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FATTA LA LEGGE, TROVATA UN’APP - IL “NEW YORK TIMES” ACCUSA “UBER”: “SI E’ MOSSA PER AGGIRARE I CONTROLLI LÌ DOVE IL SERVIZIO NON ERA ANCORA STATO AMMESSO USANDO UN’APP, GRAYBALL, CHE OSCURA I SERVIZI E FA IN MODO CHE NON SIA POSSIBILE ACCEDERE ALLE CORSE. MA E’ SOLO UNA FINZIONE”

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Jaime D’Alessandro per “la Repubblica”

 

UBER NEL MONDOUBER NEL MONDO

Avrebbe violato le regole e lo avrebbe fatto fin dal 2014 da Parigi a Las Vegas, passando per Australia, Cina, Corea del Sud e Italia. Già, anche l' Italia. Arrivano nuove accuse a Travis Kalanick e alla sua Uber. La compagnia, presente in 73 Paesi, oltre 450 città e valutata poco meno di 70 miliardi di dollari, ha ormai circa 50 milioni di utenti, un milione e mezzo di conducenti. Secondo il New York Times si sarebbe mossa per aggirare le regole lì dove il suo servizio non era ancora stato ammesso, era sotto osservazione o era soggetto a limitazioni.

 

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Sembra sia successo ad un ufficiale di Portland, Erich England, quando stava investigando su Uber nella sua città. All' epoca, parliamo di tre anni fa, l' azienda non aveva ancora i permessi di operare ma pare che già lo facesse secondo una consuetudine cara a Kalanick e compagni di agire prima e poi iniziare a discutere con le autorità per ottenere le licenze necessarie. England però apriva l'app di Uber e non vedeva alcun veicolo disponibile benché fosse certo della loro presenza.

 

Il "miracolo" lo farebbe un programma chiamato Greyball, la sua esistenza è stata confermata dalla stessa Uber che però ha una versione completamente diversa del come e perché viene utilizzato, e fa parte di una strategia più ampia approvata dal suo ufficio legale chiamata Violation of terms of service (Vtos).

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Grayball è una versione particolare della app di Uber istallata sui telefoni di quegli ufficiali o rappresentati delle istituzioni che stanno conducendo inchieste sull' azienda di Kalanick. Quando la app viene aperta, queste persone non vedono alcun servizio disponibile né possono ovviamente richiedere una corsa. Uber, semplicemente, appare come non attivo in quella zona.

 

«Greyball esiste», spiegano da Uber, «ma è destinato a clienti fraudolenti che violano le nostre norme. Sia che abbiano minacciato fisicamente dei conducenti o che lavorino per la concorrenza e operano per danneggiare il nostro operato ». In pratica non sarebbe stato pensato per individuare poliziotti. Impedisce ad utenti che hanno dimostrato un comportamento sospetto o scorretto di visualizzare le auto di Uber disponibili e gli impedisce di richiedere una corsa.

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Le icone delle vetture che si vedono sulla mappa prima di richiederne una non corrispondono mai alla reale posizione delle macchine proprio per evitare che queste ultime siano oggetto di aggressioni. Greyball entra in azione, sostiene Uber, solo quando qualcuno richiede ad esempio più volte e ripetutamente una corsa per poi cancellarla. Perché è il sistema migliore per schedare i conducenti.

 

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Per Travis Kalanick, finisce così una settimana che è stata fra le più difficili. Era iniziato tutto martedì scorso con la pubblicazione del video della litigata finita ad insulti con un conducente di colore. Poi sono arrivate le accuse di sessismo mosse da una ex dipendente alla sua compagnia dove sembra che le donne abbiano una vita dura. Il tutto mentre in Italia i tassisti sono saliti sulle barricate. Ed è molto probabile che i problemi per lui non siano ancora finiti.