DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
FRANCESCO SALVATORE e MARIA ELENA VINCENZI per la Repubblica
L'occupazione è abusiva. E va avanti, in alcuni casi, da quasi vent' anni. Per di più, lasciare l'immobile di via Napoleone III nella disponibilità di Casapound «consentirebbe la prosecuzione dell'attività criminosa e potrebbe aggravare le conseguenze del reato il quale ha natura permanente».
Per questi motivi, « ben può sottoporsi a sequestro il bene pubblico al fine di impedire il protrarsi dell'illecita occupazione del bene stesso ».
È un provvedimento dettagliato quello con il quale il gip di Roma, su richiesta del pm Eugenio Albamonte, ha disposto il sequestro dell'immobile di proprietà del Miur e sede storica di Casapound che ieri è stato notificato dalla Digos ai 16 indagati e al movimento. Il giudice non ha dubbi che si tratti di un'occupazione illecita: il palazzo è stato trasformato in «residenza abituale ».
Per di più, ad avviso del magistrato, non per necessità. «Nel caso in esame - si legge nel decreto risulta acclarato che l'occupazione dell'immobile da parte dei diversi nuclei familiari si protrae da numerosi anni, in alcuni casi sin dal 2003, e non risultano in atti evidenze di situazioni contingenti che possano integrare un attuale pericolo di un danno grave alla persona». Per due motivi: innanzitutto perché già ne era previsto lo sgombero e poi perché gli accertamenti della finanza sugli occupanti svelano come questi lavorino e percepiscano redditi. Insomma, possono permettersi di vivere anche altrove. Per tutto questo, dopo aver ripercorso la storia dell'immobile, il gip Zsuzsa Mendola, ne dispone il sequestro preventivo.
Quella che non è passata è la contestazione di istigazione all'odio razziale. La procura aveva richiamato una serie di vicende per chiedere che il sequestro venisse disposto anche per questo reato.
Ma per il giudice «non sussistono elementi che consentono di ricondurre ad unità le diverse vicende giudiziarie ai fini della valutazione della sussistenza del delitto di partecipazione ad un'associazione nonché di accertare se le condotte poste in essere, per quanto riprovevoli, siano espressive di ideologie o sentimenti razzisti o discriminatori, ovvero se sussista lo scopo dell'incitamento alla discriminazione anzidetto, per motivi fondati sulla qualità personale del soggetto e non, invece, sui suoi comportamenti e sulla ritenuta assenza di condizioni di parità » .
Tanto basta per far esultare Casapound. Uno degli indagati, Davide Di Stefano, vicedirettore del quotidiano " Primato nazionale", ha commentato: «Per il momento lo sgombero di Casa-Pound è un po' come la "potenza di fuoco" di Giuseppe Conte: una frottola raccontata dai 5 Stelle. Oltre il clamore mediatico creato ad arte in questi giorni sul piatto c'è ben poco: le carte ridimensionano di parecchio gli annunci di Virginia Raggi e l'impianto accusatorio del pm " partigiano" Eugenio Albamonte».
Rimane invece ferma sulle sue posizioni la sindaca Virginia Raggi: «Su Casapound Matteo Salvini sbaglia - il suo tweet - Per noi è una priorità. Ci auguriamo che il Mef ci segua in questa battaglia». E la risposta del ministero dell'Economia, sempre via Twitter, non si è fatta attendere.
« Gentile sindaca Virginia Raggi, come sa, il Mef ha da tempo intrapreso tutte le iniziative per il ripristino della legalità. Ha emesso un'ordinanza di sgombero e ha sollecitato la sua esecuzione che, come noto, spetta alla Prefettura in raccordo con Roma Capitale. Buon lavoro ». Ora la palla passa al Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica al quale spetta, d'accordo con la procura, decidere quando liberare l'immobile di via Napoleone III.
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