
SULLA LEGGE CHE IMPEDIVA AI SOVRINTENDENTI DEI TEATRI LIRICI DI RESTARE IN CARICA DOPO IL…
PERCHE’ SALVUCCIO RIINA NON CI DICE DOVE E’ NASCOSTO IL TESORO DI FAMIGLIA? DOPO IL VERGOGNOSO SPROLOQUIO (SENZA CONTRADDITTORIO) DEL FIGLIO DI RIINA IN UN CLAUDICANTE PODCAST IN CUI IL PADRE VIENE PRESENTATO COME “PERSONA ONESTA CHE HA SEMPRE COMBATTUTO IL SISTEMA” ESTRANEO ALLA STRAGE FALCONE, E’ SCATTATA L’INDIGNAZIONE. DA MARIA FALCONE A PIERO GRASSO, DAL CENTRO BORSELLINO AI MAGISTRATI CHE HANNO MANDATO ALL’ERGASTOLO UN FRATELLO DI “SALVUCCIO”, GIOVANNI, SENZA AVER TROVATO I RISPARMI DI FAMIGLIA. UNA MONTAGNA DI SOLDI CERCATA INVANO IN SPAGNA, ROMANIA, SUDAFRICA DOVE SI RIFUGIA IL “TESORIERE” DI RIINA E PROVENZANO, L’ENIGMATICO ROBERTO PALIZZOLO…
Felice Cavallaro per corriere.it - Estratti
Riemersi dalla latitanza, dopo l’arresto del padre e il forzato abbandono del covo dorato di Palermo, i quattro figli di Salvatore Riina, il capo dei capi morto in carcere, hanno provato dal 1993 a scalare la montagna del consenso, a cominciare dai compagni di scuola, senza mai mostrare un dubbio o una critica né sul padre né sul sanguinario gruppo della mafia stragista con roccaforte a Corleone.
Quando nove anni fa, scontata la condanna per associazione mafiosa, il terzogenito Salvatore Giuseppe Riina, Salvuccio per tutti in famiglia, tornò in paese appena uscito dal carcere di Voghera, pensò bene di scrivere una storia di famiglia, «Riina Family Life».
Un libro dedicato a quel padre «premuroso con i figli», probabilmente come succede nelle tane anche per i cuccioli delle bestie feroci. Nulla, non una parola, invece, su quanto potrebbe essere utile ai magistrati per sciogliere i buchi neri di una storia segnata, per esempio, dalla fuga dal covo di via Bernini a Palermo.
La villa con piscina perquisita solo 18 giorni dopo la cattura del 15 gennaio ‘93. Quando mafiosi e loro complici avevano già svuotato cassaforte e armadio blindato. E nulla su questo ha rivelato «Salvuccio» nemmeno nell’ultimo sproloquio amplificato l’altro giorno da Youtube dopo il lancio su un claudicante podcast locale che prende nome da uno dei malandati quartieri di Palermo, lo Sperone.
Un’occasione per offrire, con la complice inesperienza di due giovanotti al microfono, una surreale deformazione della storia. Il padre presentato come «persona onesta che ha sempre combattuto il sistema». Estraneo alla strage Falcone: «Non c’entra nulla... sono altri quelli a cui il giudice dava fastidio».
Generale l’indignazione. Da Maria Falcone a Piero Grasso, dal Centro Borsellino ai magistrati che hanno mandato all’ergastolo un fratello di «Salvuccio», Giovanni, senza avere trovato però il tesoro di famiglia. Una montagna di soldi invano cercata sia in Spagna e Romania, dove il rampollo-scrittore ha fatto tradurre il suo libro, sia in Sudafrica dove si rifugia il «tesoriere» di Riina e Provenzano, l’enigmatico Roberto Palizzolo.
No, su questo tace Salvuccio. E tacciono anche le due sorelle. Sia Lucia che Maria Concetta. La prima si diletta a dipingere, un suo quadro esposto nel bar della piazza a Corleone dove capita di vederla con il marito Vincenzo Bellomo. Spesso a casa della madre, Ninetta Bagarella, che invecchia in via Cesare Terranova, nuova denominazione imposta alla strada intitolata al giudice ucciso dai «corleonesi» di Luciano Liggio, Riina e Provenzano. Loro la chiamano ancora col nome di un serpente, via Scorsone, come fa anche Maria Concetta tornata dalla Puglia, da San Pancrazio Salentino, dove con il marito Tony Ciaravello ha cercato di lanciare il caffè «Zù Totò».
Il brand di «famiglia» come leva per fare piccioli e per cercare consenso via Internet: «Ci rifaremo se ci aiutate... Siamo sempre noi...». Lei sa che non tutti li additano come quelli da evitare nel paese dove è appena tornata chiedendo di risiedere, mentre da Firenze i pm ne invocano l’arresto con il marito dopo una presunta estorsione a danno di due imprenditori fiorentini. Se ne parla anche al municipio dove il sindaco Walter Rà si stupisce perché la coppia ha presentato una richiesta di contributo per i figli: «Ma chi non si dissocia non è ben accetto».
(...) Anche se su questi equivoci Salvuccio prova ad accattivarsi simpatie, smentite ieri sera da centinaia di giovani raccolti a Capaci, città simbolo affollata anche da tanti corleonesi per la proiezione dell’ultimo film di Pasquale Scimeca, «Il giudice e il boss». La storia di Cesare Terranova, il giudice che con il fido Lenin Mancuso domina casa Riina.
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