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Carole Hallac per “la Stampa”
Lena Dunham aveva solo 23 anni quando propose la serie Girls al network televisivo HBO, lo stesso di Sex and the City . Se la trama, le vicende di quattro amiche a New York, è familiare, i soggetti hanno pochi punti in comune. Niente carriere di successo, Manolo Blahnik, e cocktail nei locali chic di Manhattan come Sarah Jessica Parker e amiche.
Le ragazze di Girls , ora alla sesta e ultima stagione, vivono a Bushwick, un quartiere emergente di Brooklyn, si vestono in abiti vintage, e sono perse nella dura realtà post universitaria. Senza glamour né certezze, sono in quel tratto tra adolescenza e vita adulta con il quale la generazione dei millennials si è riconosciuta.
Anti eroine Le protagoniste Hannah (interpretata dalla Dunham), Marnie (Allison Williams), Jessa (Jemina Kirke) e Shoshanna (Zosia Mamet) sono narcisiste, irresponsabili e ingenue, delle anti eroine con cui immedesimarsi, non donne ideali a cui ambire.
Hannah, dal fisico rotondo e poco aggraziato spesso ripreso nudo, fa scandalo ma dà voce alle donne che vogliono uscire dagli schemi di magrezza ipeccabile imposti dai mass media. Anche nel vestire, sceglie abiti che non lusingano le sue forme, spesso troppo corti e mal abbinati, che riflettono una determinazione a non sottostare a regole e a distinguersi a tutti i costi, una cosa comune alle sue co-protagoniste.
Avanguardia Non è un caso se alcuni episodi seguono Shoshanna che trova brevemente lavoro e felicità a Tokyo, dove il suo stile preppy a volte eccentrico calza a pennello con i millennials della città giapponese.
Se per le seguaci del patinato Sex and The City , la città ideale era Parigi, con la sua haute couture e il suo charme di secoli passati, la destinazione prediletta per le millennials è proprio Tokyo, una città moderna e sempre all' avanguardia, ma con una ricca identità culturale. Una vera mecca dello street style, dove i giovani sono più avventurosi nell' abbigliamento, in particolare tra i modaioli del distretto di Hajakuru, e dove si celebra l' individualità. Una città veloce e futuristica, per una generazione con grande dimestichezza con la tecnologia e che comunica con emoji.
«Sono la Facebook generation, ma ironicamente isolati dalla connettività» come li definisce la Dunham, una generazione che il romanticismo della ville lumière non attrae.
Un luogo dove nonostante la sovrappopolazione urbana, gli abitanti sono estremamente cortesi, una cosa che non distingue particolarmente i parigini.
Tutto dalla metropolitana ai marciapiedi è pulitissimo, le persone attendono pazientemente il loro turno, e ci sono addirittura vagoni del metrò solo per donne, per farle sentire a loro agio nelle ore di punta.
Esperienze di vita E se i millennials, come, e emerso da diverse ricerche, prediligono le esperienze di vita al possesso, Tokyo offre una scelta impareggiabile di attrazioni. Dai luoghi storici, all' apprezzata cucina, fino alla folle impareggiabile vita notturna.
Tokyo può sembrare a volte alienante? Meglio ancora: «Una grande parte dei tuoi vent' anni e quella di avere avventure, e a volte la solitudine può aiutare a capirsi meglio», spiegava la Dunham nella scelta di mandare Shoshanna nella capitale giapponese. Un luogo perfetto per una generazione in cerca di se stessa.
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