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matteo Renzi e lo sceicco Mohammed Zayed Nahyan
Sono proprio incazzati gli arabi del fondo Aabar, primo azionista di Unicredit con il 5%. Più si avvicina la scadenza del rinnovo del consiglio d’amministrazione (entro il 17 aprile vanno presentate le liste) e più danno segni di nervosismo. L’ultimo, clamoroso, è stato il bond convertibile in azioni Unicredit collocato a tempo di record nei giorni scorsi. Aabar ha fatto sapere che intende rimanere azionista di piazza Gae Aulenti anche nel lungo periodo, ma intanto ha mandato un messaggio chiaro agli altri soci e ai vertici della banca: non siamo contenti di come vanno le cose. E i fronti aperti sono almeno due.
Il fondo sovrano di Abu Dhabi non vuole innanzitutto la riconferma del “tedesco” Giuseppe Vita alla presidenza della banca. “Non capiamo che ci dobbiamo fare con un ottantenne”, dicono riferendosi all’ex capo di Allianz, che proprio a fine aprile compie ottant’anni. E aspetta che il veronese Paolo Biasi faccia una sua lista con qualche nome alternativo. Una lista che sarebbe ovviamente in chiave anti-Palenzona, vero uomo forte della banca e vicepresidente uscente.
Ma le critiche degli arabi si rivolgono anche a Federico Ghizzoni (il cui posto di ad non è però in discussione) per la gestione dell’affare Pioneer. Il colosso del risparmio gestito, quest’autunno, è stato fidanzato ufficialmente con gli spagnoli del Santander, preferendo l’istituto basco a Cvc-Cic e ad Advent, ma la fusione viene continuamente rimandata.
Da ultimo, a complicare le cose, è pure venuto fuori che il Santander per il secondo anno consecutivo non ha superato gli stress test della Fed per il mercato statunitense. E certo, pensando al pacco Antonveneta, a qualcuno è venuto in mente un brutto pensiero: quando fanno affari con i cattolicissimi Botin (ora c’è lady Ana al comando) gli italiani non sono mai molto fortunati.
Ultima novità da segnalare in casa Aabar, tanto per cambiare, è la non perfetta identità di vedute sul futuro di Luca Cordero di Montezemolo, vicepresidente della banca e uno dei due consiglieri espressi da Abu Dhabi. Lo sceicco Mohammed Bin Zayed Al Nahyan è amico di Montezemolo e lo ritiene sempre un uomo utile alla causa, ma chi gestisce il fondo in Europa fa notare che come vicepresidente si sarebbe più che altro curato i fatti propri. Montezemolo dovrebbe comunque essere ricandidato, anche se non è detto che ottenga nuovamente una delle quattro vicepresidenze.
E se Vita è nel mirino anche per motivi di età, un altro ottantenne potrebbe presto lasciare il posto. Si tratta del notaio torinese Antonio Maria Marocco, presidente della Fondazione Crt, 81 anni. Al suo posto Fabrizio Palenzona vuole mettere un fedelissimo come Giovanni Quaglia, gran cattolico anche lui, in passato presidente della provincia di Cuneo e oggi consigliere di Unicredit.
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