RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Andrea Ossino per repubblica.it
Sono stati travolti dall'inchiesta che ha fermato le due bande di pusher che vendevano "Droga di Hitler" per permettere a un esercito di extracomunitari di lavorare nelle case dei romani senza accusare fame e stanchezza. Sono finiti a processo anche per aver fatto affari con il Ghb, la droga dello stupro.
E adesso corrono ai ripari. Ventinove delle trentadue persone coinvolte nell'indagine condotta dal pm Giulia Guccione, hanno infatti scelto di essere giudicate con rito abbreviato, una scelta che comporta la riduzione di un terzo dell'eventuale condanna che potrebbe essere emessa. E non è escluso che molti di loro scelgano di patteggiare la loro pena.
Tra i nomi degli indagati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato c'è anche quello di Claudia Rivelli, la sorella 71enne dell'attrice Ornella Muti, che dichiarato di aver acquistato le nuove droghe per inviarle al figlio che, in Inghilterra, "le usa per pulire la macchina". Assistita dall'avvocato Teresa Mercurio, il prossimo 6 luglio sarà costretta a sedere nel banco riservato agli imputati, in un'aula del tribunale di piazzale Clodio.
Stessa sorte per Denny Beccaria. Dalla sua casa di via Coriolano, in zona Tuscolana, il trentaduenne romano coordinava la vendita delle sostanze, inclusa la droga dello stupro. "Il Ghb viene acquistata come droga dello sballo. Si diventa euforici, ci si sente leggeri e si dimentica anche dove ci si trova. Si associa spesso anche all'assunzione di Shaboo e Yaba, droghe molto in ascesa soprattutto dal Covid in poi", aveva spiegato il maggiore Fabio Valletta, della compagnia dei carabinieri di Roma Centro.
A processo, con rito abbreviato, anche il braccio destro del capo, la zarina del ghb, Clarissa Capone, che non sapendo di essere intercettata, aveva rivelato la sua storia con la "famiglia romana": "Calcola che quando ci stava il Festival del Cinema io là ci andavo con lo zainetto pieno... cioè ci stavano giornalisti... cioè ci stava di tutto e di più... e da là poi so... sono arrivata ad un politico...da che ti fai il giornalista la voce si espande, la voce è arrivata pure all'assistente del politico...".
Sarebbero stati proprio Clarissa Capone e Danny Beccaria a vendere "sostanza stupefacente del tipo cocaina a S.M. che la ordinava anche per conto di Tommaso Cerno", il parlamentare, si legge nel decreto di giudizio immediato. L'episodio si riferisce al 9 settembre del 2019, quando 930 euro di polvere bianca sarebbero finite nelle mani dell'onorevole. Un'altra vendita sarebbe avvenuta tre giorni dopo.
A processo andrà anche l'esercito di persone che ha comprato ingenti quantità su internet, almeno secondo i pm. Tutte accuse che i legali degli imputati, dall'avvocato Teresa Mercurio fino al collega Domenico Naccari passando per i penalisti Giuseppe De Nicola e Sabrina Visone, proveranno a smontare in aula.
CLAUDIA RIVELLIDROGA DELLO STUPRO SEQUESTRATA ROMA
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