MA CHI CE LA (A)MANDA? LA POVERA KNOX HA PAURA DELL’ITALIA (HA RAGIONE!)

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Da "La Stampa.it"

«Ho paura di tornare in Italia». Amanda Knox sembra non aver alcuna voglia di tornare nel nostro Paese per affrontare il processo che ancora pende a suo carico. Secondo le anticipazioni dell'ennesima intervista tv, in onda in prime time sulla Cnn, la giovane di Seattle si scaglia senza mezzi termini contro il sistema giudiziario italiano, definendo l'impianto accusatorio «assurdo».

E se la prende perfino con un certo clima dell'opinione pubblica italiana, che lei percepisce essere molto ostile nei suoi confronti: «In Italia - affonda Amanda - la gente pensa che io sia arrogante, visto che sto qui, negli Stati Uniti, a presentare un libro e difendermi. Trovo tutto ciò prima di tutto incredibilmente ingiusto, perché ho il diritto di difendere me stessa. E poi nessuno può chiedermi di stare zitta. Allo stesso tempo però - prosegue Amanda - voglio provare agli italiani che a me interessa cosa sta succedendo».

Detto questo, in attesa che chiarisca cosa intende fare in futuro, Amanda ribadisce che con la morte di Meredith non c'entra nulla, attaccando duramente la magistratura italiana: «È incredibile che malgrado l'assoluta mancanza di alcuna prova che dimostri il mio coinvolgimento con l'assassinio, io debba essere ancora sotto giudizio sulla base di aspettative definite non realistiche e non ragionevoli su come una giovane donna avrebbe dovuto reagire a una quella situazione orribile. Nessuno - sottolinea la ragazza - sa come chi mi accusa avrebbe reagito a una situazione così drammatica, se solo fosse capitata a loro».

Insomma, secondo lei, tutte le critiche sul fatto che avrebbe reagito in maniera fredda circa la morte della sua compagna di stanza, sono profondamente ingiuste: «Ho pianto, mi sono arrabbiata, ho avuto paura. Sono queste tutte le cose che ci sono state, che ho mostrato all'esterno, che mi sono uscite fuori».

Quindi ribadendo la sua totale estraneità ai fatti, dice sempre più decisa: «Non ci sono prove contro di me, non ero presente alla scena del delitto». La teoria degli inquirenti, secondo cui dietro la tragedia ci sarebbe stato un gioco erotico finito male, è a suo dire semplicemente «assurda». «Nessuno mi ha mai accusato di aver preso parte a attività sessuali deviate. Nessuna delle mie campagne di camera, nessuno dei miei amici, nessuna delle persone che conobbi là. Tutto ciò - conclude Amanda - è solamente venuto fuori dagli inquirenti e dall'accusa».

 

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