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1. ISTAT, PIL +0,9% NEL 2016
Da Ansa
Nel 2016 il Pil italiano è aumentato in termini grezzi dello 0,9% rispetto al 2015. Lo rende noto l'Istat in base alla stima flash, precisando che il dato corretto per gli effetti di calendario segna invece un aumento dell'1,0% (nel 2016 vi sono state due giornate lavorative in meno rispetto al 2015). Nel Documento programmatico di bilancio di ottobre scorso, il governo ha stimato per il 2016 un rialzo del Pil (in termini grezzi) dello 0,8% dopo lo 0,7% del 2015. Il dato di oggi è quindi leggermente superiore alle stime italiane e in linea invece con quelle Ue.
2. I PIU’ LENTI D’EUROPA
Marco Bresolin per la Stampa
C' è un messaggio impietoso sulla cartina che ha fatto da sfondo alla conferenza stampa del commissario Pierre Moscovici, quella in cui i 28 Paesi Ue sono divisi in quattro fasce in base al loro tasso di crescita nel 2017. Due (Lussemburgo e Romania) vanno oltre il 4%, sei superano il 3%, undici fanno almeno il 2% e otto sono sopra l' 1%. Uno solo non raggiunge l' unità: l'Italia.
Le previsioni di Bruxelles dicono che la nostra economia resterà inchiodata al +0,9% nel 2017, lo stesso dato previsto in autunno. Un valore che è esattamente la metà di quello dell' Ue nel suo complesso (+1,8%, rivisto al rialzo di due decimali) e di gran lunga inferiore a quello della zona euro (+1,6%, in rialzo di un decimale). Il ritmo della crescita italiana è «costante», ma «moderato».
E deve far fronte a due insidie: «L' incertezza politica e il lento aggiustamento del settore bancario - scrive la Commissione - pongono rischi al ribasso alle prospettive di crescita". Come anticipato da La Stampa ieri, dietro quell' "incertezza politica" si nascondono i timori per le elezioni anticipate.
THE ECONOMIST SULLE BANCHE ITALIANE
Ma se con una mano suona il campanello d' allarme e avverte chi vorrebbe fughe in avanti verso il voto prima dell' estate, con l' altra la Commissione accarezza chi sta al governo in questo momento. Dice di aver «preso nota» e di aver accolto in modo «positivo» gli impegni pubblici presi dal ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan in merito alla richiesta di migliorare il deficit strutturale con un intervento sulla manovra pari allo 0,2% del Pil (3,4 miliardi).
Certo, a oggi non ci sono ancora atti legislativi concreti (solo la lettera del 7 febbraio scorso), per questo le misure annunciate «saranno prese in considerazione non appena verranno resi disponibili sufficienti dettagli». Ma Bruxelles è disposta a concedere tempo (non spazio) all' Italia ed evitare così una procedura di infrazione. L' importante è che all' orizzonte spariscano le nuvole dell' incertezza politica.
I tecnici della Commissione hanno già stilato il 90% del rapporto sul debito italiano. La data fissata per la pubblicazione è il 22 febbraio ed entro quel giorno si attendono segnali tangibili. In caso contrario? «Nessun ultimatum» dice Moscovici. Perché ci sono ben due tipi di dilazione possibili (e uno non esclude l' altro): il primo potrebbe portare a uno slittamento del cosiddetto Rapporto 126.3 sulla violazione della regola del debito, anche fino a marzo. Il secondo prevede invece che il rapporto venga stilato, ma che si lasci comunque aperto un canale di credito all' Italia, evitando di prendere subito una decisione su un' eventuale procedura.
Certo i numeri dell' economia italiana fanno poco sorridere. Non ci sono solo la peggior crescita d' Europa e una disoccupazione che non scende sotto l' 11,6% (nel 2017). Il deficit sarà al 2,4% del Pil nel 2017 e le stime prevedono un rialzo al 2,6% l' anno prossimo. In aumento anche il debito pubblico: dal 133,1% stimato in autunno al 133,3% finito nelle tabelle diffuse ieri.
Questo a causa delle "risorse usate per sostenere il settore bancario e gli investitori al dettaglio". Il vice-presidente della Commissione, Valdid Dombrovskis, parlando in generale dei dati europei, sottolinea la necessità di "sforzi costanti di riforme strutturali" e invita i Paesi con alto livello di deficit e di debito a ridurli "per rafforzare la loro capacità di resistere a eventuali choc economici". Per la Commissione ci sono ben tre "rischi eccezionali" in questo 2017: i negoziati per la Brexit, le incognite che arrivano dalla Casa Bianca e le elezioni nei vari Paesi Ue. Su quest' ultimo punto, Moscovici ha indicato nel crescente "populismo anti-euro" la principale minaccia.
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