ilia batrakov e marta maria ohryzko

“IL COMPAGNO È SCESO NEL DIRUPO E L’HA UCCISA” - SVOLTA SUL CASO DELLA 32ENNE UCRAINA TROVATA MORTA A ISCHIA: L’UOMO, RUSSO, L’AVREBBE PICCHIATA E SOFFOCATA - GIÀ IN CARCERE PER OMESSO SOCCORSO E MALTRATTAMENTI, ORA DOVRÀ RISPONDERE DI OMICIDIO – LA DONNA, CHE QUELLA SERA NON ERA AFFATTO UBRIACA, DOPO ESSERE CADUTA ERA PERFETTAMENTE COSCIENTE, TANTO DA CHIEDERE AIUTO AL COMPAGNO, CHE…

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Fulvio Bufi per corriere.it - Estratti

 

Ilia Batrakov e Marta Maria Ohryzko

Sembrava una storia orrenda. Con lei che per sottrarsi al compagno violento esce e si inoltra nelle campagne ma cade in un dirupo, e lui che la trova laggiù, sente i suoi lamenti ma la lascia lì. E lei non supera la notte: la mattina la trovano morta.

 

Sembrava una storia orrenda e invece era peggio. Perché, se le indagini hanno visto giusto, lui non solo non l’ha aiutata, ma l’ha uccisa. L’ha raggiunta in fondo al dirupo e l’ha soffocata.

 

Barano d’Ischia, 13 luglio 2024. In uno spiazzo in mezzo alla campagna alle pendici dell’Epomeo c’è una roulotte sgangherata. È la casa di una coppia in guerra come le nazioni dalle quali provengono: Ilia Batrakov, all’epoca 41 anni, è russo, Marta Maria Ohryzko, 32, è ucraina.

Marta Maria Ohryzko

 

Stanno insieme ma non vanno d’accordo. Litigano, e nella ricostruzione delle ultime ore di Marta che Ilia fa ai carabinieri, lei viene presentata come una mezza alcolizzata, una che sicuramente quella sera è ubriaca, a stento si regge in piedi e perciò finisce per cadere nel dirupo. Poi da laggiù con il cellulare chiede aiuto al suo compagno. Gli dice che non può muoversi, deve essersi rotta la caviglia. Gli chiede perdono, ma lui ammetterà con gli inquirenti di non aver voluto aiutarla, di averla raggiunta ma solo per dirle che per punizione l’avrebbe lasciata a dormire lì.

 

Teoricamente è una ricostruzione che nella sua crudeltà può anche sembrare credibile, almeno nella prima fase delle indagini. Ma che comunque non salva l’uomo dal carcere, perché, seppure le cose fossero andate come le racconta lui, avrebbe comunque commesso almeno un paio di reati: l’omissione di soccorso e soprattutto i maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte.

 

Infatti lo arrestano per quest’ultima accusa, ma i carabinieri non smettono di indagare. Vogliono capire se il racconto di Ilia quadra fino in fondo, non ne sono convinti.

marta maria ohryzko

 

E hanno ragione, lo confermano le risultanze dell’autopsia. Quando arrivano la scena cambia completamente. Marta quella sera non era affatto ubriaca. Nel suo corpo nessuna traccia di alcol, non aveva bevuto e forse non beveva affatto. Assumeva invece psicofarmaci, nel rispetto però di una terapia antipsicotica prescritta dal medico.

 

Ma è soprattutto la causa della sua morte a rimettere l’uomo al centro delle attenzioni degli investigatori. Considerando che dopo essere caduta era perfettamente cosciente, tanto da chiedere aiuto al compagno, e che aveva però una caviglia rotta, si era pensato a che a uccidere Marta fosse stato il sopraggiungere di una embolia. Invece no: era morta per asfissia, e aveva anche inalato terriccio. E poi c’era quell’occhio nero (per un pugno) e quel segno di un’unghiata su una guancia. Come se qualcuno, spiega la relazione medico-legale, le avesse contemporaneamente tappato naso e bocca con una mano sporca di terra, premendo tanto da lasciare un segno. E la preoccupazione più grande di Ilia, confessata a una parente durante un colloquio intercettato in carcere, era che venisse trovato il suo Dna sul volto di Marta.

 

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