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Fabio Albanese per la Stampa
I migranti si riprendono tra di loro con i telefonini e le immagini svelano particolari che potrebbero essere utili anche alle indagini delle procure siciliane che da tempo stanno monitorando il fenomeno. I video potrebbero dare corpo ai racconti degli stessi migranti.
«È cambiato tutto da un anno a questa parte, l’impressione è che i trafficanti abbiano aumentato i profitti diminuendo i rischi», dicono investigatori e pm. Per i trafficanti i rischi sono diminuiti, per i migranti sono invece aumentati se è vero che il 2016 è stato l’anno con, in assoluto, più morti, 5083. La conferma di questa nuova strategia potrebbe dunque essere in quella moto d’acqua che naviga a fianco del barchino, la sorveglia e ne indica la rotta verso le navi di soccorso che sono al di là delle acque territoriali libiche.
Il filmato è di poco tempo fa, probabilmente dei drammatici giorni di Pasqua quando le navi di Frontex, della Guardia costiera, della Marina e delle Ong hanno salvato 8300 persone in una cinquantina di interventi. Di solito, i migranti girano questi video per documentare il loro viaggio e per inviarli agli amici e ai parenti in Europa, quasi un messaggio: «Sto arrivando». A volte vengono loro sequestrati durante le operazioni di riconoscimento negli hotspot, se sono utili ad indagini; altre volte i migranti riescono a nasconderli e c’è chi dice che in alcuni casi abbiano provato a rifiutarsi di consegnarli alle forze dell’ordine.
Il barchino avanza nel mare calmo, in una mattinata di cielo terso e sole caldo. Non è sempre così e stavolta sembra una passeggiata. A un certo punto, l’obiettivo punta la poppa della barca: chi è al timone fa segno di non riprenderlo. Sembrerebbe uno scafista «vero», non uno degli stessi migranti a cui poi verrà ceduto il timone in cambio di un passaggio gratis o di uno «sconto» sul prezzo della traversata. Una tecnica che sarebbe avvalorata anche dal fatto che lo scafista lascerebbe l’imbarcazione e salirebbe sulla moto d’acqua che l’ha scortato sin lì. La moto torna in Libia, il barchino prosegue.
Di lì a poco i migranti verranno tutti trasbordati su una nave di Sos Mediterranee-Medici senza Frontiere. Raccontano che sulle navi delle Ong si può festeggiare la fine della tribolazione, mentre così non è sulla navi militari. Chissà se è davvero così. Il telefonino torna in azione e svela altri dettagli di questa traversata tra la Libia e l’Italia. Ma qui il mare non fa paura ed è festa grande, con canti e balli sul ponte, con vestiti nuovi e le coperte sulle spalle. In attesa di sbarcare in uno dei porti del Sud Italia, sulla terraferma, in Europa. Una nuova vita.
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