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IL BOCCONIANO S’INDIGNA – BOERI: SPENDIAMO UN MILIARDO PER I PENSIONATI ALL’ESTERO. E L’80% HA VERSATO I CONTRIBUTI PER MENO DI 10 ANNI – CHI GLIELO DICE AL PRESIDENTE DELL’INPS CHE SI CHIAMA VOTO DI SCAMBIO? TI DO’ LA PENSIONE E VOTI PER ME – VECCHIETTI CON LA VALIGIA IN PORTOGALLO E BALEARI: NIENTE TASSE 

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Paolo Baroni per la Stampa

 

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Per le pensioni all' estero l' Inps spende ogni anno oltre un miliardo di euro. A giugno sono stati infatti 355,835 gli assegni pagati in 160 differenti paesi a cittadini italiani (373.265 nel 2016), concentrati soprattutto in Europa (179.636), America settentrionale, Oceania e Sud America.

 

E' stato il presidente dell' Inps ieri a fare il punto della situazione durante un' audizione alla Camera di fronte alla Commissione permanente sugli italiani nel mondo. In particolare Tito Boeri ha segnalato una serie di «anomalie» a partire dal fatto che più di un terzo delle pensioni «estere» ha periodi di contribuzione versati in Italia inferiori ai 3 anni, il 70% resta sotto ai 6 e circa l' 83% ne ha meno di 10. Non solo, ma «a fronte di durate contributive così basse, i beneficiari possono accedere a prestazioni assistenziali quali le integrazioni al minimo o la quattordicesima» per un ammontare complessivo che quest' anno sfiora i 120 milioni di euro.

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In tutto nel 2016 oltre 20.300 persone hanno infatti beneficiato delle integrazioni al minimo (spesa 57,1 milioni) e 17.290 hanno invece ottenuto maggiorazioni sociali per 23,9 milioni.

 

Tutte spese che, secondo Boeri, «costituiscono un' uscita per lo Stato che non rientra nel circuito economico del nostro Paese sotto forma di consumi. D' altra parte - puntualizza - i titolari di tali trattamenti che risiedono all' estero, in linea di massima, non contribuiscono in nessun modo alla spesa pubblica del Paese, in quanto non sono soggetti a tassazione in Italia né diretta né indiretta».

 

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All' interno delle prestazioni di natura assistenziale «un capitolo a parte» merita la cosiddetta «quattordicesima», che in seguito all' ultima legge di Bilancio nel 2017 è stata erogata a 88.936 persone contro le 46mila del 2016 per un totale di 35,6 milioni di euro (+131%).

 

Tutti soldi che «in grandissima parte finiscono in Paesi in cui esistono redditi minimi garantiti. Questo significa - precisa Boeri - che il nostro Paese in questo modo sta di fatto riducendo gli oneri per spesa assistenziale di altri Paesi». E questa per il presidente Inps è una vera e propria «anomalia» dal momento che eroghiamo prestazioni assistenziali, che di norma avvengono in base alla residenza, a persone che risiedono all' estero, cosa che ad esempio non avviene nel resto della Ue.

 

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L' Inps a questi pensionati oggi versa un assegno che in media corrisponde a 2800-2900 euro all' anno, passando da un minimo di circa 1800 euro del Nord America sino ai 10-14 mila euro annui delle poche centinaia di pensioni liquidate in Asia e in America Centrale.

 

«Bisogna interrogarsi sulle cause che portano alcuni pensionati italiani, che sono comunque un' esigua minoranza, ad andare all' estero», commenta il segretario confederale della Uil Domenico Proietti, spiegando che «sulle pensioni italiane grava la tassazione più alta d' Europa. Nel nostro Paese questa è mediamente del 21%, mentre nel resto d' Europa è al 14%. A questo va anche aggiunto che dal 2012 il blocco della rivalutazione delle pensioni ha reso ancora più difficile la vita a tanti pensionati che hanno visto ridotto il proprio potere d' acquisto».

PENSIONATI RITIRANO ALLA POSTA PENSIONATI RITIRANO ALLA POSTA

 

Ed in effetti la fuga all' estero, in Portogallo, alle Baleari piuttosto che nell' Est Europa, di tanti nostri pensionati ha ormai assunto le modalità dell' esodo. Tant' è che l' ex viceministro dell' Economia Enrico Zanetti sostiene che dovremmo riequilibrare la situazione «ed aver il coraggio di introdurre un regime fiscale attrattivo per i pensionati esteri del ceto medio-alto del Nord Europa».