DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Fabio Tamburini per “Il Corriere della Sera”
È morto, all’età di 77 anni, l’avvocato genovese Franco Bonelli, maestro del diritto societario, super consulente da sempre di grandissimi gruppi come l’Eni, le Ferrovie, la Telecom.
Se ne è andato per colpa di un male incurabile provocato dall’amianto che, quando colpisce, in pochi mesi non lascia scampo. Ha scelto, fino all’ultimo, di tenere riservata la malattia che lo aveva colpito, continuando a lavorare con i ritmi di sempre. O quasi. Era, del resto, la vita che aveva scelto molto tempo fa. «Mi sono sempre trattato malissimo — ammetteva — e ancora oggi lavoro per dodici ore al giorno, più i fine settimana». La conclusione era ripetuta spesso: «Talvolta mi chiedo chi me lo faccia fare».
Certamente, aggiungeva, lo faceva «per il forte senso del dovere» e per l’entusiasmo verso la professione anche se, ricordava, l’aveva scelta quasi «per caso». Aggiungeva che, del resto, «gran parte della vita è frutto del caso».
Dicono di lui che «soffriva a rimanere in panchina». E quando c’era una partita di peso che si giocava in tribunale voleva sempre scendere in campo. Era un avvocato vecchio stampo, che leggeva personalmente ogni carta, scrupolosissimo, abituato a ripassare i dossier fino all’ultimo minuto utile.
Ma, oltre alla competenza professionale, amava sottolineare che ogni scelta va sempre fatta «secondo buon senso», peraltro virtù piuttosto rara.
Nella lunga carriera, che lo ha visto creare uno studio comune con altri due avvocati esperti, Sergio Erede e Aurelio Pappalardo, è difficile trovare una grande azienda italiana che non lo abbia avuto come cliente o avversario.
Ha avuto stretti rapporti con Franco Bernabè e Roberto Poli (che in tempi diversi sono stati rispettivamente amministratore delegato e presidente dell’Eni), con l’amministratore delegato di Finmeccanica Mauro Moretti, con il finanziere Romain Zaleski. Ha sempre tenuto molto all’università — insegnava diritto commerciale all’ateneo di Genova —, con uno stile di vita severo, prima di tutto con se stesso, e tenace. «Ognuno di noi — diceva — è frutto delle avversità che ha dovuto affrontare».
È stato tra i massimi esperti di ristrutturazioni societarie, controversie ambientali, arbitrati. Sempre mantenendo le radici a Genova, anche quando la città ha perso «quota» e per lavoro doveva spostarsi, rientrava a dormire nella sua abitazione in città oppure nella bella villa di Sant’Ilario.
I funerali si sono tenuti ieri in forma strettamente privata, come nello stile della casa.
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