“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Anticipazione da "Oggi"
«Mi hanno chiesto se avessi mai pensato che potesse finire come è finita. No, non ho mai, mai, pensato che avrei potuto uccidere e non l’ho mai nemmeno desiderato. Sento la vita come qualcosa di sacro che ci viene concesso, non possiamo disporne».
Alex Cotoia (ha cambiato cognome, si chiamava Pompa) ha scritto un memoriale esclusivo su se stesso, la drammatica convivenza con il padre (che maltrattava e rendeva la vita impossibile a lui, la madre e il fratello) e la sua uccisione nel 2020 e lo ha affidato al settimanale OGGI, da domani in edicola con la prima di due puntate.
Il 13 gennaio 2025 la Corte d’Assise d’appello di Torino lo ha assolto dall’accusa di omicidio volontario per aver ucciso suo padre Giuseppe con 34 coltellate la sera del 30 aprile 2020, nella loro casa di Collegno, Torino e lui accetta di raccontarsi come non aveva mai fatto. «Come ho potuto arrivare a uccidere? So solo che diversamente saremmo morti noi», riflette Alex nel lungo scritto in cui ripercorre questi cinque anni, tra processi e sensi di colpa.
alex pompa in tribunale con l avvocato Claudio Strata
«C’è il processo reale, quello dei giudici e poi c’è il mio processo, la voce che mi parla dentro. Io so che il senso di colpa mi inseguirà. Una psicologa mi sta aiutando a combattere la tristezza e la depressione ma c’è ancora tanto casino da sistemare. Ho pensato spesso che sarebbe stato meglio che morissi io, ma sono qui, e non riesco a fare ordine», racconta ancora sulle pagine di OGGI. «A volte provo a rintracciare nei ricordi un’immagine felice, una carezza, un sorriso, una tenerezza di mio padre.
Non c’è. Nella mente arriva sempre la stessa visione: ho circa 6 anni, lui mi accompagna a un allenamento di calcio e io adoro giocare, do il massimo, anche perché se faccio un errore lui si arrabbia. Appena saliamo in macchina lui inizia a rimproverarmi. La sua rabbia è sempre un’escalation: prima urla, poi perde le staffe, poi arriva la violenza. Le botte. Ho sbagliato un passaggio, mi pare, e mio padre non lo sopporta».
E parla della gelosia ossessiva per la madre: «Mio padre appena può va fuori dal supermercato a guardarla dalle vetrine. Lei sta alla cassa e se sorride a un cliente, dopo succede il finimondo... Dopo ogni litigio la obbliga a mandargli sul cellulare un messaggio d’amore o un cuoricino. All’inizio non capiamo, poi è chiaro: se dovesse succedere qualcosa, vuole che risulti quanto fossero una coppia unita…
alex pompa con la madre e il fratello
Quando capiamo che lui si sta costruendo degli alibi, cresce il terrore di morire e, a 16 anni, inizio a registrarlo di nascosto quando grida e ci picchia», ricostruisce Alex. «Con mamma abbiamo imparato a fasciare le contusioni, a curare le ferite in testa, a mascherare con correttore e fondotinta i morsi, i lividi sul collo.
Ci prende spesso per il collo e morde… Io rifiuto di andare in ospedale quando mi ferisce, temo che capiscano e che lui ci uccida pensando che abbiamo fatto la spia... Da sempre quando lui urla ci minaccia di morte: “Se chiamate la Polizia, non arriverà in tempo. Vi farò a pezzi”, grida. Questa frase negli anni ci entra sotto la pelle: non ci salveremo».
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