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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
1 - BLITZ CONTRO GLI ORCHI DI TERMINI
Giuseppe Scarpa e Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica - Roma”
«Al binario 29, lo conosci il binario 29? C’ho uno fisso che me vie’ con 10 euro e me lo tengo, hai capito? Anzi, te volevo fa’ vede’ chi era, almeno te lo facevi pure tu». Il fulcro di tutto era il binario 29 della stazione Termini. Lì, su qualche treno fermo in attesa dei pendolari, ragazzini rom tra i 13 e i 17 anni vendevano il loro corpo. Maschi e femmine, soprattutto maschi. Giovanissimi in condizioni disagiate che, per 10, 20, 30 euro si concedevano a uomini tra i 35 e gli 80 anni. Spesso su un vagone, a volte in un bagno pubblico, altre a casa loro. Passeggeri di passaggio ma più spesso habituè che i giovanissimi aspettavano sulle scale mobili o in fondo al binario.
E’ questo il giro smascherato dalla procura di Roma e dalla Polizia Ferroviaria che ieri hanno arrestato otto persone per prostituzione minorile. Diversi gli indagati: la procura aveva chiesto 17 misure e le indagini continuano perché il giro era piuttosto grosso. Tra i clienti indagati anche un ex sacerdote mentre è finito in manette un sacerdote ancora in servizio in due parrocchie nel viterbese, Placido Greco, detto Don Dino.
Il giudice per lui non aveva disposto alcuna misura, ma ieri quando gli agenti si sono presentati nella sua casa di Fiumicino per perquisirlo (era comunque inquisito), hanno trovato sul suo computer 1700 immagini pedopornografiche. Arrestato in flagranza per la detenzione, è da ieri sera in carcere. E durante i pedinamenti erano stati registrati due episodi con due minori rom, entrambi maschi, uno su un treno e uno a casa. Ma il sospetto di chi indaga, vista la quantità di materiale trovata sul suo pc è che le vittime possano essere molte di più.
Ma Don Dino non era il solo. Gli arrestati ieri sono otto e tra questi c’è anche il pr di una discoteca del litorale. Il giro che, secondo il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Cristiana Macchiusi, non era gestito dall’alto ma basato sul passaparola, aveva diversi clienti e una quindicina di ragazzi coinvolti. Che aspettavano i loro aguzzini per cifre che non superavano mai i 50 euro.
Gente che non si faceva scrupoli nemmeno a parlarne per telefono. Quasi fosse una cosa normale. Nell’ordinanza firmata dal gip Chiara Giammarco, ci sono foto di incontri hard e, soprattutto, centinaia di telefonate intercettate non solo con i ragazzini per fissare gli appuntamenti (basti pensare che uno degli arrestati tra marzo e agosto dello scorso anno incontra lo stesso teenager per ben 51 volte), ma anche tra di loro, i pedofili, per scambiarsi consigli, commenti, pareri. Cose del tipo: «Io ti volevo sentire, l’altro giorno so’ stato benissimo! Tu? Ti è piaciuto l’altro giorno? A casa?». Alla risposta affermativa, il cliente continuava: «Ma sì poco o tanto?».
L’indagine è andata avanti per un anno circa. Gli inquirenti sapevano che nello scalo c’era qualcosa che non andava. E a un certo punto sono iniziati i controlli della polizia che hanno messo in allarme gli indagati. «C’è un sacco di polizia — racconta uno degli indagati a un amico, probabilmente un altro frequentatore del binario 29 — mo’ se li so’ presi tutti e l’hanno portati all’ufficio. So tanti in borghese. Tanti di qua, tanti di là». L’amico chiede: «Quindi non si fa più niente?». «C’è stata la retata, amo’, la retata. No, amo’ c’è un sacco di controllo».
2 - LA DOPPIA VITA DI DON DINO, PARROCO NEL VITERBESE E SCRITTORE DI ROMANZI PEDOPORNOGRAFICI A FIUMICINO
Lorenzo d’Albergo per “la Repubblica - Roma”
Le messe della domenica nel viterbese. Poi una doppia vita a Fiumicino. Forse tripla: il religioso appassionato di teologia, il figlio premuroso sempre al capezzale della vecchia madre malata. E, infine, il mostro. Quando gli uomini della polizia ferroviaria lo hanno arrestato, la facciata costruita negli anni da padre Placido Greco si è sgretolata di colpo.
Il diavolo e l’acqua santa: nell’appartamento di Fiumicino del 68enne che tutti chiamano don Dino, gli agenti hanno trovato un computer con oltre 1.700 immagini, tutte autoprodotte.
Nome, età e tipo di prestazione: le giovanissime prede finite nella rete del religioso erano state meticolosamente schedate. Con la stessa cura, il prete aveva diviso in due sezioni il suo appartamento. Da una parte le sacre scritture, i libri di teologia e decine di san- tini. Poi, facendo girare la maniglia di una delle porte dell’abitazione, l’accesso in una stanza a luci rosse: foto hard e gadget porno.
Ma non è finita. Già, perché a sancire definitivamente lo sdoppiamento di personalità è lo pseudonimo di don Dino. Il prete infatti scriveva romanzi pornografici sotto il nome di Gabriele Doni. Gabriele, come il santo patrono dei bambini. Piccoli innocenti della stessa età dei figli dei fedeli incontrati la domenica nella parrocchia Santa Maria Assunta di Vallebona e in quella di Montecalvello, vicino a Viterbo. «Lo conoscevamo – raccontano ora i religiosi della diocesi dell’Alta Tuscia – ma lo vedevamo solo nel fine settimana. Fa parte della congregazione dei figli di Santa Maria Immacolata ed era sempre a Roma per assistere la mamma malata».
O forse chiuso nella sua stanza tra foto pedopornografiche, preso dalla scrittura di romanzi per adulti. Pagine che i religiosi della sua confraternita di certo non hanno mai letto. Le prime tracce di don Dino nella comunità che ha sede nel centro storico di Roma risalgono al 2005. «Passano i giorni – si legge in un bollettino della congregazione – e notiamo una presenza: un sacerdote alto, robusto, con voce stentorea. È padre Dino, proveniente da Fiumicino ed assegnato alla nostra parrocchia con il compito di collaboratore».
Un ruolo che il religioso ha prima svolto nella chiesa di Santa Maria Madre della Divina Provvidenza a Isola Sacra, frazione della sua cittadina natale. Poi, il trasferimento nel viterbese. Nel mezzo, l’incontro con decine di mamme e papà che ora pregano che i bambini finiti sul pc di don Dino-Gabriele Doni non siano i propri.
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