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"HO CONOSCIUTO UN UOMO CHE MI PIACE, MA MI HA CHIESTO DI PENETRARLO CON UNO STRAP-ON" - LA MAIL ANONIMA DI UNA LETTRICE DI "LEGGO": "QUESTA RICHIESTA MI METTE A DISAGIO" - LA RISPOSTA DELLA SESSUOLOGA ROSAMARIA SPINA: "CIASCUNO DI NOI HA LE PROPRIE PREFERENZE. IL PEGGING È SEMPRE PIÙ RICERCATO DAGLI UOMINI: PUÒ RISULTARE MOLTO ECCITANTE SIA FISICAMENTE CHE MENTALMENTE. MA L'IDEA CHE UN UOMO POSSA ESSERE PENETRATO..."

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Da www.leggo.it

 

«Ho conosciuto un uomo che mi piace, ma mi ha chiesto di penetrarlo con uno strap-on e mi ha messo a disagio. Come dovrei comportarmi?». Una lettrice scrive a Leggo e chiede aiuto sulla sua nuova relazione e una situazione che non aveva mai vissuto prima. Nella rubrica "A Nudo" analizziamo la sua storia, grazie al punto di vista della psicologa e sessuologa Rosamaria Spina.

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«Questa situazione mi lascia un po’ confusa. Di recente ho conosciuto un uomo che, dal punto di vista caratteriale, mi piace molto e sento un'affinità speciale con lui.

 

Tuttavia, abbiamo anche iniziato a parlare di intimità e, durante i nostri incontri, mi ha chiesto di essere penetrato con uno strap-on. Il problema è che questa richiesta mi mette a disagio e non mi fa sentire a mio agio nel nostro rapporto. Non è una cosa che mi affascina o che desidero fare, e temo che forzarmi a questo potrebbe compromettere il mio benessere emotivo e la nostra relazione futura.

 

Le chiedo come posso affrontare questa situazione: come posso comunicare i miei limiti in modo onesto e rispettoso, senza creare tensioni o perdere l’interesse di questa persona? È normale sentirsi così, e come posso capire se questa differenza di desideri rappresenta un ostacolo insormontabile o se posso trovare un modo di convivere rispettando le mie sensibilità?».

 

 

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La risposta della sessuologa: parlare del disagio senza paura

«Cara Lettrice, è perfettamente naturale sentirsi così davanti a una richiesta sessuale che esce fuori da certi nostri parametri di riferimento. La sessualità non è qualcosa di immutabile nel tempo e non è mai data una volta per tutte, ma ciascuno di noi ha le proprie preferenze e i propri “limiti”. Alcuni di questi vengono superati col tempo, altri restano immutati e altri ancora si possono aggiungere perché anche i partner con cui ci interfacciamo ci possono suscitare più o meno voglia di esplorare e andare oltre.

 

Nel suo caso quanto appena detto è ancor più vero perché, da quello che mi scrive, la frequentazione è iniziata da poco e siete ancora in una fase di conoscenza non solo sessuale, ma proprio generale e una richiesta così fatta quando ancora non c’è confidenza/complicità sufficiente può risultare destabilizzante, soprattutto per chi non ha mai provato prima questo tipo di esperienza.

 

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Certamente va detto che il pegging (la pratica inerente alla richiesta da lei descritta) è sempre più ricercato dagli uomini, dal momento che può risultare molto eccitante sia fisicamente che mentalmente, ma l’idea che sia un uomo ad essere penetrato può risultare ancora un tabu e non è detto che ci sia sempre una corrispondenza tra i partner nel volerlo sperimentare (teniamo conto che, a volte, la richiesta avviene anche a parti invertite: è la donna a manifestare il desiderio di penetrare il proprio compagno).

 

Ecco perché la prima cosa da fare è parlarne apertamente con chi abbiamo davanti, senza paura di essere giudicati o senza paura che un eventuale no possa rovinare il rapporto, anche perché se dovesse essere così allora toccherebbe interrogarsi proprio sulla natura del rapporto stesso.

 

Comunicare il disagio provato, ovviamente, non vuol dire un no secco e categorico, del tipo: “Non mi piace, non mi interessa, discorso chiuso”. Questo tipo di comunicazione non sarebbe assertiva ed efficace perché andrebbe sì a esprimere il proprio dissenso, ma andrebbe anche ad invalidare chi sta dall’altra parte che, a propria volta, ha tutto il diritto di poter esprimere quella che per lui rappresenta una preferenza sessuale.

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La modalità migliore di confronto è quella in cui si fa passare il messaggio che non c’è giudizio rispetto alle reciproche preferenze e in cui si spiegano quali sono le motivazioni del proprio disagio e del proprio dissenso. In un rapporto in cui c’è rispetto reciproco, anche l’accettazione di un “no” diventa indispensabile.

 

In ogni caso tenga conto di una cosa (lo dico in senso generale e non solo in merito alla specificità del suo argomento): quello che è un no oggi potrebbe diventare un sì domani se si creano le giuste condizioni di conoscenza, confidenza e complicità. Ovviamente non si tratta di creare nell’altro delle aspettative, ma di mantenersi aperti all’evoluzione.

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Perché sto dicendo no? Cosa mi turba? Quali sono state le mie esperienze sessuali?

 

Che tipo di educazione sessuale ho ricevuto? Porsi delle domande di questo tipo potrebbe aiutare a capire se qualcosa è no e rimarrà sempre tale o se la risposta è frutto di pregiudizi, inesperienza, tabu, non sufficiente attrazione sessuale verso il partner, mancanza di fiducia verso di lui e questo potrebbe aprire a esperienze inaspettate».