1. ‘’UNA CASA EDITRICE NON È MENO INQUINANTE DELL'ILVA DI TARANTO, ANZI: PIÙ SEMINA IGNORANZA E LUOGHI COMUNI, PIÙ SI SENTE IMPRENDITORE ALL'ALTEZZA DEI TEMPI, TOSSICI’’ 2. “LO STREGA? QUEST'ANNO MANCAVA SOLO IL CALENDARIO DI FRATE INDOVINO” 3. ‘VOGLIO SPENDERE UNA PAROLA IN FAVORE DEL ROMANZO DI WALTER SITI DI CUI HO LETTO CON RACCAPRICCIO LE PRIME VENTI PAGINE: ILLEGGIBILE ANCHE COME SCENEGGIATURA. IO NON L'AVREI PUBBLICATO NEMMENO DIETRO FALSO NOME. MERITA DAVVERO DI VINCERE, COSÌ METTEREMO UNA CROCE ANCHE SULLO STREGA E AMEN”

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Da "Librerie.Coop.it"

In un momento come questo, di crisi economica, sociale e politica che cosa può rappresentare l'uscita di un libro atteso come il suo?
E che ne so? Poi chi l'ha detto che era atteso? Io non me ne sono accorto.

Come ha detto in un'intervista, questo libro voleva esser scritto e dopo una lunga gestazione è nato. Adesso cosa immagina succeda a El especialista de Barcelona per il mondo?
Se c'è uno che non fa proiezioni sono io, proprio perché mi faccio paura tanto le azzecco tutte. Mi attengo a un principio di realtà condivisa, non mi piace strologare. Immagino che succederà quanto è successo ai precedenti: o il silenzio o pessime traduzioni.

Gli editori internazionali sono come quelli nazionali: a caccia di etichette colorate per la stessa feccia sentimental-doloristica con un lessico ridotto ai minimi termini: il papà, la mamma, l'aborto, un po' di figa e un po' di omelia e di droga, un commissario il cui nome finisca in -ano, il gay bravo e buono ma che alla fine deve morire o, per bene che gli vada, divorziare da un uomo per sposarsi con una donna o, peggio, adottare un minuto cingalese di quarant'anni spacciatosi per quattrenne e tale creduto in buona fede, la coppia e i suoi problemi di tiratura, le domande senza risposta...

senza risposta intelligente perché sono le domande a essere cretine e formulate da cretini... e perciò il rassicurante imbuto della fede, l'inseminazione addirittura naturale, come se non fossimo già abbastanza a dilaniarci dilaniando la Terra.

Una casa editrice non è di solito meno inquinante dell'Ilva di Taranto, anzi, se ne fa un punto d'onore: più semina ignoranza e luoghi comuni, più si sente imprenditore all'altezza dei tempi, tossici. Il problema è che, come occorrerebbe rompere il cartello delle banche, bisognerebbe smetterla con certa imprenditoria da rapina ormai non più ecosostenibile, pena la scomparsa fin troppo vicina dell'umanità.

Spero tuttavia ci sopravvivano i topi, loro se lo meritano in pieno, è una specie socialmente di unica magnificenza democratica e politicamente altruista in costante evoluzione anche senza o malgrado la tecnologia di domattina all'alba. Niente può la scienza e niente può l'economia senza l'etica civile come fondamento del patto sociale. Lo dico non certo come romantico buontempone, ma come esperto di Realpolitik.

Che cosa significa per Lei partecipare al Premio Strega e quali tra i libri vincitori delle precedenti edizioni l'ha colpito ed ha letto avidamente?
E chi se li ricorda? Parliamo di quelli di questa edizione, per favore, non svicoliamo. A parte il fatto che quest'anno mancava solo partecipasse il Calendario di Frate Indovino, che resta glorioso e a cui va tutta la mia gratitudine da quando ero bambino in una casa senza nient'altro da leggere, non c'è un solo titolo che sia di per sé invitante, mi sembrano fogli morti standard per figli nati vecchi e rimasti infantili, quindi non ci sarà che l'imbarazzo della scelta: ovunque il premio cadrà, cadrà a fagiolo e sul sicuro, anzi, proprio sul manico del premio.

Siccome in estetica non esiste la pubblicità negativa, voglio spendere una parola in favore del romanzo di Walter Siti di cui ho letto con raccapriccio le prime venti pagine: non che gli altri siano capolavori, ma questo è proprio mancato, diciamo pure non scritto, illeggibile anche come sceneggiatura. Io non l'avrei pubblicato nemmeno dietro falso nome. Merita davvero di vincere, così metteremo una croce anche sullo Strega e amen.

 

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