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“IN ITALIA I LIBRI NON LI LEGGONO I ‘RICCHI’, MA GLI INSEGNANTI, I PENSIONATI, TUTTA GENTE CHE STA PERDENDO IL SUO POTERE D’ACQUISTO” – ALDO CAZZULLO ENTRA NEL “DIBBBATTITO” SULLA CRISI DEL MERCATO LETTERARIO ITALIANO, SCATENATO SU DAGOSPIA DA UNA LETTERA DI PAOLO DI PAOLO: “IN NESSUN PAESE COME L’ITALIA C’È UNA FORBICE COSÌ AMPIA TRA RICCHEZZA E CULTURA. MOLTI RICCHI NON HANNO CULTURA E MOLTE PERSONE COLTE SONO POVERE, DI DENARO E DI OPPORTUNITÀ. MENO SOLDI ENTRANO NELLE LORO TASCHE, MENO LIBRI SI VENDONO. MA NON FACCIAMOCI TROPPE ILLUSIONI. SIAMO ENTRATI NELL’ERA DELLA RETE…”
Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”
libri - mercato editoria in italia
Caro Aldo, devo ammettere che pur amando i libri, ne compro sempre meno. E leggo sempre meno. Alla fine ho pensato: compro un libro ogni dieci letti della mia libreria, e ho riscoperto autori incredibili. Conclusione: il calo delle vendite dipende anche da me.
Roberto Capaci
I libri hanno prezzi inaccessibili per molte persone, inclusi ebook e libri di autori morti secoli fa che dovrebbero essere rilasciati gratis.
Federica Dani
Risposta di Aldo Cazzullo
una giornata particolare aldo cazzullo 4
Cari lettori, s i discute molto in questi giorni sul tasso di lettura che continua a scendere, sulla crisi del mercato, sul disinteresse del governo e delle istituzioni, sull’assenza di trasmissioni tv sui libri, denunciata in un’interessante lettera a Dagospia da uno dei migliori scrittori della sua generazione, Paolo Di Paolo.
Giovedì a Milano alla libreria Mondadori Duomo l’Associazione dei librai indipendenti, guidata da Paolo Ambrosini, presenta due iniziative: l’Osservatorio sulle librerie e il Manifesto per la lettura, redatto a seguito dell’incontro tra autori e librai al Salone di Torino.
Personalmente non credo che possa essere la politica a salvare i libri. Certo, 18App aveva funzionato. Il vituperatissimo Renzi aveva introdotto una misura che, al di là delle piccole truffe in cui noi italiani siamo maestri, aveva portato qualche libro nelle case dei nostri giovani. L’ammiratissimo governo attuale (mai visto, neppure sotto Berlusconi, un simile tasso di conformismo) l’ha molto limitata. Pazienza.
Neppure D’Alema era d’accordo sulla carta libri per i diciottenni in quanto, mi disse in un’intervista, i figli dei ricchi non hanno bisogno dei soldi dello Stato, tanto i libri in casa li avevano già.
Temo invece che i ricchi spendano i loro soldi per cose diverse dai libri. In nessun Paese come l’Italia c’è una forbice così ampia tra ricchezza e cultura. Molti ricchi non hanno cultura e molte persone colte sono povere, di denaro e di opportunità. In Italia i libri non li leggono i «ricchi», ma gli insegnanti, gli studenti, i pensionati, tutta gente che sta perdendo il suo potere d’acquisto. Meno soldi entrano nelle loro tasche, meno libri si vendono.
libri - mercato editoria in italia
Più in generale, non è che uno comincia a leggere perché glielo dice qualcun altro, sia lo Stato o una trasmissione tv. È vero che ci sono poche trasmissioni dedicate ai libri; anche se il Caffè di Strabioli alla fine si è giustamente salvato. Temo che un programma dedicato solo e dichiaratamente ai libri non funzionerebbe.
È vero che in molte trasmissioni si parla anche di libri. Il meccanismo è più o meno questo: ci emozioniamo, ci indigniamo, ci informiamo; poi, se vi interessa, c’è questo libro per approfondire. A volte funziona.
Ma non facciamoci troppe illusioni. Siamo entrati nell’era della Rete. La gente passa il tempo libero — e a volte pure quello lavorativo — con il telefonino in mano. Se i libri resistono meglio dei dvd, dei cd, dei giornali di carta, è perché sono salvati dal senso del possesso: questa cosa è mia; non tua; mia. Anche per questo gli e-book non hanno sfondato.
Ma fino a quando potrà durare? Quanto la civiltà del libro sopravvivrà alla rivoluzione digitale e all’idea che l’ignoranza non sia un limite cui porre rimedio ma un valore da rivendicare?
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