DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
La locandina del film All'alba perderò
Indagando sulla zona grigia, dove la professionalità si tinge di correità, l'antimafia capitolina ha scoperto Sergio Gallo, dipendente minore della Femar Vini srl che assieme a Daniele Muscariello, mente (presunta) di una operazione di riciclaggio in favore del clan D'Amico Mazzarella del quartiere San Teduccio a Napoli, avrebbe svolto un ruolo da finto sponsor della commedia malinconica «All'alba perderò» con Angela Finocchiaro, Pupo (Enzo Ghinazzi) e Paolo Calabresi.
Tutti perfettamente all'oscuro del sistema-Muscariello che, secondo gli esperti del Nucleo economico finanziario della Finanza, consisteva nell'investire denaro sporco in una produzione, valorizzando lo sponsor, un vinello dei Castelli bevuto con grande convivialità dal cast.
Ora i giudici del Tribunale del Riesame, pur accantonando l'accusa di associazione mafiosa nei confronti di Gallo, hanno confermato il carcere ribadendone la pericolosità.
Nuove intercettazioni emerse assieme alle motivazioni dei giudici, attribuiscono ai protagonisti di questa storia una certa consapevolezza del ruolo giocato. Intercettato, uno dei sodali avvisa Muscariello: «Stanno indagando e dobbiamo stare attenti al fatto delle società... se no prendiamo riciclaggio». Profezia auto avverante.
Se Gallo è solo l'ultimo anello di una catena formalmente strutturata, Muscariello è al vertice. Si circonda di giovani promettenti come Elvis Demce, l'albanese affamato di gloria criminale e con lui prudenzialmente stabilisce le regole della comunicazione: «Poi per impicci e malavita abbiamo apposto questi tel che sono la nostra salvezza», dice riferendosi al canale di comunicazione criptato Sky Ecc.
Assieme, Demce e Muscariello pianificano il proprio futuro tra stupefacenti e operazioni di ripulitura del denaro sporco. Così narra il collaboratore dei pm Cascini e Minisci, Umberto D'Amico, dettagliato nel ricostruire gli incontri fra gli emissari del clan D'Amico Mazzariello e i colletti bianchi romani.
Ma come si muovevano tutti? «Il modus operandi - ricostruiscono i giudici - era quello di ritirare denaro in contanti da Salvatore Varlese e Giovanni Sanges (indagati, ndr e talora dai coindagati Catello Pontone e Michele Olivieri, appartenenti rispettivamente all'Arma dei carabinieri e alla polizia di Stato, e di consegnare i soldi prelevati alla Femar nelle mani di Sergio Gallo».
Da qui una serie di trasferimenti deputati alla «ripulitura» della somma che, nel caso del film di cui abbiamo parlato, era di 1 milione 200 mila euro. [...]
Puntualizza il difensore di Gallo, avvocato Davide De Caprio: «Il mio cliente era un semplice dipendente della società di vini e in quanto tale ignorava il giro di contanti oggetto d'indagine. Dimostreremo la sua estraneità».
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