SE ROMA BRUCIA, FIUMICINO È GIÀ IN CENERE - I PM: SE L'AEROPORTO NON SARÀ MESSO A NORMA NEI PROSSIMI TRE MESI, VERRÀ CHIUSO E MESSO SOTTO SEQUESTRO

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Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

FIUMICINOFIUMICINO

 

Adesso a rischiare la chiusura è l’intero aeroporto di Fiumicino. Perché le verifiche affidate dal procuratore di Civitavecchia ai Vigili del fuoco dopo il rogo del 7 maggio scorso al Terminal 3 hanno mostrato «irregolarità» in tutte le altre aree dello scalo romano. E le prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria sono sin troppo esplicite: tre mesi per mettersi a norma, altrimenti scatterà il sequestro.

 

Un’eventualità che la società di gestione Adr esclude assicurando di essere «già in attività per ottemperare a quanto richiesto», ma al momento il pericolo di blocco non è affatto scongiurato, anche tenendo conto della natura delle contestazioni e dei rilievi effettuati dopo i controlli degli esperti durati quasi un mese. Due in particolare: il materiale «non idoneo» inserito tra il controsoffitto e il tetto del Leonardo Da Vinci e «l’inadeguatezza» del piano di emergenza ».

 

IL SOTTOTETTO

Tutto comincia a qualche giorno di distanza dall’incendio, quando il procuratore Gianfranco Amendola dispone verifiche non soltanto sulla sicurezza degli impianti, ma anche sul livello di inquinamento causato dalla combustione dei materiali «in modo da tutelare passeggeri e dipendenti».

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Le squadre guidate dal comandante Marco Chimenti si mettono al lavoro e quando la relazione che dà conto delle ispezioni è terminata, la magistratura comunica alla prefettura e al ministero dell’Interno le anomalie da sanare per evitare un provvedimento che certamente recherebbe un grave danno all’immagine della Capitale, ma si renderebbe necessario proprio per evitare i rischi per chi viaggia e per chi lavora all’interno dell’aeroporto.

 

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Il primo «rilievo», ritenuto il più grave, riguarda appunto il materiale inserito sotto il tetto. Si tratta infatti di un componente che avrebbe agevolato il propagarsi delle fiamme e dunque ritenuto non adatto a fare da «cuscinetto» con il controsoffitto. Il fatto che sia stato utilizzato in tutto lo scalo rende urgente la sua rimozione e per questo sono stati concessi novanta giorni alla società di gestione per effettuare i lavori.

 

I responsabili di Adr su questo sono rassicuranti: «Abbiamo al lavoro una squadra composta da un centinaio di tecnici e ingegneri, anche noi abbiamo come interesse primario quello di provvedere in modo che non ci sia alcun tipo di problema». In attesa che la situazione sia sanata si è deciso di potenziare la vigilanza anche per fare fronte alla seconda contestazione, anch’essa ritenuta «grave» dalla magistratura: la carenza di misure per fronteggiare un’eventuale emergenza.

 

IL PIANO DI EMERGENZA

Novanta giorni sono stati concessi per mettere a punto un vero piano di intervento che possa scongiurare conseguenze gravi come quelle che si sono verificate la notte del 7 maggio quando un cortocircuito o comunque un danno apparentemente banale ha mandato in tilt il Terminal 3 provocando danni pesantissimi sia a livello di salubrità dell’aria, sia dell’efficienza dell’aeroporto dove ancora si registrano cancellazioni e ritardi dei voli. L’attività di messa a norma dovrà riguardare tutte le aree anche tenendo conto della necessità di aggiornare la segnaletica relativa alla «compartimentazione delle varie zone» in modo da evitare che in caso di necessità chi imbocca la via di fuga possa ritrovarsi nella direzione sbagliata ed entrare nei luoghi vietati o su una delle piste.

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Anche per questo — ma i tempi sono più dilatati e si arriva alla concessione di sei mesi — è stato imposto di «implementare le apparecchiature antincendio e adeguare la sala comandi» in modo che ci sia un controllo continuo della situazione e la verifica costante dei «punti di criticità».