DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
È una signora che a 91 anni va in palestra a Milano e in banca in Svizzera, ha la residenza a Londra, e dietro lo schermo di «trust» nella fiscalmente amichevole isola di Jersey possiede una fortuna spostata in passato da Panama-Gibilterra-Svizzera e costruita nei decenni in cui con il marito era esclusivista in Italia delle cravatte con il marchio Yves Saint Laurent: più di 105 milioni, contesi dal figlio in causa e da lei parcheggiati all' estero, dei quali 40 sequestrati ieri dalla Procura di Milano con l' accusa all' ereditiera di «omesse dichiarazioni dei redditi» nell' unico non ancora prescritto periodo 2012-2016, e di «riciclaggio» a due suoi avvocati pure perquisiti ieri dalla Guardia di Finanza.
«La signora Anna Maria Ghezzi è una anziana signora per bene che non ha mai inteso frodare il fisco», ribatte il difensore Davide Steccanella, secondo il quale l' imprenditrice (vedova nel 1988 di Aldo Gavazzi e madre del 59enne loro figlio unico Donato Piero Gavazzi) ha la residenza a Londra e non in Italia, e avrebbe dunque pagato le tasse nelle amministrazioni fiscali dove sono investite quote del suo patrimonio.
Di certo ieri ciò che a 91 anni l' ha più disorientata nelle perquisizioni (che hanno visto presenziare come garanzia di legge anche un rappresentante dell' Ordine degli Avvocati, Gabriele Minniti, durante la visita GdF nello studio del civilista Angelo Maestroni, coindagato dell' inglese amministratore di un «trust» a Jersey, Anthony Kurt Bryans) è stato lo scoprire, dal sequestro preventivo d' urgenza firmato dal gip Guido Salvini, che l' inchiesta del pm Paolo Storari è stata innescata proprio da un esposto del figlio, con il quale peraltro un contenzioso civile pareva poter trovare proprio in questi giorni una transazione.
È lui ad additare «la fittizietà della residenza» estera della madre, e a denunciare «il progressivo occultamento del patrimonio» del padre attraverso «società straniere create per sottrarlo a future pretese del fisco e della successione ereditaria».
A partire da questo spunto, da un lato il pm Storari e la GdF milanese hanno sviluppato accertamenti non epocali e a tratti persino buffi, dall' abbonamento a una palestra vip nel centro città alle bollette della luce, dallo spesometro degli acquisti ai telefonini della collaboratrice domestica usati in realtà spesso dalla signora, tutte verifiche volte a documentare la reale permanenza milanese dell' ereditiera al di là della teorica residenza londinese.
Dall' altro lato, invece, hanno messo in fila documenti e mail piuttosto espliciti nel mostrare come i professionisti della signora la consigliassero sul come spostare «subito la "cassetta" presso altra banca (che poi farà il passaggio a Jersey)» per «avere il tempo di correre ai ripari» e «controbattere a qualunque potenziale aggressione»; e sul come la signora studiasse la Nuova Zelanda ma infine preferisse la legge di Jersey per meglio «resistere agli attacchi anche di fronte a sentenze straniere», e «non rivivere l' incubo» di quando (a suo avviso «per un errore giudiziario») gli svizzeri le avevano bloccato dei beni.
Oltre ai 105 milioni provenienti dalla scelta a fine anni '80 di vendere dopo la morte del marito la loro catena commerciale, i magistrati puntano alla casa in centro del valore di 4,5 milioni, che ritengono schermata dietro la società inglese Panas Limited.
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