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Simona Voglino Levy e Antonella Luppoli per “Libero Quotidiano”
Shhhh, zitti tutti. Anzi: zitti e Mosca (Urss o Putin, fate vobis). Viale Mazzini è un po’ rococò, stile Palazzo d’inverno. Anche se fuori impazza l’estate. Pare che nel quartier generale del Servizio pubblico, proferire verbo senza il sì del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto sia sconsigliato.
A dirlo è una nota aziendale, protocollata lo scorso lunedì 25. L’ammonimento è composto e il suo contenuto è cosa nota ai dipendenti sin dalla firma del contratto, va detto. Ma tant’è: son stati nuovamente avvisati. «Oggetto: dichiarazioni agli Organi di informazione e altre dichiarazioni pubbliche ».
A piè di pagina, la firma del numero uno della Rai, come si legge anche sul sito di Prima Comunicazione. Il contenuto dell’avviso è inequivocabile: «(...) sulla tematica delle dichiarazioni rese ad Organi di informazione a commento di - o comunque in relazione a - fatti o decisioni del Gruppo (...) si rammenta che ogni dichiarazione al riguardo è di competenza esclusiva del Consiglio di Amministrazione, del Presidente e del Direttore Generale».
Si sottolinea inoltre che «l’unico soggetto legittimato a divulgare comunicati ed informazioni aziendali è la struttura Relazioni con i Media della Direzione Comunicazione, Relazioni Esterne, Istituzionali e Internazionali».
Lo si ricorda, guarda caso, proprio quando sulle pagine dei quotidiani campeggiano tutti gli stipendi dei dipendenti della baracca statale in questione. Ma quelli pesanti, sopra i 200mila euro. Esempi? Per il 2016,
Mammina Rai deve 650mila euro al Direttore generale in carica, 390mila ad Antonio Marano, capo di Rai pubblicità, 360mila all’ex direttore di Rai1 Giancarlo Leone.
Insomma, proprio mentre il contribuente che paga il canone - new entry nelle voci di spesa della bolletta elettrica - ha la possibilità di sapere come viene usata una parte dei suoi quattrini, la tv di Stato ribadisce ai suoi che «(...) ogni lavoratore (subordinato o autonomo, in coerenza con quanto previsto dagli specifici accordi contrattuali) deve astenersi scrupolosamente, e con riferimento a qualsiasi contesto pubblico o aperto al pubblico, incluse testate on line, blog, social network, eccetera dal: rilasciare interviste non autorizzate (…), commenti o assumere prese di posizione personali su notizie e/o fatti aziendali (…); divulgare informazioni aziendali riservate senza preventiva autorizzazione».
Si aggiunge: «La Direzione Risorse Umane e Organizzazione è incaricata di monitorare l’applicazione e l’aggiornamento delle presenti disposizioni (...), ogni violazione (...) sarà valutata per i profili di carattere disciplinare ».Q uindi, gli immancabili distinti saluti di Campo Dall’Orto.
In poche parole, nessuno può dire- fare- scrivere- cinguettare senza il nulla osta dei piani alti. Tutto lecito. Qualcuno la chiama fedeltà al datore di lavoro, altri deontologia, c’è chi scomoda perfino l’etica. Nessuna sorpresa. Anche se, fosse successo altrove, si sarebbe gridato allo scandalo.
CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI
La Rai,dopo aver recentemente presentato palinsesti che hanno ridotto all’osso l’informazione ed eliminato i luoghi di confronto, chiede ora direttamente il silenzio.
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