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“IN QUEI GIORNI, FECERO DI TUTTO PER FERMARCI E PER IMPEDIRCI DI ARRIVARE ALLA VERITÀ” – L’EX PRESIDENTE DEL SENATO PIETRO GRASSO, SOSTITUTO PROCURATORE DI TURNO IL GIORNO DELL’OMICIDIO DI PIERSANTI MATTARELLA, RIVELA: “SEPPI DELL’UCCISIONE DAL TELEGIORNALE, NON FUI NEMMENO AVVERTITO DALLA POLIZIA. IL GUANTO DEL KILLER? NON CE N’ERA ALCUNA TRACCIA NEGLI ATTI MESSI A DISPOSIZIONE DAI MAGISTRATI. COSA C’È DIETRO L’OMICIDIO? MATTARELLA ERA L'UOMO CHE VOLEVA CAMBIARE LA SICILIA, DAVA FASTIDIO AL SISTEMA DI POTERE POLITICO MAFIOSO CHE GOVERNAVA L'ISOLA…”
Estratto dell’articolo di Salvo Palazzolo per "la Repubblica"
«In quei giorni, fecero di tutto per fermarci e per impedirci di arrivare alla verità», dice Piero Grasso. Era il sostituto procuratore di turno quel giorno dell'Epifania del 1980. «Non fui neanche avvertito dalla polizia — racconta — seppi dell'omicidio di Piersanti Mattarella dal telegiornale delle 13. Chiamai subito il medico legale, il dottore Verde, che passò a prendermi con la sua auto».
Cosa ha pensato quando ha saputo dell'arresto di uno degli ex funzionari della squadra mobile?
«In questa storia sono un testimone, devo dunque tenere un doveroso riserbo […] Però una cosa va detta chiaramente: non c'era alcuna traccia di quel guanto perso dal killer negli atti che furono messi a disposizione dei magistrati titolari delle indagini. Ovvero, io, il procuratore Costa, e poi successivamente il consigliere Chinnici e Giovanni Falcone».
Durante le indagini ebbe rapporti con il dottore Piritore? Dice che siete entrambi nati ad Agrigento.
«Una motivazione ridicola: andai via da Agrigento a 18 mesi. E all'epoca non ho mai avuto alcuna interlocuzione con il dottore Piritore, io parlavo con l'allora capo della squadra mobile Bruno Contrada».
All'epoca, ebbe qualche sospetto?
il guanto ritrovato nella macchina di piersanti mattarella
«Alcune verità drammatiche le ho scoperte tanti anni dopo: sono le verità sui depistaggi e le omissioni, tutto consacrato nella sentenza definitiva per i mandanti mafiosi del delitto Mattarella. Mentre noi indagavano, l'ex sindaco Vito Ciancimino confidava all'allora questore Vincenzo Immordino che il killer di Mattarella era un terrorista di sinistra. Notizia poi fatta filtrare al capo centro del Sisde, che la rilanciò a Roma».
Nel capitolo sulle omissioni cosa inserisce?
«Nell'ottobre 1979, Mattarella aveva incontrato l'allora ministro dell'Interno Rognoni. Poi, confidò al suo capo di gabinetto Maria Trizzino: "È stato un colloquio riservato sui problemi siciliani. Se dovesse succedere qualcosa di molto grave, si ricordi dell'incontro con il ministro".
Dopo l'omicidio, la dottoressa Trizzino riferì subito la confidenza di Mattarella al procuratore generale Ugo Viola. Ma la notizia restò chiusa in un cassetto, anche quello del questore Immordino, che ne era a conoscenza. Solo nel 1981 un funzionario di polizia parlò con Chinnici, che convocò la Trizzino e il ministro».
[…]
Cosa c'è dietro i depistaggi che hanno impedito di trovare la verità sull'omicidio del 6 gennaio?
«Piersanti Mattarella, l'uomo che voleva cambiare la Sicilia, dava fastidio al sistema di potere politico mafioso che governava l'isola, da Salvo Lima ai cugini Salvo, a Ciancimino. Ma era anche il continuatore dell'opera di Aldo Moro. Dietro quei depistaggi c'erano dunque degli scenari grandi, che possono essere letti nella chiave della convergenza di interessi fra mafiosi e altri ambienti».
giovanni falcone pietro grasso
Qualcuno si espose al punto di scrivere una relazione falsa, una manovra rischiosa.
«Venne scritta una cosa senza senso: un magistrato non può mai prendere in carico un reperto importante come un guanto, che deve essere analizzato prima di tutto dalla Scientifica».
Piritore venne però promosso qualche mese dopo, per "meriti straordinari".
«Sarei curioso di sapere con quale motivazione».
vito ciancimino
Filippo Piritore
VITO CIANCIMINO
pietro grasso foto di bacco (3)
pietro grasso
OMICIDIO DI PIERSANTI MATTARELLA
omicidio piersanti mattarella
piersanti mattarella
pietro grasso foto di bacco
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