DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"
Alla fine di una giornata di passione, fatta di colpi bassi tra alleati - FdI e Lega - di trattative febbrili, di accuse reciproche tra partiti di maggioranza che si dividono al momento del voto, in Parlamento viene approvata una faticosa mediazione sul contestato provvedimento del coprifuoco.
Dopo una certosina riformulazione del testo (scritto dalla Pd Serracchiani) per mettere d'accordo tutti i partiti di maggioranza e anche il premier Draghi consultato dal ministro D'Incà che teneva le fila, è stato infatti accolto dal governo un ordine del giorno a prima firma Giorgio Silli, di Cambiamo, in cui si impegna l'esecutivo a «valutare nel mese di maggio, sulla base dell'andamento del quadro epidemiologico oltre che dell'avanzamento della campagna vaccinale», le «decisioni prese» nell'ultimo decreto Covid e anche i «limiti temporali di lavoro e spostamento», ovvero il coprifuoco.
Di fatto, si mette nero su bianco quello che il governo aveva lasciato intendere tra le righe: se i dati lo permetteranno, verrà ridotto il coprifuoco, ma per arrivarci è servita una sfida all'ultimo sangue tra Meloni e Salvini e un braccio di ferro durissimo nella maggioranza.
L'ostacolo da superare infatti erano i due odg presentati da FdI - uno per l'abolizione del coprifuoco, l'altro per spostarlo alle 24 - che costringevano Lega e FI a votarli o a sconfessare le loro stesse posizioni, sostenute anche dai renziani. Per ore dal governo si è cercata la formula per trovare un'intesa ma senza dare «bandierine da sventolare» a Salvini.
MATTEO SALVINI E IL COPRIFUOCO BY ALTAN
Alla fine, ne è uscito un testo che nella sostanza accontenta tutti, ma con un prezzo da pagare: la maggioranza al voto infatti si è spaccata. Perché mentre Pd, M5S e Leu hanno votato contro gli odg di FdI, Lega e FI (con una mossa in cui si sono autodefiniti «centrodestra di governo», ufficializzando l'asse) non hanno partecipato al voto, evitando così lo strappo totale.
Il che permette a Salvini di attribuirsi una vittoria, alla Meloni di denunciare l'accordo al ribasso, in attesa del voto di oggi sulla mozione di sfiducia a Speranza. «Questo voto significa che la Lega non fa i capricci ma rappresenta l'esigenza di milioni di italiani», canta vittoria Salvini, dando una stoccata all'alleata: «Stare al governo significa poter incidere. Se fossi all'opposizione potrei protestare e lamentarmi ma non potrei incidere. Noi siamo leali, sbaglia chi vuole buttarci fuori. Draghi si fidi».
La Meloni grida al tradimento: «Assurdo! Mentre FdI ha votato per abolire questa misura irrazionale e liberticida, tutti i partiti di maggioranza hanno votato a favore o non hanno partecipato al voto. Da non crederci...». Una sfida che fa infuriare Pd («È infantilismo politico la gara a chi si intesta le riaperture», dicono dal Nazareno) e M5S: «Non c'è alcuna vittoria politica da sbandierare.
È come abbiamo sempre detto in cabina di regia, si seguono i dati», dice il ministro Stefano Patuanelli. Faticosamente insomma si va avanti, con il governo che intanto, per evitare l'ostruzionismo di FdI, decide di porre la prima fiducia dalla sua nascita: sarà sul decreto legge che differisce all'autunno le amministrative di primavera.
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