DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
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Si fa presto a dire Di Maio. Nei palazzi romani sta succedendo uno strano fenomeno: tutti raccontano di aver parlato con Giggino e tanti affermano di parlare in nome e per conto del leader pentastellato di Pomigliano. Ma sarà vero?
Emblematico è il caso di Cdp. La guerra per la riconferma o per la successione dei vertici è in atto da mesi, e finora le mosse sono state quelle dell’immarcescibile Giuseppe Guzzetti, a capo delle fondazioni azioniste (spetta a lui, almeno formalmente, indicare il nome del presidente di Cassa), oppure di qualche boiardo del Tesoro che punta alla poltrona di amministratore delegato che con certezza Fabio Gallia lascerà libera.
Ma nell’ultimo mese, e cioè dalla sera del 4 marzo quando è apparsa chiara la vittoria del movimento cinquestelle alle elezioni, in campo sono scesi diversi figuri che asseriscono di avere il mandato di Di Maio. Il più attivo è il salottiero Luca Lanzalone, avvocato genovese ma con studio a Crema, con amicizie nel Pd ma maglietta pentastellata, che grazie ad un rapporto con Grillo è riuscito a diventare presidente di Acea, la municipalizzata romana in cui dall’arrivo della Raggi in Campidoglio sono i grillini a dare le carte. Beppe lo aveva già usato nella vicenda nuovo stadio della Roma, e lui facendo coppia con l’assessore allo Sport Frongia ha trattato con Pallotta, diventandone così amico che ora lo chiama “il vecchio James”. “Troppo amico”, ha arricciato il naso il duro e puro Paolo Berdini, che non a caso si è dimesso da assessore all’Urbanistica e alle Infrastrutture.
Ma il tarantolato Lanzalone non si è accontentato di essere stato ripagato con la presidenza di una società quotata come Acea, suo primo e fin qui unico incarico rilevante. Sotto l’ala protettrice di Megalò Malagò, l’avvocato Lanzalone ha cominciato a passare le serate nei salotti romani, anche quelli notoriamente da non frequentare. E vedi questo, vedi quello, si è messo di in testa di avere le carte (relazionali) in regola per fottere il posto a Claudio Costamagna.
Sì proprio, la presidenza di quella Cdp a cui Di Maio – questa volta lui in persona, ascoltando i fidi Spadafora e Fraccaro – ha dato l’okay per scendere in campo nella partita Tim contro Bollorè. E sapete chi lo ha convinto di avere chances, fino a fargli gonfiare il petto? La pierre Giada Giraldi.
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