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DAGOREPORT - DA IERI SERA, CON LA VITTORIA IN GERMANIA DELL’ANTI-TRUMPIANO MERZ E IL CONTENIMENTO…
Rocco Cotroneo per âIl Corriere della Sera'
Il generale sul balcone di casa: mitra in spalla, giubbotto antiproiettile su camicia scozzese e smartphone in mano. «Non mi avrete, sbirri! Servi di Cuba! Andate via o sparo». La rivolta in Venezuela - dopo due settimane e tredici morti - offre ogni giorno immagini forti.
Sabato scorso il leader oppositore Leopoldo López si è fatto arrestare in piazza, con un mazzo di fiori bianchi in mano; poi la povera miss Turismo, Genesis Carmona, che spira tra le braccia di un ragazzo che la sta portando in ospedale. Aveva 22 anni, e le sue colleghe per ricordarla hanno prodotto un video su YouTube , «Misses por la paz» (in Venezuela le reginette di bellezza sono un'istituzione).
E poi ogni giorno barricate, lacrimogeni, squadracce in moto, sangue sull'asfalto. Lenta agonia di un Paese in crisi, al momento senza via d'uscita. Gli oppositori hanno molte, forse troppe idee su cosa sia meglio fare; il governo chavista minaccia, colpisce e censura ma non cerca lo showdown: guarda i fatti di Kiev e sa che potrebbe costargli caro. à la stessa tattica usata per 15 anni da Hugo Chávez, calpestare la democrazia pezzo a pezzo senza diventare un dittatore.
Il generale Ãngel Vivas, per esempio, è stato accusato in tv dal presidente Nicolás Maduro di aver fatto stendere cavi ad altezza uomo sulle strade di Caracas. Uno ha ucciso un ragazzo che passava in moto, un simpatizzante del governo. All'arrivo dei soldati che dovevano arrestarlo, Vivas si è fatto trovare armato sul balcone, urlando e mandando messaggi su Twitter, mentre un gruppo di simpatizzanti bloccava l'accesso per proteggerlo.
Dopo alcune ore, temendo un bagno di sangue, i militari hanno desistito e se ne sono andati. Ora gli hanno tolto acqua, luce e gas, per vedere quanto resiste. Vivas è un antico oppositore di Chávez. Fedele al governo fino al 2008, divenne celebre quando il leader bolivariano decise di cambiare il motto dell'esercito in «Patria, socialismo o muerte. Venceremos!», di sapore cubano.
Prossimo alla pensione, il generale si ribellò con un ricorso al Tribunale supremo di giustizia. Il quale fu ignorato, e Vivas finì in prigione per qualche mese. Le accuse contro di lui per la morte del ragazzo in moto si poggiano su un tweet nel quale suggeriva ad un amico «in caso di mancanza di nylon, di usare filo galvanizzato, ben spesso».
«Ho solo spiegato alla gente innocente e disarmata come difendersi dai motociclisti killer di un governo terrorista e narcotrafficante», si è difeso Vivas. Con Leopoldo López ancora chiuso in carcere, l'altro leader dell'opposizione, Henrique Capriles, ha ripreso la scena sottolineando la sua contrarietà alla «spallata», l'idea che il chavismo possa cadere presto sotto la pressione della piazza, esasperata per la crisi economica. Capriles ha chiesto al governo solo la liberazione degli arrestati, la fine della censura, la repressione dei paramilitari che sparano sui manifestanti.
Ha invitato gli studenti a continuare la protesta, ma non di notte, quando possono essere più facilmente vittima di cecchini. Per il governo, invece, si tratta di un complotto: alla testa l'oligarchia venezuelana alleata con i media internazionali, per puntare al colpo di Stato.
à il messaggio che penetra nella gran parte delle case in Venezuela, adesso che non esistono più canali tv vicini all'opposizione e un canale allnews colombiano è stato oscurato. Maduro spera che la bufera passi, come avvenne tante volte durante gli anni di Chávez, tra repressione e stanchezza degli oppositori. Ma del «Comandante eterno» il discepolo non ha il carisma e l'arguzia politica. E nel regime le preoccupazioni crescono, invece di diminuire .
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