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Massimo Gaggi per "Il Corriere della Sera"
Dopo Mark Zuckerberg di Facebook e tanti altri «ragazzi d'oro» del web come Sean Parker di Napster, un altro ventenne diventa miliardario. Stavolta tocca a David Karp, il fondatore della piattaforma di «microblogging» Tumblr, che, violando la promessa d'indipendenza fatta ai suoi 138 milioni di utenti unici, ha deciso di vendere la società che ha fondato a Yahoo! per un miliardo e 100 milioni di dollari.
Colpaccio di Marissa Mayer che porta un po' di linfa vitale nei tessuti sclerotizzati di Yahoo!, la più vecchia delle Internet company (è nata nel 1995), sostengono alcuni. Macché, ha strapagato un'azienda nata sei anni fa da un'intuizione di uno studente liceale che l'anno scorso ha realizzato utili per appena 13 milioni di dollari, criticano altri.
Senza contare che Yahoo! non ha esattamente una fama da «principe azzurro».
Nelle acquisizioni precedenti (Flickr, GeoCities e Delicious) il suo è stato, piuttosto, un «bacio della morte»: ricche, vivaci e dinamiche, tra le mani del gruppo californiano queste società si sono rapidamente spente.
Potrebbe succedere anche con Tumblr: la società rimarrà separata e Karp, che continuerà a gestirla per almeno quattro anni, ha promesso di tutelarne l'indipendenza, ma gli utenti sono già in rivolta. E molti tramano una fuga di massa: non credono che Yahoo!, vissuta come un vecchio dinosauro di Internet, rinuncerà a mettere le mani su una società pagata oltre un miliardo.
Ma la severità con cui molti analisti giudicano le scelte di Marissa Mayer, i dibattiti che si aprono su ogni sua mossa, sembrano riflettere soprattutto l'enorme attenzione riservata alla donna manager da quando lei ha fatto la scelta - giustificata in termini di business ma contraddittoria dal punto di vista della filosofia aziendale e con una sua impopolarità di fondo - di abolire la possibilità per i dipendenti di lavorare da casa, collegati via web.
Il telelavoro è parte integrante del modo di operare delle Internet company e aiuta le giovani madri a non interrompere la carriera negli anni in cui devono accudire un bambino appena nato: proprio come la Mayer che, quando è arrivata a Yahoo! era al quinto mese di gravidanza. Ma la Mayer ha cambiato ugualmente le regole perché ha scoperto che, in un'azienda troppo burocratica che ha trovato piena di gente demotivata, il lavoro in remoto finiva per aumentare il distacco, il disimpegno dei dipendenti.
E oggi l'acquisizione di Tumblr, oltre ad aumentare sostanzialmente il numero di utenti raggiunti dal gruppo Yahoo! (il traffico crescerà del 20 per cento e l'«audience» complessiva salirà del 50 per cento, superando il miliardo di utenti complessivi) e a ringiovanire sostanzialmente la clientela del gruppo (nelle fasce 13-18 anni e 18-25 i ragazzi Usa preferiscono Tumblr a Facebook e Twitter), serve alla Mayer proprio per cercare di iniettare il dinamismo e l'entusiasmo della giovane «start up» nel corpo di una società della Silicon Valley che si è lentamente «ministerializzata».
Certo, il prezzo pagato è alto, ma in passato anche gli altri gruppi della Internet economy - da Facebook a Google passando per Microsoft - hanno fatto incetta di «start up» comprando soprattutto blog e «social network» specializzati. E li hanno strapagati anche quando non avevano un «business model» redditizio. Basti pensare al miliardo e 600 milioni spesi nel 2006 da Google per YouTube che per anni ha continuato a bruciare risorse (ma quest'anno genererà 4 miliardi di fatturato e 800 milioni di dollari di utile operativo). O al miliardo speso l'anno scorso da Facebook per la rete sociale di «photo-sharing» Instagram.
I manager di Yahoo! sostengono, poi, che in questo caso quella che è stata comprata è una società che il suo modello di business ce l'ha. Che già oggi raccoglie molta pubblicità ed è in utile: i 13 milioni del 2012 dovrebbero diventare 100 quest'anno anche senza l'ingresso in Yahoo! Col supporto del gigante californiano le prospettive reddituali potrebbero crescere ancora, nel 2014. Sempre che non si inneschi una fuga in massa di utenti giovani (e sospettosi).
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