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A RUTH DI COLLO – È MORTA A 87 ANNI RUTH BADER GINSBURG, LA SECONDA DONNA A SEDERE NELLA CORTE SUPREMA AMERICANA E LEADER DELLA SUA ALA PROGRESSISTA - GINSBURG LASCIA UN VUOTO CHE SCATENERA' UNA DURISSIMA BATTAGLIA POLITICA: TRUMP PUO' NOMINARE UN NUOVO ESPONENTE, SPOSTANDO COSÌ IL BARICENTRO A FAVORE DI UNA MAGGIORANZA SEMPRE PIÙ CONSERVATRICE INTENTA A RIBALTARE DECISIONI COME IL DIRITTO D’ABORTO…

Marco Valsania per "www.ilsole24ore.com"

 

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Ruth Bader Ginsburg, la seconda donna a sedere nella Corte suprema americana e leader della sua ala progressista, è scomparsa venerdì sera all’età di 87 anni a causa di complicazioni causate da un tumore. Ginsburg, che aveva a lungo lottato contro la malattia ricomparsa a luglio, lascia una influente eredità quale campionessa dei diritti delle donne e dell’eguaglianza.

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È stata paragonata per statura intellettuale e acume giuridico a Thurgood Marshall, il grande alto magistrato che segnò la storia della battaglia per i diritti degli afroamericani. Ma soprattutto Ginsburg lascia oggi un vuoto alla Corte in un momento estremamente delicato, che promette di scatenare una nuova, durissima battaglia politica negli Stati Uniti alla vigilia delle elezioni sulla nomina del suo successore.

 

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Una successione pesante

Donald Trump ha l’opportunità, e ha espresso ripetutamente la volontà, di nominare un nuovo esponente a vita della Supreme Court, spostando così il suo baricentro significativamente a favore di una maggioranza sempre più conservatrice intenta a ribaltare decisioni quali il diritto d’aborto, la nota sentenza Roe v. Wade.

 

Il ruolo della Corte nell’interpretare le leggi negli Stati Uniti è cruciale a ha di conseguenza forti riflessi sulla società, come in passato hanno dimostrato casi storici quali la desegregazione delle scuole e i diritti gay oltre all’aborto.

 

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Oggi l’ago della bilancia è il presidente stesso della Corte John Roberts, considerato un conservatore moderato, dopo che Trump ha già ottenuto la nomina di altri due esponenti più radicali. La nomina di un altro magistrato vicino a Trump e ai repubblicani più militanti ridurrebbe tuttavia la corrente liberal dentro la Corte a soli tre voti sicuri su nove in totale.

 

I candidati di Trump

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Trump non ha fatto riferimento ad una nuova nomina nella notte. Ha espresso sorpresa alla notizia della scomparsa di Ginsburg al termine di un comizio in Minnesota, offrendo il proprio omaggio alla vita e carriera del magistrato. Aveva però nelle scorse settimane menzionato esplicitamente una lista di venti nomi per una possibile sua scelta per la Corte Suprema, da senatori repubblicani quali Tom Cotton e Ted Cruz a giudici, tra i quali Amy Coney Barrett, Thomas Hardiman e William Pryor.

 

Tutti considerati fedeli esponenti conservatori. La promessa di Trump di nominare giudici molto conservatori e contro l’aborto è stata tra i cavalli di battaglia della sua elezione nel 2016 per mobilitare la sua base più militante e lo resta anche nel 2020.

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L’opposizione democratica

I democratici contano a loro volta che l’alta posta in gioco alla Corte mobiliti oggi la loro base progressista. E hanno chiesto, il candidato alla Casa Bianca Joe Biden in testa, che i repubblicani aspettino l’esito delle elezioni per la nomina di un nuovo alto magistrato. Hanno ricordato loro che nel 2016 avevano bloccato la nomina di un candidato di Barack Obama negli ultimi dieci mesi della sua presidenza citando proprio la necessità di rispettare il volere degli elettori prossimi a esprimersi.

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I repubblicani vogliono un voto

Il leader del Senato, il repubblicano Mitch McConnell, ha tuttavia indicato senza indugi che questa volta intende portare al voto un candidato scelto dal Presidente. I repubblicani possono farlo. Al Senato basta una maggioranza semplice per approvare il nome e i repubblicani hanno 53 seggi contro i 47 dei democratici. Tre senatori repubblicani avevano in passato indicato che potrebbero defilarsi, Mitt Romney, Susan Collins e Lisa Murkorwski, ma resta da vedere se lo faranno davvero e comunque sarebbe necessario un quarto “tradimento” per bloccare una nomina, visto che una eventuale parità viene rotta dal voto del vicepresidente Mike Pence.

 

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McConnell ha due possibilità concrete in termini di tempi: portare al voto un candidato di Trump prima delle elezioni del 3 novembre oppure aspettare tra novembre e dicembre, dopo le urne ma prima che si insedi un nuovo Congresso e un Presidente. Un simile voto potrebbe insomma avvenire sia che vincano Trump e i repubblicani sia che perdano. Il vantaggio di aspettare a votare in Senato all’indomani delle elezioni sarebbe quello di galvanizzare la base a recarsi alle urne e allo stesso tempo di evitare di danneggiare, con una controversa approvazione, alcuni senatori moderati del partito che rischiano di non essere rieletti in circoscrizioni combattute.

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Notorious RBGA

A Ruth Bader Ginsurg, nel frattempo, hanno offerto tributi in tanti. Era stata solo la seconda donna a essere nominata alla Corte e a lungo era rimasta l’unica, prima che Obama nominasse Elena Kagan e Sonia Sotomayor. Omaggi sono fioccati dall’ex Presidente Bill Clinton, che l’aveva scelta per la Corte Suprema nel 1993, come da Hillary Clinton, che l’ha definita una “apripista” e una “ispirazione” per generazioni di donne.

 

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Ginsburg e le sue opinioni alla Corte, spesso forti dissensi negli ultimi anni data la maggioranza conservatrice nell’istituzione, avevano assunto uno stato iconico. Sul magistrato sono stati anche girati un documentario e un film, stampate magliette e spille. La sua apparenza gracile e minuta tradiva una forza e una passione riconosciute da sostenitori e critici.

 

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Questa forza a passione le erano valse, tra le generazioni più giovani, enorme popolarità e il soprannome di Notorious RBG, dal nome di un noto artista di rap nato a Brooklyn come lei. Prima dell’ingresso alla Corte Suprema aveva vinto, quale avvocato che aveva eccelso in una professione a dominio maschile, quattro su cinque casi portati davanti alla Corte stessa, anzitutto sui diritti delle donne e contro pratiche discriminatorie.

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Giuseppe sarcina per il "Corriere della Sera"

 

A Ruth Bader Ginsburg piaceva essere chiamata «la giudice del dissenso». Ma in realtà, per almeno trent' anni, è stata una delle più formidabili costruttrici dell'America moderna. Aveva la capacità, di questi tempi piuttosto rara, di trasformare i grandi ideali in cose visibili. Leggi e sentenze nel suo caso. Pari opportunità tra donne e uomini, dignità e tutela per ogni tipo di lavoro, garanzie per i diritti universali, compreso il matrimonio tra omosessuali.

 

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Nel 1993 Bill Clinton la nominò giudice della Corte Suprema, il massimo organismo giuridico degli Stati Uniti. Prima di lei ci era arrivata solo un'altra donna, Sandra Day O' Connor, scelta da Ronald Reagan. Attivista e pragmatica, secchiona e grintosa, amante dei guantini di pizzo e delle felpe da ginnastica. È morta ieri a 87 anni, nella sua casa di Washington, sconfitta dal tumore al pancreas, l'ultimo di una serie cospicua.

 

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Se n'è andata raccomandando a una delle nipoti: «Il mio più fervente desiderio è di non venire sostituita fino a quando non si sarà insediato il nuovo presidente». Ma Trump si sta già muovendo per consolidare la maggioranza conservatrice tra i nove togati. Ieri il presidente ha avuto parole di ammirazione nei suoi confronti, dimenticando quella volta che Ruth gli aveva dato pubblicamente dell'«impostore». Poi la magistrata riconobbe di aver esagerato e se ne scusò.

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Così come attenuò il primo giudizio («ma che stupidata») sulla protesta di Colin Kaepernick, il giocatore di football che si era inginocchiato durante l'esecuzione dell'inno nazionale. Non era solo un genio giuridico. Era anche, e forse soprattutto, uno spirito libero. Ecco perché negli ultimi anni entusiasmava i giovani. La sua immagine è tra i tatuaggi più popolari e compare su magliette, tazze, sacche da spiaggia. Una star sorprendente, che teneva banco anche sui social.

 

«Non posso uscire di casa, che c'è qualcuno che vuole farsi una foto con me», aveva raccontato a Yahoo! . Nata a Brooklyn da una famiglia di ebrei russi, studia alla Cornell University, dove, diciassettenne, incontra Martin Ginsburg, l'uomo che sposerà tre anni dopo e con cui avrà due figli. Nel 1956 si iscrive alla Harvard Law School, insieme con il marito, il suo sostenitore più acceso.

 

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«A un certo punto ero pronta per il lavoro - raccontò in un'intervista alla Cbs - E quante offerte ricevetti? Zero. Avevo tre cose contro di me. Primo: ero un'ebrea. Secondo: ero una donna. Ma la cosa peggiore era la terza: avevo un figlio di quattro anni». Nel 1972 fonda una delle associazioni chiave di quegli anni, «Women's Rights Project», con l'American Civil Liberties Union. Comincia il suo lavoro in profondità, il suo tratto intellettuale distintivo.

 

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Un solo esempio, ma di capitale importanza. Ruth Bader Ginsburg criticava la sentenza chiave in materia di aborto, la Roe v. Wade del 1973. Il diritto all'autodeterminazione non doveva discendere dal concetto di libertà personale o di privacy, bensì dalla protezione fisica e morale garantita ai cittadini dalla Costituzione. Il suo principale avversario-interlocutore era Antonin Scalia, la quinta essenza della dottrina conservatrice. I due hanno animato fiere discussioni e coltivato un'intensa amicizia, oltre che la passione comune per l'opera.

 

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Nel 2015 la rivista Time inserì Ginsburg tra i 100 personaggi più influenti e chiese proprio a Scalia di scriverne il profilo. Un'impresa. Difficile afferrare fino in fondo una personalità come quella di Ruth. Nelle sentenze adottava un linguaggio ricercato, non convenzionale. Due volte alla settimana si presentava in una palestra di Washington: venti flessioni, qualche esercizio alla panca, indossando una felpa con la scritta: «Super diva».

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