atteggiamento reverenziale nei confronti del materiale maneggiato che spesso è merce rara nelle operazioni di restauro videoludico

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