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CHIESTA L’ARCHIVIAZIONE PER TIZIANO RENZI – IL PADRE DELL’EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ERA ACCUSATO DI TRAFFICO DI INFLUENZE IN UNO DEI FILONI DELL’INCHIESTA CONSIP. RISCHIANO INVECE IL PROCESSO L’EX MINISTRO LOTTI, L’EX COMANDANTE DEI CARABINIERI DEL SETTE E IL GENERALE DELL’ARMA SALTALAMACCHIA
La Procura di Roma, che ha chiuso la maxi indagine sul caso Consip, ha chiesto l'archiviazione per Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio, accusato di traffico di influenze in uno dei filoni dell’inchiesta. Rischiano invece il processo figure di primo piano della politica e dell’esercito, come l'ex ministro dello Sport Luca Lotti (favoreggiamento), l'ex comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette (rivelazione di segreto d'ufficio) e il generale dell'Arma Emanuele Saltalamacchia (favoreggiamento).
Procedimento in vista anche per l'imprenditore Carlo Russo (millantato credito), Filippo Vannoni (favoreggiamento) e per l'ex maggiore del Noe, Gian Paolo Scafarto (rivelazione del segreto e falso). Per quest'ultimo c'è anche l'accusa di depistaggio assieme all'ex colonnello dell'Arma, Alessandro Sessa.
Inchiesta iniziata nel 2016
A tirare in ballo l'ex ministro Lotti e il generale Saltalamacchia era stato l'ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che nel dicembre del 2016 riferì ai magistrati di aver saputo da loro che era in corso un'indagine sulla società inducendolo a far bonificare il suo ufficio dalle microspie messe dai Carabinieri del Noe. In particolare, secondo i Pm, «Lotti avrebbe rivelato all’epoca ad di Consip, Marroni, l’esistenza di una indagine penale che riguardava organi apicali passati e presenti di quella società e in particolare una attività di intercettazione elefonica su una utenza in suo uso». Anche il generale Saltalamacchia, secondo i magistrati, avrebbe invitato Marroni alla cautela nelle comunicazioni a mezzo telefono. Quanto a De Sette, avrebbe rivelato all'allora presidente Consip, Luigi Ferrara, che c'era una indagine in corso sull'imprenditore Alfredo Romeo con l'invito ad essere cauto nelle comunicazioni.
Il coinvolgimento di Tiziano Renzi
Sempre secondo l’accusa, il presidente all'epoca dei fatti di Pubbliacqua, società partecipata del Comune di Firenze, Filippo Vannoni che è accusato di favoreggiamento, avrebbe rivelato in più occasioni a Marroni che «c'era una indagine della magistratura». Per l’imprenditore Russo l’accusa è di millantato credito presso l’allora direttore generale del patrimonio Inps, Daniela Becchini, l’allora ad di Grandi Stazioni, Silvio Gizzi, l'ex sindaco di Sesto San Giovanni, Monica Chittò e dello stesso Marroni «facendosi promettere da Romeo 100mila euro come prezzo della propria mediazione». Inoltre avrebbe garantito a Romeo, millantando, di potere arrivare all'ex ad Marroni «anche per il tramite di Tiziano Renzi» per fare ottenere all'imprenditore napoletano «stabili vantaggi nell'aggiudicazione a favore della Romeo Gestioni spa delle procedure di evidenza pubblica indetta dalla Consip». A tal fine «Romeo prometteva ulteriori utilità» a Russo «nella misura di 5mila euro ogni due mesi per lo stesso e 30mila euro al mese asseritamente destinati a Renzi».
TIZIANO RENZI ALLA FESTA DELL UNITA DI RIGNANO -3
saltalamacchia nardella
SALTALAMACCHIA RENZI
TIZIANO RENZI MATTEO RENZI SERRACCHIANI
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