UNIPOL-SAI DICE BYE BYE – CARLO CIMBRI ANNUNCIA L’ADDIO ALLA “CONFINDUSTRIA” DEGLI ASSICURATORI: VOLEVA CHE SI INTERVENISSE SUI RISARCIMENTI ALLE PERSONE A SEGUITO DI INCIDENTI MORTALI: IN ITALIA SONO PIÙ ELEVATI RISPETTO ALLA MEDIA UE

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Camilla Conti per “il Fatto Quotidiano

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“Unipol non si sente rappresentata nell'Ania attuale”. L’ad di UnipolSai, Carlo Cimbri, si ispira al “modello Marchionne” che ha portato la Fiat fuori da Confindustria. E dalle pagine del Sole 24 Ore di ieri dichiara guerra all’associazione delle compagnie assicurative: “Dopo il cda della trimestrale, convocato per il 13 novembre, formalizzeremo la decisione di uscire dall'Associazione”.

 

Perché una compagnia che dopo la fusione con Fonsai vale un terzo del mercato italiano dei Danni vuole rompere con la lobby del settore? È in un organo che si è trasformato “in una sorta di club autoreferenziale”, che “si limita a giocare di rimessa, con una politica conservatrice” dice Cimbri. E poi c’è il governo dell’associazione, un organismo composto da 30 soggetti dove “si dibatte ma non si forma una volontà ragionata sulle necessità del settore”. Inoltre andrebbe cambiato il presidente chiamando al vertice “una figura esterna” al mondo assicurativo.

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“Le nostre perplessità e le nostre proposte, quando avanzate ai rappresentanti dell'Associazione, sono cadute nel vuoto”, aggiunge infine l’ad senza però dare altri dettagli. Secondo quanto riferiscono al Fatto, uno dei temi assai cari a Cimbri ma non all’Ania sarebbe stato quello del costo dei sinistri.

 

Il numero dei danni subiti dalle vittime degli incidenti è infatti una voce che pesa molto sui conti delle assicurazioni. Le richieste di rimborso per danni alle vetture e alle cose riguardano solo il 30% del totale, mentre il resto è tutto per danni alle persone. Sui sinistri gravi, e sugli incidenti mortali, in Italia vengono concessi risarcimenti più elevati rispetto alla media Ue.

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L’Ania - che ha messo in campo una campagna di sensibilizzazione sulle vittime - non avrebbe portato avanti la stessa linea, per altro impopolare fra i clienti delle compagnie. Il problema del divorzio con l’Ania, che si era già posto quando Fiat disse addio a Confindustria, riguarda i dipendenti. “Continueremo – dice Cimbri - ad applicare il contratto nazionale”. Gli assicuratori incrociano le dita.