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Franco Giubilei per “La Stampa”
«Gradisce un San Vittèr?». La freddura gira fra gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Vittore, da quando si è sparsa la voce che nella sezione femminile le detenute preparano e servono aperitivi a ospiti esterni, nel quadro del progetto di rieducazione «Libera scuola di cucina».
La vicenda è stata resa nota dal sindacato autonomo Osapp, che ha spedito una lettera dai toni irritatissimi ai presidenti Camera e Senato, al ministro della Giustizia e ai responsabili dell’amministrazione, protestando per il fatto che «la sezione detentiva femminile sarebbe teatro di periodici happy hour in cui il servizio di catering e la somministrazione di alcolici (come previsto dalla regole del marketing per quanto riguarda vino e cocktail) agli avventori esterni sarebbero effettuati a cura delle detenute».
Eventi che si verificherebbero anche «due volte la settimana per protrarsi fino a tarda notte». Nell’iniziativa sarebbero coinvolte una ventina delle circa 70 ospiti della casa circondariale milanese. Avviato da un paio d’anni, il progetto, realizzato in collaborazione con la cooperativa sociale A&I, prevede, «all’interno di uno dei giardini più antichi e misteriosi di Milano, il giardino della sezione femminile», che si svolgano «a conclusione di alcune lezioni didattiche, momenti “on the job” presentati come aperitivi».
Si tengono anche in caso di maltempo, prevedono una capienza massima di 70 persone che devono prenotarsi online, sono cominciati il 21 maggio scorso (ma l’Osapp sostiene che andrebbero avanti da un paio d’anni) e gli appuntamenti organizzati il 18 giugno e il 9 luglio sono stati un successone, chiudendosi con un tutto esaurito.
«La libera scuola di cucina dà rilievo all’ingresso della comunità esterna - spiegano i responsabili sul sito -, eludendo la logica più tradizionale della visita all’istituto, valorizzando momenti di conoscenza del carcere». Gli eventi didattici cui sono preparate le detenute contemplano simulazioni di buffet, cene, compleanni, feste a tema.
Il sindacato di polizia però non crede a quel che vede: «Dal punto di vista amministrativo non c’è niente di irregolare - dice il presidente di Osapp, Leo Beneduci -, ma noi siamo esterrefatti: ci chiediamo come si concili un’attività del genere con la rieducazione e il reinserimento lavorativo. Non vedo poi perché i nostri agenti di polizia debbano sorvegliare gente che beve, il tutto a spese dello Stato».
Ci sarebbe un problema oggettivo di sicurezza, durante gli aperitivi a San Vittore: gli agenti sono infatti chiamati a rispondere per qualsiasi cosa possa andare storta, e situazioni di questo tipo, considerato che gli ospiti passano solo al controllo di un metal-detector, potrebbero comportare il passaggio di messaggi, o magari sostanze. In pratica, se non succede niente tutto fila liscio, ma se ci sono inconvenienti, poi a risponderne sono gli agenti.
Di qui il malcontento e di qui la protesta, cui il Dap per il momento risponde così: non c’è niente di strano nell’organizzazione di eventi all’interno delle carceri, quando tutto avviene «alla luce del sole, come in questo caso, crediamo». Comunque il Dap non appena riceverà la «denuncia» del sindacato chiederà chiarimenti in particolare sulle «modalità» e sulla «frequenza» degli eventi.
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