DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “la Stampa”
giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapresse 2
Generali, Mediobanca, Mps. Il più grande risiko che la finanza italiana ricordi dalla fusione tra Banca Intesa e San Paolo, si fa sempre più intricato. Tra pareri legali e dubbi governativi. L'esecutivo chiede al Leone garanzie sull'accordo con Natixis – l'asset manager francese del gruppo Bpce – per creare un colosso da 2 mila miliardi di euro: il governo vuole che Trieste mantenga il pieno controllo della gestione dei risparmi raccolti in Italia perché la ricchezza finanziaria delle famiglie è cruciale per rifinanziare il debito pubblico.
Per ora, le conversazioni tra Generali e il governo non sono bastate a rassicurare Palazzo Chigi, ma il Leone è convinto che una volta avviato il processo tecnico autorizzativo per il golden power ci saranno molti meno dubbi.
D'altra parte, l'ad del gruppo, Philippe Donnet, ha già detto che la società si impegnerà […] con le autorità per ottenere l'autorizzazione. Ad alimentare le tensioni con il governo, però, contribuisce anche l'indicazione del cda uscente affinché il board venga rinnovato il prossimo 8 maggio con componenti che parlino anche l'inglese «considerando profili con esperienza in ambiti geografici diversificati e in mercati in cui è più marcata la presenza del Gruppo».
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
Tradotto: più sono gli amministratori dal profilo internazionale, meglio è. Un'indicazione che ricalca la falsa riga di quella inviata nel 2022, ma che dopo l'accordo con Natixis ha fatto insorgere Fratelli d'Italia secondo cui è «un pessimo segnale». […] Sull'operazione Generali-Natixis sono intervenuti in maniera critica i soci Delfin (9,9%), la finanziaria della famiglia Del Vecchio, e Caltagirone (6,9%)i cui consiglieri hanno votato contro il piano.
Ed è qui che la partita si intersecano con Mediobanca ed Mps: Piazzetta Cuccia è primo azionista di Generali (13,1%) ed è grande sponsor del matrimonio con i francesi. Ma Delfin e Caltagirone sono a loro volta soci di Mediobanca con il 19,8% e il 7,66% e lo sono anche di Mps - con il 9,9% e il 5% - che ha lanciato un'Ops sulla banca d'affari milanese: un intreccio fortemente criticato dal cda di Mediobanca che ha sottolineato la divergenza d'interessi tra i due investitori e il resto del mercato.
giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapresse
Un'accusa a cui ieri ha risposto il comitato per le operazioni con parti correlate di Mps escludendo che Delfin e Caltagirone possano beneficiare di «vantaggi particolari» rispetto agli altri soci del Monte nell'ambito dell'offerta pubblica di scambio su Mediobanca. Il comitato, inoltre, «ha preso atto del non coinvolgimento di alcun socio rilevante nella strutturazione dell'operazione che è unicamente frutto della discrezionalità gestionale del management e delle valutazioni del consiglio di amministrazione, non ravvedendo alcuna estrazione di benefici, né alcuna attribuzione di vantaggi particolari a favore delle parti che il regolamento Mps ritiene, su base discrezionale, presuntivamente correlate».
[…] se l'adesione all'Ops su Mediobanca arrivasse a un'adesione del 66,7%, Delfin si troverebbe ad avere il 19,6% della nuova entità mentre il gruppo Caltagirone avrebbe il 6,77% del capitale. Intanto, a una settimana dall'annuncio, resta ampia la forbice che in Borsa separa l'Ops di Monte dei Paschi di Siena dalla capitalizzazione di Mediobanca.
Il gap si attesta a 1,27 miliardi, con Rocca Salimbeni in calo del 9,8% dall'annuncio (-0,22% la chiusura di ieri) e il titolo di Piazzetta Cuccia che registra un rialzo del 4,7% (-0,78%, ieri). Moody's, intanto, ha tagliato a stabile l'outlook di Piazzetta Cuccia per timori legati all'operazione, mentre ha alzato a stabile quello di Siena. Rischi nell'esecuzione dell'Ops anche secondo Fitch.
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