big food truck

IL PANINO E IL FURGONCINO - IL FOOD TRUCK DILAGA IN TUTTO IL MONDO, MA CI SONO ALCUNE COSE CHE I RISTORATORI A QUATTRO RUOTE DEVONO EVITARE. OLIO SCADENTE PER LE FRITTURE, TROPPO FUMO DALLE PIASTRE, CIBI ESAGERATAMENTE GRASSI, IGIENE SCARSA E I PREZZI ALTI

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Stefano Corrada per “Agrodolce.it

 

FOOD TRUCK 8FOOD TRUCK 8

Una volta i camioncini fuori dallo stadio campavano distribuendo il trittico peperoni-cipolla-salamella alla piastra, racchiuso in un panino di indefinita provenienza. i food truck ormai hanno un'offerta tentacolare, dagli arrosticini al fish & chips ai cannoli siciliani e tiramisù. Ci si aggiungeva anche una bella spalmata di salsa colorata e la pietanza (rovente) era pronta per essere sbranata da grandi e piccini.

 

Ora? Il gioco si è fatto duro, le dimensioni contano si sa, e dall’Ape Piaggio e dai baracchini sgangherati, si è passati ai mastodontici food truck. Veri e propri natanti su strada, con luci psichedeliche, colori pastello, piastre, frigoriferi, fornelli e chi più ne ha più ne metta.

 

Ovviamente l’offerta si è ampliata: arrosticini e il fish & chips, piade e panzerotti, olive ascolane e patatine fritte, ma anche crepes, cannoli siciliani, cremini, ciambelle americane e tiramisù espressi.

FOOD TRUCK 7FOOD TRUCK 7

 

Un guazzabuglio difficile da sbrogliare, un’offerta che definire variegata è già limitante. Eppure va di gran moda In questa apoteosi collettiva, in questo trionfo del (molto) rustico e dell’American style gastronomico, è possibile un appunto per cercare di migliorarne la qualità di questa nuova tipologia di ristorazione? Ecco 5 cose che non sopportiamo dei food truck e che vorremmo cambiassero.

 

FOOD TRUCK 6FOOD TRUCK 6

1.L’abbondanza di fritto di cattiva qualità. Street è troppo simile a fritt. Patatine, olive ascolane, calamari, supplì, panelle e simili, sono tutti alimenti cotti in olio bollente. Quindi? Non per fare gli snob, ma non sempre i fritti sono all’altezza delle aspettative. Oli torbidi e bruciacchiati, fumi grigiastri delle friggitrici e retrogusti dolciastri indesiderati, non sono così rari da trovare. Urge un meticoloso controllo delle temperature e della qualità degli oli di frittura.

 

2.Fumo, tanto fumo. La cucina di strada sembra prediligere, su richiamo ancestrale, la cottura sopra a piastre, griglie e carboni ardenti. Il calore e il contatto con la superficie rovente scioglie il grasso, innesca la reazione di Maillard, sprigiona gli aromi. Ma produce anche fumo più che profumo, sinonimo di bruciato.

 

FOOD TRUCKFOOD TRUCK

Attenzione: se l’imbrunimento e la caramellizzazione sono fattori chiave per il successo sensoriale di un cibo, il bruciato-carbonizzato (che spesso si può trovare) va sempre demonizzato, perché altamente nocivo.

 

3.Cibo grasso, quasi sempre. Cassate e arrosticini, porchetta e arancino (o arancina, vedete voi). Tutti buoni, gustosi, golosi, invitanti, spesso irresistibili e ricchi di grassi, sale, zuccheri e soprattutto calorie.

 

FOOD TRUCK 4FOOD TRUCK 4

All’interno dei food truck festival non potrebbero esserci delle unità per il prelievo ematico, perché tra alcol da birra e sangria, e colesterolo ingerito, i trigliceridi farebbero grande festa e trovare del sangue buono nelle coronarie sarebbe una vera impresa. Più alternative sane e buone, please.

  

4.Igiene. Il caldo, gli spazi, la folla, la fretta: tutti elementi che rendono difficile la preparazione di alimenti che rispondano ai basilari requisiti igienici. Per questo ci sono alcuni ristoranti ambulanti in cui il maneggio denaro è un tutt’uno con la farcitura del cannolo.

 

O dove l’asciugatura del sudore che cola dalle fronti roventi si alterna tranquillamente a strette di mano e alla consegna di una pizza fritta. Per carità ciò che non ammazza, ingrassa. Ma un minimo di attenzione in più non guasterebbe.

 

FOOD TRUCK 3FOOD TRUCK 3food truck fest9food truck fest9FOOD TRUCK 2FOOD TRUCK 2

5.Cinque. Sì, 5 come la banconota verde con raffigurata l’immagine del Pont du Gard. Ogni cosa ha più o meno questo prezzo. Patatine? 5 euro. Tre o quattro olive ascolane? 5 euro. Una chiara piccola? Sempre 5 euro. Cifra tonda, senza fronzoli, facile dare il resto. Ma non sempre il costo arrotondato (all’insù) è proporzionale alla qualità e alla quantità di ciò che si sta portando alla bocca. E sì che una volta lo chiamavano cibo povero…