Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
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Osama voleva i seguaci «perfetti», come Mohammed Atta, il capo del commando dell' 11 settembre. Non un anziano, ma comunque un uomo con esperienza e talvolta un buon bagaglio ideologico-religioso. Doveva arrivare alla missione per gradi, seguendo una sorta di formazione. Il Califfo ha stravolto tutto, modi e tempi.
Lo Stato Islamico, finché ha potuto, ha mandato i mujaheddin preparati in Siria e in Iraq, poi si è affidato a giovanissime reclute, cooptate nel movimento a distanza, con un semplice messaggio via web. Alcuni sono entrati a far parte dell' organizzazione solo «dopo» oppure nell'immediatezza dell' attacco grazie alla rapida rivendicazione del braccio mediatico. La profondità (o esistenza) del legame con il comando conta sino ad un certo punto.
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I propagandisti di Al Baghdadi si sono rivelati abili nel lanciare uno slogan universale, un appello alla lotta che è affascinante e attraente per dozzine di ragazzi di fede musulmana sparsi in Occidente. Elementi tra i 16 e i 20 anni che, con scarsa esperienza «politica», passano però all'azione con grande velocità senza frequentare un campo d'addestramento, cosa peraltro oggi complessa a causa dei controlli.
E l'essere «nuovi» porta, tra l'altro, un secondo vantaggio: è più probabile essere sconosciuti alla polizia. Sono estremisti fai-da-te, in contrasto con la famiglia e la società, animati da un ribellismo di fondo che scopre nella bandiera nera del Califfato una ragione d' essere, una causa, una risposta. Ed è interessante vedere come questo fenomeno abbia avuto un grande impatto in Francia.
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Diversi i casi, con adolescenti arrestati quando erano a un passo dal colpire. Alcuni hanno creato la micro-cellula insieme ad un amico, ad un parente, al fratello. Altri sono stati pescati dagli ispiratori remoti dell'Isis, come Rashid Kassim, suggeritore e istruttore basato in Siria, che ha dedicato la sua attività di proselitismo al territorio francese. Facile per lui manipolare le prede, agevole spingerli all' assalto. Ed oggi - se sono vere le indiscrezioni da Londra - vediamo che il gancio islamista ha tirato dentro un diciottenne, sospettato di aver avuto un ruolo nell' attacco al metrò.
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Il basso profilo di questi adepti non impedisce loro di pensare in grande. Di nuovo le inchieste francesi hanno dimostrato che non si accontentavano del pugnale, del veicolo per falciare i passanti, della mannaia. No, cercavano di procurarsi ordigni artigianali, magari con il ricorso a qualche bombola di gas sistemata nell' auto.
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Nell' episodio londinese è riapparsa la madre di Satana, la composizione esplosiva realizzata «in casa» grazie ad elementi chimici acquistabili sul mercato. L' ambizione operativa li porta a cercare informazioni dettagliate su come mettere a punto il cocktail: qualcosa trovano online - grazie a video e manuali diffusi sin dai tempi di Osama Bin Laden -, ma altre le rimediano attraverso contatti su Internet. Incidenti sui fronti jihadisti, la deflagrazione anticipata nel nascondiglio catalano, le cinture da kamikaze difettose confermano che esistono dei problemi, anche gli estremisti più esperti sbagliano.
Un artificiere dello Stato Islamico può comunicargli delle informazioni tecniche, se poi il terrorista non riesce è un rovescio relativo. Ai mandanti sta a cuore un altro «innesco»: è invisibile e celato nella mente dell' aspirante attentatore.