COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Paolo Virtuani per il "Corriere della Sera"
Dagli ufficiali dell'Aeronautica alle meteorine, dal Bollettino ai naviganti alle app con le immagini satellitari. Le previsioni meteorologiche sono cambiate molto sia nell'immagine che nel dettaglio del messaggio.
«Un tempo si metteva un sole o un ombrello stilizzato su una regione che indicavano bel tempo o pioggia sull'intera regione», ricorda Antonio Sanò, fondatore e direttore di IlMeteo.it, il sito web di previsioni meteorologiche più utilizzato in Italia con 20 anni di attività.
previsioni meteo coronavirus e aerei 4
«Ma una regione può essere molto estesa e avere un meteo molto diverso al proprio interno. Ora la gente vuole sapere con esattezza dove e a che ora pioverà e quanta pioggia cadrà».
Sanò ha trasformato una passione in un'azienda. «A fine '90 dagli Stati Uniti iniziavano ad arrivare dati, carte e foto satellitari di libero accesso, dai quali si potevano ricavare previsioni città per città. Per elaborarli, però, occorrevano ingegneri informatici per modelli matematici previsionali», racconta.
«Sono partito da zero, e dieci anni dopo di nuovo da zero quando dai computer si è passati ai cellulari per avere informazioni sul tempo con le app, che ora sono il nostro canale principale di diffusione con 10 milioni di utenti».
Una ricerca Bva Doxa indaga il rapporto tra gli italiani e il meteo ed emergono dati inattesi. Il 96% si informa almeno una volta alla settimana, due terzi lo fanno una volta al giorno, il 20% più volte al giorno e il 3% non si informa mai, nemmeno prima di una vacanza o di un fine settimana.
Lo strumento più utilizzato sono le app. «Ma non solo», aggiunge Luigi Iafrate, esperto di meteo, referente del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea) e dell'archivio storico dell'Osservatorio meteo del Collegio romano.
«Tanti si collegano direttamente alle webcam per vedere il tempo in diretta e anche le chat di appassionati e meteorologi vanno forte».
Si diceva che gli inglesi parlavano di meteo per rompere il ghiaccio, ma ora l'86% degli italiani usa lo stesso argomento per iniziare la conversazione. Siamo diventati meteopatici? Il 16% ammette che il proprio benessere dipende dal tempo e il 47% confessa che a volte è stato influenzato nell'umore dal cielo che vedeva dalla finestra.
La tecnologia ha preso il sopravvento e solo uno su cinque si affida ancora ai detti popolari. Cielo a pecorelle, acqua a catinelle: ma prima di uscire con l'ombrello è meglio guardare le immagini dai satelliti.
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