L’ORO NERO DEI “NERI” - ARRESTATI TRE UFFICIALI DELLA MARINA MILITARE: COMMERCIAVANO CARBURANTE CON FATTURE FALSE - LO STESSO BUSINESS PUNTATO DA DIOTALLEVI, EX BOSS DELLA MAGLIANA

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1. MAFIA ROMA: 6 ARRESTI, ANCHE 3 MARINA MILITARE

Da www.ansa.it

 

Altri 6 arresti nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale. La Guardia di Finanza ha effettuato 6 ordinanze, tre dei destinatari sono appartenenti alla Marina Militare.

pompa di benzina al portopompa di benzina al porto

 

La tranche dell'inchiesta nell'ambito della quale sono state eseguite le ordinanze riguarda un presunto commercio nero di carburante che avrebbe rifornito le pompe di benzina legate al clan. Gli arrestati sono Mario Leto (capitano di Corvetta della Marina Militare), Sebastiano Distefano (primo maresciallo Marina Militare) e Salvatore Mazzone (maresciallo Marina Militare). In manette anche Lars P. Bohn, Massimo Perazza e Andrea D'Aloja, titolari di società conniventi per ottenere il carburante. Dieci in tutto gli indagati.

 

Rifornita nave fantasma, frode da 7 mln - Hanno rifornito per 11 mln di litri di gasolio la "Victory I", una nave affondata nel 2003, con la complicità dei tre ufficiali della Marina arrestati. Secondo quanto accertato, il sodalizio criminale avrebbe attuato una frode per 7 mln grazie a false attestazioni di rifornimento nel deposito della Marina Militare di Augusta, in Sicilia.

mauro gonnellimauro gonnelli

 

Orlandi, ci saranno sicuramente risvolti fiscali - Anche gli ispettori del fisco accenderanno un faro sull'inchiesta Mafia Capitale. ''Ci saranno senz'altro risvolti fiscali - afferma il direttore dell'Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi - Occorre però attendere la fine delle indagini per avere accesso ai documenti''. Rossella Orlandi ha parlato a L'Aquila a margine di un convegno organizzato dall'Agenzia delle Entrate sulla corruzione.

 

 

2. DIOTALLEVI, ULTIMO SOGNO: BENZINA IN NERO

Michela Allegri per www.ilmessaggero.it

 

A 70 anni sente ormai il peso dell'età che avanza, e di fronte agli astri nascenti della Roma criminale capisce di essere sulla strada del tramonto.

 

Nonostante Ernesto Diotallevi, ex boss della Magliana indagato come presunto referente di Cosa Nostra nella capitale, dica più volte ai figli di «voler andare in pensione», riesce sempre a tirar fuori dal cilindro quel guizzo d'illegalità che, al solo pensiero, lo fa tornare l'”Enrichetto” che all'epoca della Banda teneva sotto scacco un'intera città. Nel gennaio 2013, ad esempio, aveva progetti ambiziosi per un cantiere navale che aveva a Fiumicino. Aiutato dai figli Mario e Leonardo, ha l'idea di impiantare nel porto una pompa di benzina per contrabbandare carburante. E' scritto in un'informativa dei carabinieri del Reparto Anticrimine.

 

marina militaremarina militare

L'AFFARE

Diotallevi, intercettato, dice infatti a Leonardo: «Se buttamo sul contrabbando... la pompa la famo ruspà per du anni, poi la mettiamo a regime». Il piano prevede di effettuare movimentazioni fittizie di benzina da rivendere in nero, attraverso teste di legno che caricherebbero su imbarcazioni estere migliaia di litri di gasolio per poi scaricarli in cisterne nascoste. Il carburante verrebbe poi rivenduto a prezzi maggiorati, sfruttando il diverso regime fiscale che si applica alle imbarcazioni straniere.

 

Secondo gli inquirenti, il boss sarebbe appoggiato nell'affare da Mauro Gonnelli, presidente del consiglio di Fiumicino, all'epoca candidato sindaco, e da Giuseppe Volpe, maresciallo capo della Finanza. Diotallevi è orgoglioso dei rapporti di potere che è riuscito a creare. E dà indicazioni ai figli su come gestire le amicizie. «Volpe è a disposizione per qualsiasi cosa... vuole guadagnà, sta dalla parte nostra», dice. E' stato proprio il finanziere a presentargli il politico, che secondo il boss è un «mitomane... impiastrato di malavita… se diventa sindaco sai come piottiamo, c'è da arricchisse». In vista del progetto, l'esaltazione di Enrichetto è alle stelle. Pensa addirittura di creare una società di sicurezza, per consolidare la sua figura sul territorio attraverso «scorta e rispetto».

ERNESTO DIOTALLEVIERNESTO DIOTALLEVI

 

IL DECLINO

Da metà febbraio, però, i rapporti con l'asse Volpe-Gonnelli si raffreddano. Intercettato con Mario, il boss dice di aver paura che altri soggetti si siano intromessi, soffiandogli l'idea. A suo dire potrebbe essere stato Giovanni De Carlo, giovane capo di Roma Nord che «di fatto comanda adesso» dice.

 

Diotallevi è deluso, si sente messo da parte. «Me so rotto er cazzo che tutto quello che sto a fa nun conta un cazzo... me sento un vecchio» si sfoga. E' il 21 del mese, Volpe non gli risponde neanche al telefono. «Ho incontrato il finanziere, gli ho detto “che famo? concludiamo? ti ho chiamato...” e lui “c'ho avuto da fa, ti chiamo” e invece è sparito... lo stavo a chiamà e manco risponde», racconta a Mario.

ERNESTO DIOTALLEVI ERNESTO DIOTALLEVI

 

Diotallevi ne è certo: «Quello gli avrà detto “no ma guarda mo è anziano, poi se ne vo approfittà, guarda che alla fine non ce fai un cazzo... ce stamo noi”». Il figlio tenta di consolarlo: «Papà, qualcuno che te storce c'è, punto. Ma poi te sei tanto malavitoso, c'hai gli amici fascisti e c'hai paura de uno che al massimo te manna no zingaro? Stamo a parlà de scemi». «Di scimmie? – fraintende il vecchio boss, che poi aggiunge: «Voglio anda' in pensione».