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GIOVANNI FALCONE LA VEDEVA "NERA" SUL DELITTO MATTARELLA – LE AGENDE INEDITE DEL MAGISTRATO RIVELANO COME SULL’OMICIDIO DELL’EX PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA SEGUIVA UN’IDEA PRECISA: COSA NOSTRA AVREBBE AIUTATO I “NERI” A FAR EVADERE L’ESTREMISTA DI DESTRA PIERLUIGI CONCUTELLI DAL CARCERE DELL’UCCIARDONE, IN CAMBIO LORO AVREBBERO UCCISO PIERSANTI MATTARELLA - L’IPOTESI SI INFRANSE CON L’ASSOLUZIONE DEI TERRORISTI “NERI” GIUSVA FIORAVANTI E GILBERTO CAVALLINI E…
Estratto dell’articolo di Salvo Palazzolo per "la Repubblica"
Le pagine del 1989 sono le più dense di appuntamenti e di cose da fare. Ogni tanto, Giovanni Falcone scriveva con la stilografica nera, altre volte con quella blu.
«Ma sempre in modo ordinato», spiega il nipote del giudice, Vincenzo Di Fresco, il figlio di Maria, mentre sfoglia l’agenda con la copertina di pelle marrone e la mostra per la prima volta in una sala del bellissimo Museo del Presente intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
«Queste annotazioni — dice — sono la testimonianza più viva dell’incessante impegno che quegli uomini, dei veri eroi, misero per la ricerca della verità».
Annotazioni che raccontano di giornate frenetiche («23 aprile 1989: Scadono i termini per le traduzioni di Iron Tower». «29 aprile: Dov’è il fax da Lugano?»), ma anche giornate di interrogatori e trasferte fuori dalla Sicilia («19 aprile, Milano, viene Borsellino. Incontro con la Boccassini »), annotazioni che raccontano soprattutto di inchieste da sviluppare e domande a cui rispondere. E sono domande ancora attualissime: «Atti Palazzolo, omicidio Mattarella », annotava il giudice Falcone come promemoria per lunedì 6 marzo 1989. Sono le due grandi incompiute dell’antimafia.
Vito Roberto Palazzolo, il tesoriere di Riina e Provenzano che il giudice simbolo della lotta alla mafia inseguì una vita fra la Sicilia, la Svizzera e il Sudafrica, continua ancora oggi a gestire il suo immenso patrimonio: il Sudafrica e l’Angola non hanno mai risposto alle richieste di rogatoria fatte alcuni anni fa dalla procura di Palermo per sequestrare l’impero del manager siciliano che riciclò i soldi della Pizza Connection.
E, poi, c’è l’omicidio di Piersanti Mattarella: resta ancora senza nome il killer che il 6 gennaio 1980 sparò al presidente della Regione che voleva riformare la Sicilia e la politica, era il fratello dell’attuale Capo dello Stato. Sfogliando l’agenda del 1989, si ha la sensazione chiarissima che Giovanni Falcone sentiva di essere arrivato a una svolta per decifrare i misteri che ancora avvolgono quel delitto eccellente: annotava spesso il cognome “Volo”.
L’allora giudice istruttore Falcone interrogò una trentina di volte Alberto Stefano Volo, il preside estremista di destra che diceva di aver appreso da Francesco Mangiameli del coinvolgimento del killer nero Giusva Fioravanti nel delitto del presidente della Regione. Volo parlava anche di una struttura segreta che assomigliava tanto a Gladio, la “Universal Legion”.
E, ora, grazie a quell’agenda del 1989 sappiamo che Falcone puntava a ufficializzare la “collaborazione di Volo”, come annotava il 21 aprile. […] Una grande corsa, per cercare la verità. «E di tanto in tanto telefonava a Sergio Mattarella — racconta Vincenzo Di Fresco mostrando gli appunti di altre pagine dell’agenda dell’89 — credo che volesse tenere aggiornati i familiari di Piersanti Mattarella sullo sviluppo delle indagini. Un gesto di grande attenzione e sensibilità, che racconta il rigore del magistrato, la sensibilità dell’uomo ».
[…] Il 23 giugno era a Roma, segnava: «Concutelli». Probabilmente un interrogatorio dell’estremista di destra che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta visse a Palermo. Per certo, il 9 settembre andò a interrogarlo: «Ore 10, Concutelli Rebibbia». L’11 marzo aveva scritto: «Prendere documentazione per Concutelli». L’ipotesi che seguiva era precisa: Cosa nostra avrebbe aiutato i “neri” a far evadere Concutelli dall’Ucciardone, in cambio loro avrebbero ucciso Mattarella. Un’ipotesi che però, poi, si infranse con l’assoluzione di Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini.
Ma Falcone non aveva lasciato nulla di intentato, provando a entrare anche nei segreti più inconfessabili di Palermo: «Indagine sulla massoneria per Insalaco», annotava in un’altra agenda del 1989, il 6 marzo, dopo aver scritto «Atti Palazzolo e omicidio Mattarella». Insalaco era l’ex sindaco ucciso un anno prima. Falcone continuava a segnare tracce e piste. Si preparava anche a passare al computer: «Esercitazione per Toshiba », annotava. In quel computer iniziò a scrivere il suo diario, che qualcuno poi trafugò dopo la strage. Sono rimaste le agende a raccontare di un siciliano coraggioso. […]
pierluigi concutelli
pierluigi concutelli arrestato dopo l omicidio del giudice occorsio
giusva fioravanti
giusva fioravanti
gilberto cavallini
gilberto cavallini
GILBERTO CAVALLINI
giovanni falcone paolo borsellino
il fotofit del killer di piersanti mattarella realizzato dopo il delitto
piersanti mattarella 8
piersanti mattarella
giovanni falcone
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