“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Marco Ansaldo per “la Repubblica”
papa bergoglio cade a czestochowa
«Guardavo la Madonna, e ho mancato il gradino. Così mi sono lasciato cadere, e mi sono salvato». È un Papa in forma, e per nulla ammaccato quello che spiega la sua caduta dell’altro giorno davanti all’immagine della Vergine al santuario di Czestochowa. Poi Francesco si fa serio, e affronta i temi importanti del viaggio appena terminato.
«L’Islam non è terrorista. Non è vero e non è giusto identificarlo così. Ci sono gruppetti fondamentalisti. Ad esempio il cosiddetto Is, lo Stato Islamico, è un soggetto fondamentalista che si presenta come violento. Ma non voglio parlare di violenza islamica, perché allora dovrei parlare anche di violenza cattolica, a guardare i giornali e vedere quello che succede pure in Italia. Invece, si può convivere bene».
Papa Francesco non ci sta a collegare l’Islam al terrorismo. E lo dice chiaramente, preferendo invece distinguere, con molta nettezza. E così anche sul recente colpo di Stato militare in Turchia e la conseguente durissima repressione: «Non è chiaro quello che è successo. In Segreteria di Stato lo stiamo studiando. Ma quando al presidente Erdogan di recente ho dovuto dire delle cose che a lui non facevano piacere l’ho fatto».
E poi le accuse di pedofilia al cardinale Pell, la Polonia, e la prossima Giornata mondiale della Gioventù nel 2019 a Panama. Tutti argomenti che il Pontefice non ha evitato nel serrato botta e risposta con i giornalisti sul volo che ieri sera lo ha riportato a Roma dal suo viaggio a Cracovia.
Santità, i cattolici sono sotto choc, non solo in Francia, dopo l’assassinio di padre Hamel a Rouen. Lei ci ha ripetuto che tutte le religioni vogliono la pace, ma questo sacerdote è stato ucciso in nome dell’Islam. Perché lei parla sempre di terrorismo senza mai nominare la parola “Islam”?
«A me non piace parlare di violenza islamica. Tutti i giorni sfoglio i giornali e vedo violenze. In Italia, uno uccide la fidanzata, l’altro la suocera…e questi sono cattolici battezzati, sono cattolici violenti. Se parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica.
Ma non tutti gli islamici sono violenti, non tutti i cattolici lo sono, non facciamo una macedonia. Una cosa è vera: in quasi tutte le religioni c’è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo. Il fondamentalismo arriva a uccidere e può farlo con la lingua, la chiacchiera, come dice l’apostolo Giacomo, o col coltello.
Ma non credo sia giusto identificare l’Islam con la violenza. Non è giusto e non è vero. Ho avuto un lungo dialogo con l’imam di Al Azhar e so come la pensano loro. Loro cercano la pace e l’incontro. Il nunzio di un Paese africano mi raccontava dei musulmani che attraversavano la Porta Santa giubilare e pregavano davanti alla Madonna. In Centrafrica l’imam è salito sulla papamobile con me.
Si può convivere bene. Certo, ci sono gruppetti fondamentalisti e io mi domando, anche: quanti giovani che noi europei abbiamo lasciato vuoti di ideali, senza lavoro, vanno a cercare la droga, o si arruolano in gruppi fondamentalisti… Sì, possiamo dire che il cosiddetto Is si presenta come uno Stato islamico e come violento, questo è un soggetto fondamentalista che si chiama Is. Ma non si può dire, non è vero e non è giusto dire che l’Islam sia terrorista».
E quale iniziativa concreta può avviare e suggerire per contrastare la violenza islamica?
«Il terrorismo è dappertutto. Pensi al terrorismo tribale di alcuni Paesi africani. Non so se dirlo, è un po’ pericoloso, ma il terrorismo cresce anche quando non c’è un’altra opzione in un mondo che mette al centro dell’economia il dio denaro e non la persona, l’uomo e la donna. Questo è già il primo terrorismo, un terrorismo di base contro tutta l’umanità. Pensiamoci».
Per la quasi totalità degli osservatori internazionali la repressione del golpe in Turchia è stata peggiore del colpo di Stato. Ne è seguita infatti una purga, che ha colpito molte categorie: militari, giudici, docenti, diplomatici, giornalisti. Il presidente Erdogan ha detto, rispondendo alle proteste esterne: pensate agli affari vostri. Perché finora lei, Santità, non ha parlato? Teme ripercussioni sulla minoranza cattolica?
«Quando ho dovuto dire qualcosa che non piaceva alla Turchia, ma della quale ero sicuro, l’ho detta, con le conseguenze che conoscete (le parole a proposito del genocidio armeno, ndr). Ora non ho parlato perché non sono sicuro ancora di cosa succeda. Ascolto le informazioni che arrivano in Segreteria di Stato, anche qualche analista importante, sto studiando la situazione e la cosa ancora non è chiara. È vero che si deve evitare il male ai cattolici. Ma non al prezzo della verità. C’è la virtù della prudenza, ma voi siete testimoni che quando ho dovuto dire qualcosa che toccava la Turchia, l’ho detta».
In Australia si indaga su accuse al cardinale George Pell, si parla di abusi su minori. Data la situazione grave e il posto che occupa, quale sarebbe la cosa giusta da fare per lui?
«Le prime notizie arrivate erano confuse, risalivano a quaranta anni fa, neppure la polizia in un primo momento ci ha fatto caso. In questo momento le denunce sono nelle mani della giustizia. E non si deve giudicare prima che la giustizia giudichi. Se dessi un giudizio a favore o contro cardinale Pell non sarebbe bene, perché giudicherei prima. C’è il dubbio e c’è quel principio chiaro del diritto, in dubio pro reo. Ma dobbiamo aspettare la giustizia e non fare un giudizio mediatico o chiacchiere, perché questo non aiuta. Una volta che la giustizia parla, parlerò io».
Che impressione ha avuto della Polonia?
«Speciale. Cracovia è tanto bella. La gente entusiasta».
E Panama, dove si terrà la Gmg del 2019?
«Si devono preparare bene come si sono preparati i polacchi».
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