giulio regeni

FAIDE D’EGITTO - SUL CASO REGENI, È IN CORSO UNO SCONTRO TRA LA PROCURA GENERALE (VICINA AD AL SISI) E IL MINISTERO DELL’INTERNO - L’INCONTRO A ROMA CON LA DELEGAZIONE DEL CAIRO SLITTA A GIOVEDÌ - GLI EGIZIANI PROMETTONO UN DOSSIER DI DUEMILA PAGINE (IN CUI CI SARÀ TUTTO TRANNE LA VERITÀ)

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Carlo Bonini per “la Repubblica”

 

REGENIREGENI

Non c’è una sola mossa limpida nel caso Regeni. E nulla di quanto continua ad arrivare dal Cairo ha il pregio di sottrarsi all’ambiguità. Dunque, persino la più annunciata e in qualche modo più “agevole” delle tappe di questo calvario cominciato il 3 febbraio — l’incontro a Roma tra la delegazione investigativa egiziana e i nostri inquirenti — diventa, a dispetto dell’enfasi di cui è stata caricata, un’ennesima pantomima.

 

Che tradisce l’infernale scontro che si sta consumando almeno a partire da metà marzo tra gli apparati egiziani, con la Procura generale, longa manus di Al Sisi (o almeno presentata come tale) ormai apertamente osteggiata e sconfessata, in ogni sua iniziativa, dal Ministero dell’Interno.

 

giulio regeni paola regenigiulio regeni paola regeni

Accade infatti — e come anticipato da Repubblica — che l’incontro di oggi 5 aprile con i pm romani e gli investigatori di Ros e Sco, resti prima in dubbio fino alla notte di domenica scorsa, per poi essere posticipato a giovedì 7 e venerdì 8. Uno slittamento necessario a trovare un equilibrio nella composizione della delegazione egiziana. In ragione di un’unica urgenza che, come appare chiaro dai nomi che vengono comunicati al nostro Paese, è soltanto quella di fare in modo che i due apparati protagonisti di questa vicenda (Procura generale e Ministero dell’Interno) possano essere messi nelle condizioni di controllarsi a vicenda e, se necessario, annullarsi.

PASSAPORTO DI GIULIO REGENI PASSAPORTO DI GIULIO REGENI

 

A Roma — comunica ieri il Cairo di buon mattino — arriveranno infatti due magistrati e tre alti dirigenti della Sicurezza egiziana. Con Mostafa Soliman, procuratore generale aggiunto, e Mohamed Hamdy El Sayed, procuratore dell’ufficio di cooperazione giudiziaria internazionale, saranno il generale Adel Gaffar, dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale (il Servizio segreto civile che, come ha documentato l’inchiesta di Repubblica, monitorò Giulio), Alal Abdel Megid, brigadiere generale dei Servizi centrali della Polizia egiziana e Mostafa Meabed, vicedirettore di quella Polizia criminale del governatorato di Giza che avvallò l’ipotesi dell’incidente stradale per la morte di Giulio e il cui capo ha alle spalle una condanna per torture.

 

REGENI AL SISI REGENI AL SISI

Poi, a sera, un’improvvisa marcia indietro, comunicata da “fonti del Ministero dell’Interno” all’agenzia di stampa Reuters, secondo le quali nessuna delegazione arriverà né il 7, né l’8, «perché l’incontro è spostato sine die». Seguita, ad horas, da una smentita del ministero della Giustizia. Che al contrario conferma: «La delegazione sarà a Roma giovedì, come previsto».

 

' PER REGENI (ANSA)' PER REGENI (ANSA)

Con queste premesse, si può facilmente immaginare quali aspettative concrete coltivino i nostri inquirenti sul dossier e sulle intenzioni con cui la delegazione egiziana sbarcherà a Roma. Dossier dicui, per altro, la stampa del Cairo continua a scrivere in termini iperbolici. Per ultimo, ieri, il quotidiano Al Shoruk, che annuncia un incarto di «duemila pagine» ricco di, «foto e risultanze di sopralluoghi». Lasciando per altro brillare, ancora una volta, l’assenza degli unici atti insistentemente chiesti dalla Procura di Roma: tabulati e sviluppo delle celle telefoniche in corrispondenza dei luoghi in cui Giulio Regeni è stato sequestrato (Dokki) e quindi ritrovato cadavere (quartiere 6 ottobre).

 

renzi al sisirenzi al sisi

Del resto, segnali della fibrillazione egiziana sono state nelle ultime ore anche l’iniziativa dell’avvocato Sherif Gadullah, leader del movimento “Avvocati rivoluzionari”, che ha denunciato alla Procura generale del Cairo l’ex ministro della Giustizia Ahmed Al Zend, per aver «omesso di comunicare quanto a sua conoscenza sul caso Regeni», nonché la decisione dell’Eni di tornare pubblicamente sulla vicenda con il suo amministratore delegato Claudio De Scalzi. Nel ribadire la «solidarietà con la famiglia», De Scalzi ha detto: «Sono cose che ci inorridiscono. E non perché sia coinvolto un cittadino italiano, ma perché questo non succeda più a nessuno. Noi siamo per i diritti umani e per fare chiarezza. L’Egitto è un Paese amico a cui conviene per primo fare chiarezza » .

 

 

al sisial sisi