don cesare boschin giuseppe diana

LA CHIESA NON RICORDA I BEATI CHE HA IN CASA? - FILIPPO DI GIACOMO: "IL GIUDICE ROSARIO LIVATINO, UCCISO DALLA MAFIA NEL 1990, È DIVENTATO BEATO. MANCANO ALL'APPELLO DON PEPPE DIANA, UCCISO A 38 ANNI IL 19 MARZO 1994, A CASAL DI PRINCIPE, MENTRE SI ACCINGEVA A CELEBRARE LA MESSA, E DON CESARE BOSCHIN, PARROCO DI BORGO MONTELLO IN PROVINCIA DI LATINA, MISTERIOSAMENTE ASSASSINATO IL 29 MARZO 1995 PERCHÉ SI OPPONEVA ALLE INFILTRAZIONI DELLA CAMORRA NEL LAZIO…"

Filippo Di Giacomo per "il Venerdì - la Repubblica"

 

filippo di giacomo

Il 9 maggio il giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990, è diventato beato. Dopo don Pino Puglisi, portato sugli altari il 25 maggio 2013, davanti a una folla di circa centomila fedeli, è il secondo "martire della Chiesa" riconosciuto tale perché vittima della mafia. Mancano all' appello don Peppe Diana, ucciso a 38 anni il 19 marzo 1994, a Casal di Principe, mentre si accingeva a celebrare la Messa, e don Cesare Boschin, parroco di Borgo Montello in provincia di Latina, misteriosamente assassinato il 29 marzo 1995 perché si opponeva alle infiltrazioni della camorra nel Lazio.

 

rosario livatino 1

Nonostante la loro vita specchiata, dopo la morte, tutti e quattro sono stati vittime di racconti calunniosi, anche da parte di legulei in toga e in uniforme. Oltretutto, don Boschin aveva 81 anni e fu ritrovato morto sul suo letto incaprettato e vestito di tutto punto, talare compresa.

 

La causa per la morte di Rosario Livatino era caduta in queste e altre sabbie mobili fino a quando, dopo numerose sollecitazioni, da Casa Santa Marta è partita l'indicazione di rivolgersi a un vaticanista noto al Pontefice per trovare una testimonianza dirimente. Compito che il professionista ha assolto rintracciando, contattando e convincendo a deporre uno dei quattro mandanti dell'omicidio.

 

DON GIUSEPPE DIANA - ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA

È stato questo interrogatorio (al quale il giornalista era presente) a contenere gli elementi decisivi, hanno scritto gli esperti della Congregazione, perché fosse processualmente riconosciuto al giudice di essere stato ucciso «in odium fidei». La cosa strana è che in un libro, prefato da papa Francesco, il lavoro del giornalista viene taciuto e appaiono i nomi di due-tre personaggi che se ne attribuiscono il merito. Come se al "giudice ragazzino", oltre ai colpi sparati da chi spaccia droga e morte, toccasse subire anche quelli di chi spaccia fake news.

 

DON CESARE BOSCHINDON GIUSEPPE DIANA - ARTICOLO DI IL MATTINO