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E.L. per “il Tempo”
Una pagina nera per Federico Moccia. Lo scrittore e regista romano è stato condannato in primo grado a due anni di reclusione per evasione fiscale. L' imputato, titolare della ditta individuale che portava il suo nome, aveva annotato in contabilità fatture «per acquisizioni inesistenti». L' autore del bestseller «Tre metri sopra il cielo» è accusato di avere evaso in totale un milione e 400mila euro nel biennio 2007-2008. La condanna tuttavia fa riferimento soltanto al quantitativo dell' anno 2008: la contestazione relativa all' anno precedente è stata infatti colpita dalla prescrizione.
2 - MOCCIA A PROCESSO
Articolo di Giulio De Santis per il ''Corriere della Sera'' del 21 dicembre 2016
Con l’obiettivo di evadere le imposte, lo scrittore e regista Federico Moccia avrebbe gonfiato le spese per il lavoro di preparazione del film «Scusa ma ti chiamo amore», indicando prestazioni mai ricevute nella dichiarazione dei redditi.
Le contestazioni avanzate dalla procura, per le quali l’autore del romanzo «Tre metri sopra il cielo» è sotto processo, si riferiscono al biennio 2007-2008. Il totale delle tasse evase, secondo il pm Mario Dovinola, è un milione e quattrocento mila euro. Ieri Moccia, durante l’interrogatorio in aula, si è difeso sostenendo che «in un procedimento simile sono già stato assolto, come provano anche gli assegni a riscontro dei pagamenti». Affermazione quest’ultima per il quale lo scrittore si è preso una bacchettata dal giudice Anna Maria Pazienza: «Mi mancano ancora tutti gli estratti conto».
Ora un passo indietro al 2007, quando Moccia decise di adattare al cinema l’omonimo romanzo. Per la parte dei protagonisti del film il regista scelse Raoul Bova e Michela Quattrociocche. Per la preparazione della pellicola, lo scrittore invece si rivolse a due società: la MR Trade e la Emmebi srl. A loro affidò, attraverso la sua ditta individuale «Federico Moccia», il compito di effettuare interviste in tutta Italia a persone di diversa età per avere diversi punti di vista necessari a creare la scenografia.
Un’opera importante contenuta in numerosi dvd: «Tutti consegnati alla Guardia di Finanza» ha specificato Moccia per provare le prestazioni ricevute come conferma dei versamenti. Eppure qualcosa scricchiolerebbe nella versione resa dell’ideatore della moda dei lucchetti a Ponte Milvio.
Innanzitutto, nel corso di un accertamento in fase di indagini, laddove avrebbe dovuto avere sede la MR Trade, la finanza trovò un magazzino. A far emergere la circostanza è stato il pm Gianluca Mazzei durante l’udienza, quando ha incalzato lo scrittore domandandogli se fosse mai stato in via Santa Maria Goretti, domicilio dell’impresa. «Certo – ha risposto Moccia – era il 2006, stavano al primo piano». A quel punto il pm -mettendo in difficoltà Moccia - ha ricordato al regista cosa trovarono i finanzieri nel sopralluogo: un locale vuoto.
Non ci sono solo gli uffici diventati depositi a insinuare qualche crepa nella versione dello scrittore. Il pm ha poi chiesto di chiarire cosa fossero le ricerche di mercato pagate alla MR TRade con tre fatture da complessivi 444 mila euro a inizio 2008 e Moccia si è limitato a un «non ricordo, c’era un contratto». La sentenza è attesa per il prossimo maggio.
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