DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Teresa Fallavollita per www.repubblica.it
Le rubano lo zaino, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, ma lei non demorde e insegue il ladro, fino al recupero della refurtiva: protagonista della rocambolesca vicenda (a lieto fine) Elena Pantaleo, campionessa di kickboxing, che su Instagram denuncia il mancato aiuto da parte delle forze dell’ordine.
Classe ‘96, palermitana d’origine, Elena Pantaleo – membro del Consiglio nazionale Coni – ha già conquistato 3 titoli europei e 3 mondiali. L'ultima impresa, però, non l’ha compiuta sul ring, ma per le strade della Capitale: “L’incredibile storia di come ho recuperato la mia borsa rubata” è il titolo che la stessa ragazza ha scelto per raccontare quanto le è accaduto in zona Termini due giorni fa.
La storia comincia la sera di mercoledì 6 novembre, in piazza della Repubblica: “Ieri, ore 21, ero di fronte al cinema a chiacchierare con il regista e gli attori di un nuovo film di cui avevamo appena visto l'anteprima. Faccio per andarmene e mi accorgo che il mio zaino/valigia che avevo appoggiato al muro pochi metri dietro di noi non c'era più. L'unica altra volta che mi hanno rubato una borsa ero esattamente qui, a Termini, sei mesi fa. Quel giorno ho comprato una decina di AirTag e li ho messi in ogni mia borsa e veicolo per evitare che si ripetesse qualcosa del genere. Quindi guardo l'app e vedo la mia borsa allontanarsi dalla mia posizione".
A quel punto Pantaleo chiede immediatamente aiuto ad alcuni carabinieri in servizio a poca distanza dal gruppo: ma questi, sempre secondo quanto riportato dalla giovane, non solo non l’aiutano attivamente nel tentativo di recupero, ma le chiedono i documenti per identificarla, ostacolando di fatto la sua corsa contro il tempo per non perdere di vista il ladro.
“Mi metto a correre verso tre macchine dei carabinieri che erano esattamente di fronte al cinema – prosegue il dettagliato racconto – Faccio vedere l'app e chiedo se qualcuno potesse venire con me a cercare di recuperare la borsa. ‘Eh, noi possiamo andare con la macchina alla posizione indicata, ma tu non puoi salire con noi e non ci possiamo prendere il tuo telefono per vedere la posizione’ (rispondono i militari, ndr). ‘Ok, ma visto che si sta muovendo se non sono con voi e non avete il telefono non riuscirete a bloccarlo’.
Insisto, capisco che è inutile. ‘Lasciate stare, vado da sola’. ‘No, a questo punto siamo obbligati a intervenire e tu ci devi dare i documenti così ti possiamo identificare’. ‘Mi scusi non mi può lasciare correre all'inseguimento? Dobbiamo per forza perdere 5 minuti preziosi?’. Ebbene sì. E fatta sta utilissima trafila con i carabinieri (che partono con una macchina verso via Torino senza manco darmi un contatto per aggiornarli magari sulla posizione) salgo su un monopattino e mi fiondo a Termini dove intuisco che stava andando la mia borsa”.
Arrivata a due passi dalla stazione, Pantaleo prova a chiedere nuovamente aiuto ai militari presenti: il risultato, però, non cambia. "Chiedo aiuto, di nuovo, all'Esercito che sta lì in presidio permanente. ‘Guardate è proprio lì sotto i portici, lo vedete sull'app? Qualcuno può venire con me ad aiutarmi?’. ‘Eh no, non possiamo muoverci, tu vai da sola quando hai identificato il ladro torna qui e possiamo accompagnarti’. A quel punto vado sotto i portici”. La giovane quindi, dopo aver tolto per precauzione orecchini e bracciali, si avvia verso i portici di via Giolitti, camminando avanti e indietro alla ricerca della sua borsa.
"Guardo tutto, persone per terra, borse, chi cammina, dentro i negozi. Finalmente lo vedo, uno con la mia borsa sulle spalle. Penso di tornare dall'Esercito ma in quei tre minuti necessari potrei perderlo di vista e loro non si rimetterebbero a cercarlo. Quindi mi tengo a distanza, aspetto, lo guardo. Posa la borsa dietro a una colonna, vicino a della gente che dorme, e si allontana. Cammino piano, faccio l'indifferente, la afferro e mi metto a correre col cuore a mille e l'adrenalina sparata fino al cervello”.
Una storia a lieto fine, quindi, ma che ha lasciato alla giovano un retrogusto amaro: “Il tutto è durato 20 minuti, io sono al settimo cielo, mi sento Batman, mi sembra che sia stato l'universo che voleva permettermi di rifarmi quando mi hanno rubato la valigia 6 mesi fa. Fare kickboxing mi ha dato coraggio, gli airtag sono la migliore spesa della mia vita, ogni volta che dico che le forze dell'ordine in Italia sono pessime e andrebbero riformare mi si dice ‘Sì, poi quando ti rapinano chi chiami?’. Eh, infatti, chi dovrei chiamare?”. [...]
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