1. PROFUMO E VIOLA FARANNO CAUSA A MUSSARI E VIGNI. MA ALL’ASSEMBLEA MPS È MANCATO GRILLO, CHE LANCIÒ IL SOSPETTO SULLA MORTE DI DAVIDE ROSSI: “L’HANNO BUTTATO?” 2. LA “CAZZATA” DELL’EX CAPO DELLE RELAZIONI ESTERNE: AVREBBE MANTENUTO RAPPORTI (VIA AVVOCATI) CON MUSSARI E VIGNI ANCHE DOPO L’ARRIVO DEI NUOVI MANAGER 3. CATRICALETTA TORNA CATRICALÀ: ENRICO GLI HA PREFERITO PATRONI GRIFFI A PALAZZO CHIGI. ORA O RICICCIA NELLE AUTHORITY (TRASPORTI?) O SI APRE UN SUO STUDIO LEGALE 4. LA STAMPA AMERICANA PICCHIA DURO SU MARPIONNE PER IL CALO DEI RICAVI CHRYSLER 5. DOPO L’EMORRAGIA DI MANAGER, IL NUOVO GOVERNO È L’ULTIMO SALVAGENTE PER L’EXPO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1- PROFUMO E VIOLA FARANNO CAUSA A MUSSARI E VIGNI. MA ALL'ASSEMBLEA MPS NON SI È VISTO GRILLO, CHE LANCIÒ IL SOSPETTO SULLA MORTE DI DAVIDE ROSSI: "L'HANNO BUTTATO?"
I contradaioli che prendono il caffè nei bar della piazza del Palio e leggono il "Financial Times", oggi commentano l'Assemblea degli azionisti di MontePaschi che si è riunita ieri per approvare il bilancio 2012.

Prima di tutto si chiedono per quale ragione l'evento sia stato disertato da Beppe Grillo, il Masaniello di Genova che durante la campagna elettorale aveva sparato cannonate nei confronti della banca e del salvataggio da 3,9 miliardi di Mario Monti. Come un martello pneumatico il leader del Movimento5Stelle aveva picchiato duro parlando di un buco da 20 miliardi e di una fuga di capitali che avrebbe portato inevitabilmente l'Istituto nelle braccia dello Stato.

Con grande sollievo di Alessandro Profumo e del suo braccio destro Fabrizio Viola, il fantasma di Grillo non si è materializzato ripetendo cosi' il forfait all'assemblea di TelecomItalia, un'altra azienda sulla quale Grillo negli anni scorsi aveva scatenato l'inferno.

I contradaioli che hanno partecipato all'Assemblea hanno notato il tono dimesso ma fermo con cui l'ex-boyscout di Unicredit, Alessandro Profumo, ha voluto sottolineare la svolta totale con il passato turbolento della banca. E sono d'accordo con la decisione presa di procedere legalmente nei confronti dell'ex-presidente Peppiniello Mussari e del suo direttore generale Antonio Vigni.

Che il nuovo vertice di MontePaschi prendesse questa decisione era scontato, anche se una certa sorpresa l'ha destata la maggioranza degli azionisti favorevoli (il 99,99%). Adesso si tratta di capire quanto durerà e quali saranno le dimensioni della pena che Mussari e Vigni dovranno scontare per ripagare l'Istituto per i danni "subiti e subendi" con le operazioni Alexandria Santorini" che "non avrebbero dovuto mai essere realizzate".
Da parte sua Profumo ha negato che all'orizzonte ci siano nuovi azionisti, ma i contradaioli sanno che si sta muovendo a livello internazionale per trovare qualcuno disposto a cacciare il miliardo di ricapitalizzazione previsto per il 2014.

Dal resoconto degli informatissimi uomini delle contrade non risulta che durante le dieci ore dell'Assemblea sia stato fatto alcun cenno sul misterioso suicidio di David Rossi, il responsabile della comunicazione che all'inizio di marzo si è gettato dalla finestra del suo ufficio al terzo piano di Rocca Salimbeni. Su quella triste vicenda è sceso il silenzio, ma il personaggio era troppo noto negli ambienti senesi per essere dimenticato. Questo spiega la ragione per cui qualcuno ieri avrebbe voluto capire se la Procura e il pubblico ministero Nicola Marini che per primo trovò il corpo senza vita del giovane manager, sono arrivati a qualche conclusione.

Poco dopo la tragedia Beppe Grillo, il grande assente dell'Assemblea, pose interrogativi inquietanti del tipo: "l'hanno buttato?", e per scaldare ancora di più l'attenzione sulla banca disastrata e sui manager infedeli aggiunse: "chi sarà il prossimo?".

Per i contradaioli che ricordano il povero David Rossi come un uomo assolutamente sicuro dei suoi atti e del suo potere, la vicenda non è affatto chiusa come non c'è spiegazione al foglietto che il suicida Rossi avrebbe scritto prima di lasciare gli occhiali e il cellulare sul tavolo dove pare si leggesse: "...ho fatto una cazzata...". Non c'è alcuna morbosità da parte dei contradaioli, ma solo un desiderio di verità e trasparenza pari a quello invocato ieri da Profumo per dare una svolta con il passato.

Nella sua infinita miseria Dagospia ha raccolto tra i bar di piazza del Palio una versione della tragedia secondo la quale la "cazzata" sarebbe consistita nel mantenimento da parte di Rossi di rapporti indiretti con Mussari e Vigni anche dopo l'arrivo al vertice della banca del tandem Profumo-Viola. Secondo questa versione ,che va presa con tutte le riserve e sulla quale l'ultima parole spetta soltanto ai magistrati, Rossi avrebbe commesso la leggerezza di fare da anello tra i due banchieri decapitati (Mussari, Vigni) parlando con loro non in maniera diretta, ma attraverso i rispettivi avvocati.

La notizia di questi movimenti sarebbe arrivata rapidamente alle orecchie di Profumo che senza prendere una decisione definitiva avrebbe fatto capire al giovane manager che la sua esperienza a MontePaschi era arrivata al capolinea.
Un capolinea di sangue.


2- CATRICALETTA TORNA CATRICALÀ: ENRICO GLI HA PREFERITO PATRONI GRIFFI A PALAZZO CHIGI. ORA O TORNA NELLE AUTHORITY (TRASPORTI) O SI APRE UN SUO STUDIO LEGALE

Mentre la moglie di Corradino Passera , Giovannona Salza, sta leggendo al marito il libro "E adesso pover'uomo" dello scrittore tedesco Hans Fallada, c'è un esodato dal Governo che rifiuta l'idea di andare in pensione.

È Tonino Catricalà, il magistrato calabrese che fino all'altro ieri era sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Con la solita perfidia che fa godere i palazzi romani Dagospia l'aveva soprannominato "CatricaLetta" per sottolineare la contiguità di Tonino con il Gran Ciambellano del Cavaliere,zio del nuovo Premier.

Adesso l'acronimo "CatricaLetta" non è più utilizzabile perché il nipote presidente del Consiglio ha licenziato il 61enne giurista preferendo Filippo Patroni Griffi, l'altro magistrato napoletano, classe 1955, che proviene da una famiglia aristocratica di origini campane e ha un curriculum quasi simile per valore a quello di Catricalà.

Per quest'ultimo la nomina di Patroni Griffi ha il sapore amaro di uno schiaffo perché il suo successore a Palazzo Chigi è l'uomo con cui si è scontrato duramente nell'ottobre dell'anno scorso quando saltò fuori dalla testa di Catricalà l'idea di un supercommissario contro la corruzione.

Di questo progetto Patroni Griffi era totalmente all'oscuro e lo apprese nel bagno della sua casa mentre faceva la barba. La reazione rischiò di provocare un taglio alla carotide, ma alla fine l'idea del supercommissario fu rapidamente archiviata. Da quel momento i rapporti tra Monti e Catricalà si raffreddarono sensibilmente e presero a circolare le voci sulla voglia di sganciarsi da quel ruolo di grand commis trasversale che aveva esercitato con grande abilità.

Ad aggiungere dubbi si aggiunse anche il malessere di Tonino per il misero stipendio riconosciuto dal Governo. Nei cinque anni in cui ha lavorato all'Authority della Concorrenza si è portato a casa uno stipendio lordo di 450mila euro l'anno e non si può dire che sia un uomo con le pezze al culo. Il percorso professionale e politico gli ha consentito di avere sei immobili, due terreni in Calabria, una barchetta, una Mercedes e 20mila euro in bot che messi tutti insieme hanno portato a 740mila euro lordi la cifra indicata nella dichiarazione dei redditi di due anni fa.

Da parte sua anche Patroni Griffi non è un barbone:cinque fabbricati di cui uno con vista sul Colosseo affittato per 2mila euro, 3 auto, una moto e 350mila euro investiti in attività finanziarie. Dopo le dichiarazioni di ieri sul taglio degli stipendi ai ministri che hanno creato sgomento nella compagine di governo, Patroni Griffi non sa ancora se riuscirà a mettere insieme il pranzo con la cena, mentre Catricalà ha le idee molto chiare.

Ne ha parlato con la moglie nella pizzeria vicino a piazza Mazzini ed entrambi sono arrivati alla conclusione che bisogna mettere da parte il dispiacere e recuperare un po' di sostenibilità finanziaria.

Le strade sono due: aprire uno studio legale per gestire grandi clienti con problematiche complesse, oppure rinfrescare i rapporti con Gianni Letta per ritornare nel giro delle Authorithy. In questo caso l'obiettivo è già stato individuato nell'organismo Regolatore dei Trasporti dove con la sua abilità consumata il nuovo CatricaLetta potrebbe mediare tra Mauro Moretti e Luchino di Montezemolo patron di Ntv.

3- DOPO L'EMORRAGIA DI MANAGER, IL NUOVO GOVERNO È L'ULTIMO SALVAGENTE PER L'EXPO 2015
Quando il neopresidente del Consiglio ha parlato ieri dell'Expo 2015 negli uffici dove si sta organizzando la kermesse mondiale è esploso un lungo applauso.
I manager stanno spolverando le scrivanie perché Enrico Letta ha dichiarato che dopo aver reso omaggio alla Merkel, Hollande e Barroso, salirà a Milano per dare la sua benedizione a Giuseppe Sala, il manager bocconiano che da giugno 2010 ricopre l'incarico di amministratore delegato di Expo 2015 e senza alcun dubbio sarà nominato supercommissario con pieni poteri.

In questo modo si dovrebbe mettere fine alle incertezze e alle ombre che negli ultimi tempi hanno gravato sull'evento per il quale è previsto l'arrivo di 20 milioni di visitatori. E Giuseppe Sala che ha iniziato la sua carriera in Pirelli per poi passare in Tim, Telecom, Nomura, fino a diventare il city manager del Comune di Milano, potrà godere della copertura di Letta che ha frequentato durante i seminari estivi del think tank "VeDrò".

Ed è probabile che si interrompa l'emorragia di manager che negli ultimi tempi hanno lasciato il baraccone dell'Expo. La lista dei transfughi è molto lunga e comprende la fuga di Luciano Graziotti (ex-Brembo e Pioneer) che curava le risorse umane, Shelly Sandall, la bionda arruolata per il marketing, e altri che non hanno creduto alla sfida ambrosiana. L'ultimo ad uscire è stato Valerio Zingardi, il responsabile per le Tecnologie informatiche dell'Expo che ha preceduto di pochi mesi l'esodo di Renato Carli, un uomo che Lucio Stanca aveva arruolato per dirigere la finanza.


4- SBARCANO I FRANCESI NELLE TELECOMUNICAZIONI ITALIANE

Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che al lungo elenco delle aziende straniere interessate al mercato italiano delle telecomunicazioni, sta per aggiungersi una società francese.

Non si tratta di France Telecom, ma di Exton Consulting, una società di consulenza strategica nata nel 2006 a Parigi che vuole sfondare nel settore dei servizi digitali applicati alle banche e alle assicurazioni. Da poche settimane il Gruppo francese con circa 100 consulenti ha aperto una filiale a Milano che è gestita da Salvo Vitale, un manager siciliano proveniente da Value Partners con alle spalle un impressionante curriculum. I francesi sono convinti che le banche italiane abbiano bisogno del web perché l'internet banking in Italia ha un tasso di penetrazione al 18% contro il 59% della Francia e il 75% della Svezia".

5- LA STAMPA AMERICANA PICCHIA DURO SU MARPIONNE PER IL CALO DEI RICAVI CHRYSLER

Avviso ai naviganti N. 2: "Si avvisano i signori naviganti che questa notte Sergio Marpionne ha dormito male.

Dopo il consiglio di amministrazione che si è tenuto a Detroit e ha messo in luce il calo di ricavi di Chrysler, la stampa americana ha cominciato a picchiargli in testa. Prima di coricarsi ha letto due articoli del "Wall Street Journal" molto critici nei confronti della Fiat e della capacità di competere con i big americani, tedeschi e giapponesi.
Uno dei due articoli era intitolato: "Crescono i guai in Fiat", mentre il secondo: "Fiat si accorge che Chrysler non può essere una panacea".

 

mussari vigni ANTONIO VIGNI GIUSEPPE MUSSARI FOTO ANSAALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA DAVIDE ROSSI grillo arriva al monte dei paschimonte dei paschi di siena Mario Monti e Antonio Catricala Filippo Patroni Griffi Giuseppe Sala ad expo Shelly SandallSalvo-Vitale_exton consultingMarchionne e Obama nella fabbrica Chrysler