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Tobia De Stefano per "Libero"
A furia di fare la morale agli altri si finisce per cadere in contraddizione in casa propria. E certo. Perché, con i tempi che corrono, Luca Cordero di Montezemolo ha gioco facile nel richiamare a una rinnovata sobrietà della politica. Così come non ha trovato difficoltà a stilare, attraverso la sua fondazione Italia-Futura, un decalogo sulle misure per rilanciare la crescita del Paese.
Del resto su liberalizzazioni e tagli alla casta sono quasi tutti d'accordo, il problema poi sarebbe scendere in campo e "sporcarsi le mani" per realizzarli. Farà molta più fatica invece a spiegare perché uno dei campioni del made in Italy decide di spostare parte della produzione della sua Poltrone Frau dall'Italia all'estero. Non era lui quello che, da leader di Confindustria, diceva: «Io non ho mai pensato - ora parlo del "made in" - che la Ferrari potesse andare a produrre in Cina, in Vietnam o anche solo al di fuori di Maranello...»?.
Cos'è successo? Il motivo lo immaginiamo, riduzione dei costi si direbbe in aziendalese, ma il problema sarà farlo capire ai lavoratori del gruppo leader internazionale nel settore dell'arredamento di alta gamma (mobili in pelle, sedie, chaise longue e quant'altro) che a breve potrebbero perdere il loro posto di lavoro. Sono coinvolti i distretti di Tolentino (Macerata) e Cassina di Meda (Lombardia).
E i sindacati di categoria, preoccupatissimi, sottolineano: «La decisione dell'azienda di delocalizzare la cucitura del cosiddetto settore residenziale (poltrone e divani) in uno stabilimento in Romania comporterà , per il distretto di Tolentino, una riduzione di 64.000 ore del lavoro svolte dalle aziende terziste». Fatti due calcoli (1.600 ore di lavoro a testa) ci sono circa 400 posti a rischio.
E quindi? «Questa scelta avrà ripercussioni drammatiche sia per l'occupazione locale sia per l'immagine della Frau in Italia e nel mondo». Anche perché - evidenziano gli stessi sindacalisti - mentre i manager della Frau sono aumentati in tre anni da 29 a 36 unità , gli operai sono diminuiti da 606 del 2008 ai 492 di giugno 2011. Con buona pace della difesa del made in Italy sbandierata da Montezemolo.
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