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L’OPPIO DEI POPOLI – TRUMP DENUNCIA CHE “NEGLI USA CONTINUANO A ENTRARE DROGHE DA CANADA E MESSICO, SOTTO FORMA DI FENTANYL, PRODOTTO E FORNITO DALLA CINA”. QUESTO NONOSTANTE LE MINACCE E I DAZI AGGIUNTIVI IMPOSTI DAL TYCOON A PECHINO A CAUSA DEL BUSINESS DELL’OPPIOIDE SINTETICO– L’AGENZIA USA CONTRO I REATI FINANZIARI NEL 2024 HA REGISTRATO 1.264 SEGNALAZIONI SOSPETTE LEGATE AL TRAFFICO DI FENTANYL, PER UN VALORE COMPLESSIVO DELLE TRANSAZIONI DI 1,4 MILIARDI DI DOLLARI…
Estratto dell’articolo di Roberto Galullo per “Il Sole 24 Ore”
La Cina nega negoziati con gli Usa sui dazi. Ma i colloqui tra i due Paesi per porre un argine alla diffusione del Fentanyl proseguono sottotraccia, come riporta l’agenzia di stampa Reuters che cita quattro funzionari statunitensi. Trump continua ad accusare Cina e Messico di invadere gli Stati Uniti con il Fentanyl.
La produzione e il commercio di questo oppioide sintetico sono stati già oggetto nel novembre 2023 a San Francisco (California) di un accordo nel corso del vertice tra l’ex capo della Casa Bianca Joe Biden e Xi Jinping, perfezionato esattamente un anno dopo.
Tutto questo non sembra dare i frutti sperati [...]
Non è un caso che Trump il 27 febbraio 2025 abbia annunciato dazi aggiuntivi del 10%, oltre a quelli già previsti, contro la Cina a partire dal 4 marzo perché, come ha ripetuto anche ieri, «continuano a entrare droghe nel nostro Paese da Canada e Messico, per la maggior parte sotto forma di Fentanyl, prodotto e fornito dalla Cina».
Mentre la diplomazia lavora, l’asse che traffica e si arricchisce nel nome del Fentanyl, che negli ultimi tre anni ha ucciso circa 200mila americani, segue il suo schema. L’Agenzia statunitense contro i reati finanziari (FinCen), nel rapporto di aprile 2025, ha analizzato 1.264 segnalazioni sospette legate al traffico di Fentanyl monitorate nel 2024, per la gran parte provenienti da istituzioni bancarie (57%), società di servizi monetari (32%) e, a seguire, case da gioco, casinò, società che trattano titoli e futures. Il valore complessivo delle transazioni sospette è stato, in un solo anno, di circa 1,4 miliardi di dollari.
Le evidenze contraddicono il rigore annunciato dalla Cina e confermano che negli Usa c’è chi guadagna sulla “Via del Fentanyl”. L’attività finanziaria sospetta legata al traffico dell’oppioide – si legge nella ricerca di FinCen – coinvolge principalmente soggetti in Stati popolosi con grandi aree urbane che hanno stabilito reti di distribuzione della droga e servono come punti di raccolta per i proventi illeciti da riciclare.
In prima fila ci sono Los Angeles, Orange, Riverside, San Bernardino e San Diego (California), Miami, comprese le contee di Broward, Miami-Dade e Palm Beach, Maricopa e Pima in Florida, Stato nella cui parte centrale spiccano anche le contee di Hillsborough, Orange e Polk. La prima è associata alla zona di Tampa Bay, la seconda comprende l’area metropolitana di Orlando mentre la contea di Polk, tra Tampa e Orlando, è conosciuta come il “cuore della Florida centrale”.
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xi jinping e donald trump - illustrazione the economist
La conferma che gli Usa offrono una sponda che va ben al di là dello spaccio per le strade, arriva dall’ultima ricerca datata settembre 2024 del Cato Institute (un think tank fondato a Washington nel 1977), che ha analizzato i dati ottenuti grazie al Freedom of Information Act, la legge che dal 1966 consente di accedere a documenti e informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni.
La ricerca, che copre il periodo 2019/2024, svela che l’80% delle persone sorprese con Fentanyl nei porti di ingresso erano cittadini statunitensi: 7.598 su 9.473 contrabbandieri transfrontalieri. Concentrarsi sui sequestri nei porti di ingresso è fondamentale: l’88% di tutto il Fentanyl è stato infatti sequestrato, nello stesso periodo, nei porti di ingresso. Solo l’8% è stato sequestrato dalle pattuglie di frontiera, per lo più durante i fermi dei veicoli.
Le organizzazioni di narcotrafficanti preferiscono i cittadini statunitensi per il contrabbando perché hanno il diritto di entrare negli Stati Uniti e hanno meno probabilità di essere interrogati dai funzionari nei porti. I dati della Commissione per le condanne degli Stati Uniti lo confermano: dal 2018 al 2023, gli statunitensi hanno rappresentato l’80% dei trafficanti di droga condannati nei distretti di confine sud-occidentali.
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