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Carlotta Scozzari per Dagospia
Così come già accaduto per Fiat, Unipolsai conferma che il 2013 è stato un anno da dimenticare per gli azionisti di Rcs. Non soltanto, infatti, i soci più coraggiosi, tra cui proprio il gruppo del Lingotto presieduto da John Elkann e la compagnia assicurativa bolognese capitanata da Carlo Cimbri, l'estate scorsa hanno aperto il portafogli per partecipare all'aumento di capitale da oltre 400 milioni, indispensabile per rimettere in ordine i conti del gruppo editoriale del "Corriere della Sera". Addirittura, Kaki Elkann, abbagliato dal sole cocente di fine giugno del 2013, andando contro tutti, aveva persino alzato l'asticella della quota salendo oltre il 20 per cento.
Ma oltre al danno, quasi, la beffa, perché, anche tenendo conto della ricapitalizzazione, tanto Fiat quanto la ex Fondiaria-Sai, nel 2013, hanno dovuto tirare una bella riga sulla partecipazione in Rcs per ridurne il valore a bilancio. E se il Lingotto, primo azionista del gruppo guidato da Pietro Scott Jovane al 20,55%, lo ha dovuto fare per 74 milioni (il valore di libro della quota di Fiat in Rcs è passato da 191 a 117 milioni), Unipolsai ha dovuto sopportare una svalutazione minore soltanto perché meno esposta al gruppo editoriale (anche perché non ha avuto l'ardire di aumentare la partecipazione nel corso del 2013).
A quantificare il danno che Rcs ha arrecato alla compagnia assicurativa che ora ha quartier generale a Bologna è il bilancio del 2013, che evidenzia come il valore della partecipazione ordinaria del 5,65% nel gruppo editoriale, inserita tra le quote "disponibili per la vendita", sia sceso dai 50,4 milioni della fine del 2012 ai 31,7 milioni al 31 dicembre scorso (in linea con i prezzi di Borsa di fine 2013). Il tutto per una svalutazione da 18,7 milioni. Una cifra molto vicina ai 21,9 milioni che il gruppo Unipolsai ha sborsato l'estate scorsa per partecipare all'aumento di capitale di Rcs.
E' un po' come se si sia rivelata in parte vana la fatica fatta da Cimbri per partecipare alla ricapitalizzazione del gruppo guidato da Rotolone Scott(ex). Quando cioè Bologna aveva seguito l'esempio della Mediobanca di Nego Nagel, con cui l'Unipol delle cooperative, proprio in occasione dell'acquisizione di Fonsai del 2012, ha dato vita a un inedito asse che tuttora funziona.
Certo, si tratterà poi di vedere quanti benefici - ammesso e non concesso ce ne saranno - la compagnia delle coop saprà trarre dall'avere un piede dentro al "Corriere della Sera" diretto da Flebuccio de Bortoli. Insomma, solo il tempo dirà se Cimbri, in Rcs, ha fatto bene a muoversi sul solco già tracciato dall'ex numero uno di Fonsai, Salvatore Ligresti, da sempre molto attento a presenziare nei salotti finanziari "giusti".
Nel frattempo, in questo scostandosi dall'esempio di Don Salvatore, nel 2013, Cimbri ha preferito abbandonare la nave di Unicredit, in cui il gruppo Fonsai aveva una piccola quota molto inferiore al 2% (poco più dello 0,1 per cento). Ma il trattamento, in questo caso, è stato reciproco, visto che lo scorso autunno la banca guidata da Federico Ghizzoni aveva ceduto il 6,7% di Fonsai che aveva rilevato nell'ambito del complesso processo di ristrutturazione del gruppo della famiglia Ligresti poi entrato nell'orbita di Unipol.
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