DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Walter Rauhe per “la Stampa”
«Liberi-sociali-nazionali», recita la scritta in lettere gotiche impressa sul muro di cinta di una tenuta nel piccolo villaggio di Jamel nella regione del Meclemburgo Pomerania Anteriore, non lontano dalle coste tedesche del Mare Baltico. La cooperativa agricola attiva da una decina d' anni nel paese è specializzata nella coltivazione di frutta e ortaggi biologici non trattati con pesticidi o diserbanti e nell' allevamento di rare razze suine e bovine che pascolano libere e in modo naturale sulle verdi pianure della zona.
Ma l' apparenza inganna.
Quella che a prima vista potrebbe sembrare come un collettivo di contadini alternativi e un po' hippie è in realtà uno dei più noti centri dell' estrema destra neonazista di stampo rurale. Nello sperduto villaggio di Jamel sette delle dieci fattorie sono in mano di famiglie dichiaratamente neonaziste con una lunghissima fedina penale alle spalle. Il capo della cooperativa è un certo Sven Krüger.
il nazi villaggio di jamel birgit and horst lohmeyer
Un noto picchiatore e squadrista tedesco che ha collezionato finora ben 50 denunce per oltraggio, apologia del nazismo, rissa, tentato omicidio e possesso di armi da fuoco e che ha scontato diversi anni in carcere. Dopo la sua ultima scarcerazione Krüger ha deciso di stabilirsi in questa zona sperduta e spopolata dove fondare la sua cooperativa di «coloni nazional-popolari».
L'ALLARME
Secondo stime del «Bundeverfassungsschutz» - i servizi segreti interni - in Germania il numero delle nuove fattorie e tenute gestite dall'estrema destra è salito a circa un migliaio. Le autorità definiscono i militanti di questo nuovo e crescente movimento come i «Bio-Nazis», i neonazisti biologici.
«Si tratta di un movimento molto eterogeneo e poco organizzato», ci spiega Horst Lohmeyer, attivista per i diritti umani e democratici e uno degli ultimi abitanti di Jamel che non fa parte della cooperativa agricola neonazista.
«Alcuni Bio-nazisti appartengono alla setta di estrema destra dei Reichsbürger, i cosiddetti "Cittadini del Reich", che non riconoscono la Repubblica federale tedesca e le sue leggi e che si considerano come discendenti di Adolf Hitler». Altri coltivatori e allevatori di estrema destra sono seguaci di losche sette esoteriche che basano il loro credo politico su antiche mitologie germaniche.
Altri ancora simpatizzano col partito neonazista della Npd o con quello della destra populista della AfD o col movimento degli «Identitatri». Ad unire tutte queste cellule, sette e cooperative è la fede comune nell' ambientalismo e nell' agricoltura ecologicamente corretta e biologicamente sostenibile oltre che alle ideologie estremiste, antisemite e nostalgiche dell' estrema destra.
Le campagne depresse «Si tratta di un fenomeno in continua crescita», osserva Daniel Trepsdorf, direttore del Centro regionale di Studi democratici di Ludwigslust. «I cosiddetti Bio-nazisti si sono insediati soprattutto nella Germania nord-orientale in zone particolarmente colpite dall' emigrazione e dallo spopolamento dove terreni e vecchie tenute agricole vengono vendute a prezzi stracciati per la mancanza di richiesta e di prospettive economiche».
Ad acquistare le fattorie abbandonate sono così sempre più spesso militanti neonazisti che hanno deciso di lasciarsi alle spalle la vita frenetica delle grandi città per costruirsi una nuova esistenza in campagna, a contatto con la natura, gli animali e il «sacro suolo tedesco».
Il loro concetto di ambientalismo si basa sulla vecchia dottrina hitleriana della «terra e del sangue». «Un'unione quasi religiosa fra l' agricoltore e la sua terra», spiega Trepsdorf, «che nega il consumismo e capitalismo, vive in piccole cooperative autogestite e spartane nelle quali far rivivere anche i vecchi ruoli fra i sessi. Gli uomini lavorano i campi, le donne producono e allevano figli».
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